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Mister Boxel: intervista ad Andrea Pavone Coppola regista del documentario su Paolo Pasquini

Il regista Andrea Pavone Coppola è attualmente impegnato in un progetto molto interessante dal titolo Il coraggio del Boxel che abbiamo deciso di proporvi e che pone al centro di un documentario in via di realizzazione la figura di Paolo Pasquini (nella foto in apertura di post) creatore della prima auto elettrica approvata e utilizzata in Italia.

pubblicato 13 Marzo 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 16:46

Abbiamo contattato e intervistato il regista che ha messo in piedi questo progetto che intende raccontare la vita e i progetti di Pasquini, ma anche far conoscere ad un pubblico il più ampio e variegato possibile la figura di un costruttore, inventore e creativo italiano la cui caparbietà e visione di un futuro “ecosostenibile” lo ha spinto a costruire e brevettare nel lontano 1984 il “Boxel”, un veicolo elettrico che non inquina, non fa rumore, capace di raggiungere i 50 km/h e trasportare 3 persone con l’aggiunta di un carico di cinque quintali, uno straordinario veicolo da lavoro utilizzato dalla città di Bologna.

L’idea di questo documentario nasce in occasione del primo anniversario dalla morte di Pasquini (scomparso a marzo del 2011), la genesi del progetto ce la racconta il regista:

Nel primo anniversario della sua morte si sono riunite diverse persone che erano entrate in contatto con lui: dall’operaio al professore universitario, dal semplice amico di vecchia data ai collaboratori dei suoi ultimi progetti. La vita di Paolo aveva toccato tutti noi in maniera speciale, facendoci sentire ognuno una tessera di un grande e affascinante puzzle. Mancava però un filo conduttore e così è nata l’idea di ricreare, attraverso la mia esperienza e le tante interviste, quello che è successo in quarant’anni di progetti, invenzioni, competizioni e molto altro. Vista la mia posizione professionale mi sono offerto di far partire questo progetto e ho iniziato a raccogliere molte interviste, coinvolgendo le persone che più conoscevano le vicende della vita di Paolo.

A seguire trovate la nostra intervista e in coda all’articolo una serie di clip che includono una presentazione del documentario, alcune interviste che vi saranno incluse e un servizio di Rai 3 che ci spiega cosa è il “Boxel”. Prima di lasciarvi ad intervista e clip vi ricordiamo che se volete ulteriori dettagli sul progetto e su come aderirvi c’è un’apposito LINK a cui fare riferimento.

Ci può dare qualche accenno sulla sua esperienza di regista e montatore?

Ho cominciato a “trastullarmi” con una vecchia Paillard a molla alla fine degli anni sessanta per mio piacere poi, alla fine degli anni ’70 sono entrato alla Cooperativa TNE (Teatro delle Moline di Bologna) con Luigi Gozzi e Marinella Manicardi per realizzare, come tecnico video, spettacoli come “Freud e il Caso di Dora”, “Anna O”, “Macchina”, “Il Fiore delle Mille e una Notte”, “Io, Pierre Riviére”, imparando tanto da un maestro come Gozzi. Ho poi proseguito per mio piacere con reportage di viaggi, servizi giornalistici sportivi e manuali sul nuoto pinnato, sport che è, per ora e da oltre quarant’anni, la mia prima attività.

Ci racconti la sua esperienza come pilota di auto in generale ed auto elettriche da competizione in particolare:

Ebbi il veto da i genitori di correre dopo un bel provino da Buratti in Kart organizzato da nonno ex corridore alla Mille Miglia, quindi mi ritrovai a gareggiare in gare clandestine tra i matti di Bologna sui colli felsinei. Vincevo spesso. A volte mi proponevano di correre in gare titolate in moto o in kart ma fino a 18 anni non avrei potuto e dopo ero troppo impegnato nel lavoro di allenatore e direttore sportivo per dedicarmi alle corse. Poi una sera di fine agosto mi ha chiamato il mio carissimo amico, Flavio Boldrin, per dirmi che il suo cliente Paolo Pasquini cercava un pilota per la sua biposto elettrica! Accettai entusiasta!

Può descriverci il primo incontro con Pasquini?

Fu nel suo atelier a Casteldebole, portato dal mio amico Flavio per fare un test di notte sulla P 488. Paolo mi spiegò la tecnica e la filosofia delle sue vetture e lì mi si aprì un modo affascinante ma sopratutto corretto per il nostro futuro. Mi scelse come pilota e alla prima gara la sua P 488 mi diede l’opportunità di segnare il miglior tempo assoluto, pur contro avversari avantaggiati dalla tipologia di vetture e piazzarmi davanti a grandi case automobilistiche. Ma ho il dubbio che mi scelse perchè ero talentato nell’effettuare i parcheggi quando avevamo fretta.

Come è nata la vostra amicizia?

