Home Curiosità 21.12.12: come il cinema ha evocato la “fine del mondo”

21.12.12: come il cinema ha evocato la “fine del mondo”

Cineblog vi consiglia i 21 film a sfondo catastrofico con cui prepararvi alla “fine del mondo”. E ce n’è per tutti!

pubblicato 20 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:15

Che siate preparati o meno, il 21 Dicembre è oramai alle porte. Non è nostro dovere, né tantomeno interesse, mettere in discussione la portata di questo appuntamento. Qualcuno ritiene che esploderemo tutti, altri sostengono che l’esplosione ci sia già stata e non ce ne siamo ancora accorti. Sarà.

Tuttavia quella della “fine del mondo” è una tematica che per forza di cose ha sempre attratto il cinema. Immaginare come sarebbe tutto finito, o cosa sarebbe accaduto dopo questo epocale sconvolgimento: in simili contesti un cospicuo numero di cineasti si è mosso con fortune alterne.

Dal canto nostro, non possiamo quindi che rivolgere l’attenzione su questi personaggi, nonché su questi episodi, che sono poi i tanti film a tema. Ne abbiamo scelti per voi ventuno, così come il giorno in cui un intero ciclo dovrebbe chiudersi, in un modo o nell’altro. Sensibilità diametralmente opposte, che spaziano dalla speculazione intellettuale al semplice spettacolo, passando per la critica alla contemporaneità.

Nello stilare questa nostra lista, inevitabilmente incompleta, abbiamo più che altro tenuto conto di una certa trasversalità. Non sapendo ancora come si sostanzierà tale catastrofe, vi offriamo un ventaglio piuttosto ampio di possibilità. E nella maggior parte di queste, la parola fine in realtà non va intesa in altro modo se non come inizio. Vediamoli insieme, dunque, suddivisi in ordine rigorosamente cronologico.

