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A Royal Weekend: Recensione del film con Bill Murray

Roger Michell porta al cinema l’incontro tra il Presidente Roosevelt ed i reali di Inghilterra nella villa di Hyde Park. Cineblog recensisce A Royal Weekend, con Bill Murray e Laura Linney

pubblicato 10 Gennaio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 18:47

Siamo nel Giugno del 1939, all’alba di una delle pagine più oscure e controverse della storia dell’umanità. Quella Seconda Guerra Mondiale che contribuì a ridefinire pressoché ogni cosa, non solo l’assetto politico e territoriale del globo (e del Vecchio Continente, soprattutto). A Royal Weekend ci porta nelle stanze di quello stravagante fine settimana, quando un Re ed un Presidente s’incontrarono per la prima volta al fine di discutere cosa ne sarebbe stato della vita di milioni di persone di lì a poco.

Favolistico o meno, questo è l’incipit del film. Un affresco a dire il vero pacato, leggero e per certi aspetti americano nei toni che va assumendo sequenza dopo sequenza. Quanto trasposto su questa pellicola ritrae l’incontro/scontro tra due mondi, che probabilmente mai come in quel singolo ed apparentemente banale episodio si sono sentiti così lontani eppure così vicini.

Perché A Royal Weekend non può esimersi dal far politica indiretta, seppure non rientri tra le sue più immediate prerogative. In realtà davanti ci sono persone, uomini e donne, che nel film, come nella realtà, sembrano così palesemente recitare un copione già scritto. Agiti o meno che siano stati (da qualcuno o da qualcosa) questi individui, Michell e Nelson (rispettivamente, regista e sceneggiatore) cercano in qualche modo di accostare tali personaggi ad un’ordinarietà che sembrerebbe non appartenergli, salvo poi constatare l’ovvio, ossia che anche a quei livelli capita di ingurgitare hot dog.

Una fissa quella degli hot dog. La Regina Elisabetta è sconcertata alla sola idea di essere ricevuta in tal modo ad una visita ufficiale, peraltro così delicata. “Sarebbe come ricevere il Primo Ministro offrendogli delle salsicce“, dirà più o meno. Nella sua fobia per quella che all’epoca si era già imposta come una delle pietanze tipiche dei giovani Stati Uniti, si manifesta il disagio di una cultura a cui l’educazione del pargolo è sfuggita clamorosamente di mano.

In maniera a dire il vero sobria ma altrettanto efficace – pure un po’ giocherellona, se vogliamo – Michell si diverte a tratteggiare quasi da subito i profili dei suoi personaggi. Comprensibile la disparità di trattamento tra il presidente Roosevelt ed i reali d’Inghilterra, quest’ultimi sottoposti ad una raffigurazione velatamente canzonatoria, intrisa di un sarcasmo che oltremanica potrebbero non trovare poi così divertente. Eppure, inconsciamente, tale impronta lascia affiorare le differenze principali tra queste due culture, laddove alla rigida compostezza e ingessatura degli ospiti, viene opposta un’intraprendenza ed un’apparente noncuranza tipica da americano easy e compagnone.

Gli eventi procedono sotto forma di rievocazione, condotta in maniera non poco nostalgica da Daisy (brava, davvero brava Laura Linney), cugina di quinto grado di Roosevelt, suo malgrado coinvolta in una delle pagine più curiose nella storia del trentaduesimo presidente degli Stati Uniti d’America. In terza persona, uno dei presidenti più amati di sempre viene avvicinato come davvero in pochi probabilmente riuscirono. Nelle pagine del suo diario Daisy quasi non fa menzione di Roosevelt, bensì di Franklin (azzeccato ed apprezzabile Bill Murray), quel carismatico uomo al quale si è legata e che a fatica è riuscita ad accettare.

Perché è questa una delle basi su cui poggia A Royal Weekend, ossia sul tentativo di smitizzare figure ed eventi cardine nella storia del secolo scorso. A farla da padrone sono le debolezze dei suoi protagonisti, su cui viene posto un enfatico accento. Emblematico, in tal senso, è il colloquio che intrattengono Bertie (Giorgio VI) e Roosevelt nell’ufficio di quest’ultimo. È il Nuovo Mondo che si prende una bella ed agognata rivincita sul Vecchio, di certo non senza malizia ed un pizzico di piaggeria, seppure accettabili.

Alla conclamata balbuzie del suo interlocutore, un saggio FDR oppone l’handicap che sin da piccolo lo ha costretto per quasi tutta la vita alla paralisi degli arti inferiori. Ma no, non è questa la cifra mediante cui si esplicita la grandezza di un uomo. Roosevelt parla al futuro alleato, oramai amico e confidente, come a un figlio: “gli altri non vogliono vedere in noi ciò che ci limita“. Parole di un vero e proprio leader, desacralizzato prima e dopo tale conversazione per via di quel suo irrefrenabile vezzo che è l’attrazione per il gentil sesso.

Dall’altro lato abbiamo un Re d’Inghilterra in veste di personaggio non solo secondario, ma oseremmo dire subordinato. Figura al quale viene dato di conservare la propria dignità, ci mancherebbe, ma evidentemente non nella stessa misura e con lo stesso stile che si riscontra ne Il discorso del Re di Tom Hooper. I momenti più esilaranti del film sono infatti i loro, quelli che coinvolgono la coppia venuta da Westminster: citiamo l’irriverente siparietto in cui Re Giorgio intende scendere dal calesse per salutare qualche abitante del luogo, oppure quello dei quadri “politicamente scorretti” fatti trovare di proposito nelle stanze dei reali.

Sullo sfondo, appena percettibile, la distanza tra l’agiatezza di un entourage tutto a cui nulla mancava, e la fetta di popolo (alla quale apparteneva Daisy) messa in ginocchio da una crisi tremenda e da cui solo al termine di quella sciagurata guerra ci fu modo di risollevarsi. Eppure lei, Daisy, resta lì, quasi in penombra, a raccontare quella che è anche la sua di storia. Una che parla in maniera tutto sommato deliziosa dell’incontro tra due uomini e le rispettive mogli, umanizzandone dinamiche e vicende. E dopo una serie di peripezie occorse nel breve lasso di tempo di tre giorni, all’ingenua e sognante Daisy non resterà che entrare nella storia come colei che servì la mostarda a Re Giorgio. Due mondi nuovamente uniti dopo tanto tempo; e tutto questo per merito di un hot dog: a noi pare una buona tesi, credibile o meno che sia.

Voto di Antonio: 6,5
Voto di Federico: 6

A Royal Weekend (Hyde Park on Hudson, Gran Bretagna, 2012). Di Roger Michell, con Bill Murray, Laura Linney, Samuel West, Olivia Colman, Elizabeth Marvel, Elizabeth Wilson, Eleanor Bron, Olivia Williams, Blake Ritson, Jonathan Brewer, Martin McDougall, Tim Beckmann, Sam Creed, Mark Badham, Buffy Davis, Andrew Havill, Nancy Baldwin, Jeff Mash e Tim Ahern. Nelle nostre sale da oggi, 10 Gennaio. Qui trovate il trailer ufficiale italiano.