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Funny Games: la recensione

Funny Games (Funny Games U.S., USA / Francia / Gran Bretagna / Austria / Germania / Italia, 2007) di Michael Haneke; con Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt, Brady Corbet, Devon Gearhart.E’ più difficile del previsto scrivere qualcosa su questo Funny Games U.S.. Non tanto perché è un film complesso, teorico, disturbante e difficile, ma

13 Luglio 2008 13:25

Funny Games U.S. - Haneke Funny Games (Funny Games U.S., USA / Francia / Gran Bretagna / Austria / Germania / Italia, 2007) di Michael Haneke; con Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt, Brady Corbet, Devon Gearhart.

E’ più difficile del previsto scrivere qualcosa su questo Funny Games U.S.. Non tanto perché è un film complesso, teorico, disturbante e difficile, ma per la sua natura di remake. Premessa: il film è bellissimo, comunque, ma perché è bellissimo il film dello stesso Haneke del 1997, quel sconvolgente Funny Games di cui questo è il remake shot-for-shot.

Come ci si deve porre quindi di fronte ad un oggetto del genere? Viene innanzitutto quasi da pensare, in linea teorica, che si ponga perfettamente nel discorso del grande regista austro-tedesco, la cui destabilizzazione dello spettatore (che ha visto l’originale) con Funny Games U.S. raggiunge il culmine. Ma viste le dichiarazioni di Haneke pare che il discorso non regga.

Paragonarlo allo Psycho di Gus Van Sant sembra porti addirittura fuori strada: lì dove il discorso era filologico e di massimo rispetto, con una sottile impronta autoriale e personale, ma soprattutto c’erano due registi ben differenti, oggi ci sono lo stesso regista e un’idea di clonazione ben definita. Cambiano solo gli attori ed, evidentemente, la distribuzione.

Non c’è neanche modo di paragonare l’operazione con L’uomo che sapeva troppo, remake del film del ’34 da parte dello stesso Hitchcock. E quindi che fare con Funny Games U.S.? Credo che bisogna iniziare a pensare alla difficoltà di Haneke di riproporre un clone e al fatto che è un remake unico nel suo genere. Ma non sono carte così vincenti per cui urlare al miracolo.

Resta semmai il gusto, per chi non vide il film all’epoca al cinema, di (ri)vedere le gesta dei due eleganti e terribili ragazzi ai danni di una famigliola borghese su grande schermo, di provare il disgusto, la tensione e la sensazione di disagio che Haneke, manipolandoci per tutta la durata del film, vuole darci: in questo Funny Games, a distanza di dieci anni, funziona ancora a meraviglia ed è teso e angosciante come pochi.

Le interpretazioni del film sono ottime, e Naomi Watts si rivela ancora una volta, nonostante la pazza voglia di remake che la vede sempre protagonista di difficili rifacimenti, un’attrice di valore. Tim Roth è il solito Tim Roth e la coppia di angeli luciferini PittCorbet è decisamente inquietante. Ecco, la sola differenza con l’originale sta tutta nella scelta degli attori, e già questo servirebbe per (ri)aprire un discorso sui remake e sull’impossibilità di rifare un film alla perfezione.

Era questa la vera intenzione di Haneke, il discorso che avrebbe voluto aprire? Forse, dopo tante domande, tanti dubbi e tante strade chiuse, bisogna prendere semplicemente Funny Games U.S. per quello che è e gettare la spugna: un film destinato solo a chi non ha visto l’originale. Concedeteci comunque anche in questo caso il beneficio del dubbio, e da parte nostra non vediamo l’ora di vedere il prossimo, personale film di Michael Haneke, tornato in patria a girare un film nuovo.

Voto Gabriele: 6