  1. La jetée (1962) – Partiamo da un cortometraggio, che però ha ispirato non pochi registi. A breve citiamo un film che si è in parte rifatto a questo lavoro di Chris Marker, ma è interessante evidenziare come anche un cineasta del calibro di Mamoru Oshii abbia avuto modo di dichiarare il proprio amore incondizionato per quest’opera. Un viaggio a ritroso poetico e devastante, costellato di luci e di ombre che non sono solo quelle delle immagini ma dell’animo sfatto del protagonista e di quel piacevole ricordo che ancora lo tiene in vita.
  2. L’ultimo uomo della Terra (1964) – Nel 2007 Francis Lawrence ci riprovò, ma rimane questa la miglior trasposizione del romanzo di Richard Matheson. Diretto dal nostro Ubaldo Ragona (o forse dal non accreditato Sidney Salkow), protagonista un sempre impeccabile Vincent Price, è questo uno dei più fortunati esempi di horror italiano; freddo, alienante e senza speranza.
  3. Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964) – Come pressoché ogni suo progetto, Kubrick divenne ossessionato dalla minaccia nucleare prima di dirigere questo film. Basti pensare che solo in un secondo momento Il dottor Stranamore mutò in una dark comedy tra le più brillanti di sempre: prima fu qualcos’altro. Opera che pose definitivamente sotto i riflettori il giovane venuto dal Bronx, in attesa della consacrazione quattro anni dopo, con un certo 2001.
  4. Il pianeta delle scimmie (1968) – A posteriori ci viene dato di capire quale fu la genesi, tuttavia ancora incompleta, degli eventi che segnarono una generazione di cinefili e non. E quella Statua della Libertà rovinosamente franata sulla spiaggia resta ancora oggi l’emblema di una disfatta che nella realtà si trasforma nella decadenza della nostra civiltà.
  5. La notte dei morti viventi (1968) – Come altro definirlo se non cult? Opera con cui Romero sdoganò gli zombie in ambito cinematografico, da allora venne istituito un nuovo genere nel genere. Lascito eccessivamente pesante per risolvere l’argomento in poche battute.
  6. 2022: i sopravvissuti(1973) – Su imbeccata di un lavoro commissionato dal Club di Roma, ecco venir fuori un film straziante, pilotato nelle sue conclusioni ma certamente d’impatto. La moda ecologista era ancora di lì a venire, e per chi ha a cuore certe ideologie, questo film con Charlton Heston rappresenta una tappa obbligata (ma anche per chi non ha a cuore l’argomento).
  7. La fuga di Logan (1976) – Altro indiscutibile cult nell’ambito della fantascienza, Anderson mette in scena un futuro distopico davvero accattivante, tanto da essere stato tacciato di un certo complottismo di base. Eppure alcune delle sue conclusioni non smettono di incalzarci ancora oggi.
  8. Stalker (1979) – Pure in questo caso, servirebbe un articolo a sé stante per tentare anche solo timidamente un approccio a questo masterpiece di Andrej Tarkovskij. Un’opera che trascende ogni cosa, compreso sé stessa.
  9. Interceptor – Il guerriero della strada (1981) – Quando ancora Mel Gibson non era Mel Gibson, l’attore australiano era semplicemente Max. Se non uno dei migliori, certamente uno dei film più amati della sua categoria durante i nostalgici anni ’80.
  10. 1997: fuga da New York (1981) – Subito dopo The Fog, Carpenter si butta nuovamente sulla fantascienza, dando vita ad uno dei suoi film più ispirati. Uno dei pochi del poliedrico regista americano a mettere d’accordo un po’ tutti, con un Kurt Russell che da allora si impose al grande pubblico.
  11. Blade Runner (1982) – Qui rischieremmo di sfociare nel tedio. Chi scrive ritiene Blade Runner il miglior film di fantascienza di sempre, senza ‘se’ e senza ‘ma’. Ancora oggi non si riesce a fare a meno di riflettere dinanzi a un replicante in fuga solo perché desidera “più vita”.
  12. Terminator (1984) – La svolta. Ok, prima c’è stato Conan, dopo Commando e Predator. Ma quale di questi ruoli è apparso più indovinato per Schwarzy? Tra un barbaro che impugna una spada ed un soldato che invece tiene in mano un mitragliatore, non può che vincere un inespressivo robot che asseconda in tutto e per tutto le “doti” di chi lo interpreta. Eppure, nonostante questo, non si riusciva a restarne indifferenti.
  13. Ipotesi sopravvivenza (1984) – Affresco tanto limitato quanto crudo di un’immaginaria catastrofe nucleare. Un film che si prende il suo tempo, e la cui particolarità esige di essere compresa ed approfondita. Talmente verosimile da acuire il nostro grado di angoscia.
  14. Delicatessen (1991) – Macabra e grottesca opera prima di quel Jean-Pierre Jeunet che di lì a poco avrebbe addirittura diretto il quarto capitolo della saga di Alien. Lo inseriamo un po’ a forza probabilmente, ma restiamo dell’idea che tale menzione impreziosisca questo nostro resoconto.
  15. L’esercito delle 12 scimmie (1995) – È questo il film al quale alludevamo poco sopra, nel breve spazio riservato a La jetée. Gilliam prende liberamente spunto dal corto francese per imbastire un discorso brillante, che tiene incollati allo schermo.
  16. 28 giorni dopo (2002) – Fuori gli zombie, dentro gli infetti. Danny Boyle ci consegna uno scenario agghiacciante, in cui una Inghilterra surreale fa da sfondo a una tragedia dannatamente spaventosa. Ottima variazione sul tema, in parte diluita da un sequel non all’altezza del suo predecessore.
  17. WALL-E (2008) – Irresistible come forse nessun altro lo è stato nell’ambito dell’animazione contemporanea (e pure qualcosa di più). Pellicola che riprende un certo filone ecologista, ma che soprattutto ci offre uno dei personaggi più amati degli ultimi anni: un piccolo, meraviglioso robot-scatoletta.
  18. 9 (2009) – In un futuro oramai privo di qualsiasi forma di vita, l’azione tocca ad alcune bambole di pezza. Più bello che interessante, ciò che manca ad un discorso che avrebbe potuto essere approfondito maggiormente ce lo regalano le immagini.
  19. The Road (2009) – A due anni dal fenomeno Non è un paese per vecchi, un romanzo di Cormac McCarthy torna sul grande schermo. Narrazione piuttosto classica, incentrata su un padre e un figlio che cercano non solo di sopravvivere, ma soprattutto di mantenere quel briciolo di umanità che gli è rimasta. Buona prova di John Hillcoat.
  20. 2012 (2009) – Lo ammettiamo: questo lo abbiamo inserito più per via del titolo che altro. Tra tutti è il film col più esplicito riferimento a ciò che Hollywood ha cercato di inculcarci riguardo all’imminente dipartita di noi tutti. John Cusack ha comunque un suo perché.
  21. Melancholia (2011) – Per alcuni il capolavoro di Von Trier. Nichilista fino al midollo, trattasi in ogni caso di una delle più tormentose e soffocanti apocalissi che si siano viste al cinema. Con una fotografia oggettivamente sublime, al di là di qualsivoglia giudizio di merito.

Per chiudere, eccovi pure un piccolo omaggio in linea con l’argomento. Buona visione!