È nata poco dopo averlo conosciuto perchè Paolo trasferiva nel rapporto di lavoro anche quello personale. Ma la vera e grande amicizia nacque in un secondo tempo, terminata l’avventura delle auto elettriche

Chi era Pasquini per lei?

Colui che mi ha permesso di realizzare un sogno. Colui che mi ha fatto capire che non necessariamente le scelte fatte dal sistema fossero le più corrette. Era un grande amico che oltre a raccontarmi cose estremamente interessanti e innovative, sapeva anche ascoltare altre idee e i problemi esistenziali. Non è poco! Era un inventore, il vero artista, una persona di grande cultura e umanità. Viveva in un suo mondo che era il nostro ma interpretato molto meglio. Aveva un suo tempo che spesso non corrispondeva alla realtà, arrivava tardi agli appuntamenti, forse per compensare il fatto che il suo pensiero era avanti decenni.

Dalle prime interviste raccolte per il documentario si percepisce una personalità la cui inventiva era proiettata nel futuro, ma con solidi punti di riferimento nel presente e nelle tecnologie odierne, può descriverci Pasquini con tre aggettivi che meglio ne rappresentino carattere e creatività?

Era “allegro” quando tutti erano in paranoia per il lavoro che si stava svolgendo, vuoi per la presentazione ad una omologazione o ad una competizione. Un “visionario”. Vedeva chiaramente cosa fosse meglio fare in un prossimo futuro. “Lucido”, quando molti pensavano fosse con la testa solo nel suo mondo.

Pasquini le ha mai raccontato di come è nata l’idea di realizzare “Boxel”?

Dopo alcuni prototipi per trasporto persone capì che la mobilità elettrica doveva rivolgersi al lavoro. Quando mi fece vedere il veicolo e il progetto ne fui affascinato perchè era quello di cui avevamo bisogno senza riportare nei veicoli scimmiottamenti inutili e dannosi.

Alcuni ritengono che in un altro paese Pasquini e la sua inventiva sarebbero stati oltremodo valorizzati, lei che ne pensa?

Gli proposi più volte di andare anche solo in Svizzera dove avevano accolto il Boxel a braccia aperte. Credo che se lo avesse voluto, nonostante il suo carattere fuori dal comune e forse prorpio per questo, sarebbe diventato un mito. Ma anche in questo modo, rimanendo nella sua adorata Bologna, diventerà un mito se la gente sarà al corrente delle sue idee.

Quali sono stati i maggiori ostacoli incontrati da Pasquini all’interno del “Sistema Italia”?

Pasquini ha dimostrato che si poteva competere con i grandi gruppi automobilistici pur da una cantina. Le grandi marche sapevano che per una vettura elettrica non necessitano investimenti iperbolici. Per la mobilità urbana Pasquini ha dimostrato che tutto è molto semplice. Forse troppo, per le grandi case. Non è difficile capire perché una città libera come era Bologna negli anni ’80, dopo averlo sostenuto con un piccolo contributo, poi non sia stata più in grado di appoggiarlo…. Tutti i tecnici e i politici sapevano bene che il Boxel era geniale e che se Bologna lo avesse adottato in svariate mansioni sarebbe diventata un faro europeo…. Guardate il trenino di Boxel e ditemi se non era un idea semplice e utile!

Cos’è Eppela?

Un sito di crowd funding al quale abbiamo pensato di rivolgerci perché questo progetto non fosse etichettato ma fosse di tutti, come era la filosofia di Paolo.

Come è giunto alla scelta di un fomato come il documentario per raccontare la storia di Pasquini?

È il mio modo per raccontare storie.

Come pensa di approcciare il lato distributivo dell’operazione?

Non è il mio ruolo. Meglio che lo faccia chi ne è capace.

Ricordare Pasquini perché?

Un giorno gli chiesi perché era allegro all’indomani di una risposta negativa al riguardo l’industrializzazione dl Boxel; mi rispose che era già stato un immenso piacere costruire un oggetto indubbiamente geniale e che lo avrebbero capito dopo. Ricordare Pasquini perchè rispecchia il bel pensare rispetto ad un ambiente che dovremo rendere amico e non ostile come invece è oggi. Perché, nonostante i suoi difetti di persona troppo immersa nel suo mondo, era una persona meravigliosa e onesta. Distante da ogni diceria e dal più piccolo interesse monetario. Paolo si realizzava con le sue invenzioni, poco importava tutto il resto.

A seguire trovate tutto il materiale video che abbiamo raccolto per darvi un’idea più ampia ed esaustiva possibile di questo progetto. Lasciandovi alla visione delle clip, cogliamo l’occasione per segnalarvi che fino al 2 giugno a Bologna si terrà la mostra “Paolo Pasquini, Progettista Costruttore” (presso Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bologna in via Castiglione 8).