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Il caso Kerenes: Recensione in Anteprima

Storia di un malessere, individuale e sociale al tempo stesso, C?lin Peter Netzer incentra il suo ultimo film su uno spicchio di quella borghesia rumena che in fondo non differisce poi tanto dalle omologhe di buona parte del mondo cosiddetto «civilizzato». Ma non si lascino ingannare gli spettatori che parlano lingue differenti dal rumeno: europeo, americano, ne Il caso Kerenes de te fabula narratur.

pubblicato 10 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 14:50

Siamo a Bucarest, e Cornelia, donna facoltosa dall’aria signorile, discute con trasporto circa il tradimento del proprio uomo. Trattasi sì di un tradimento, solo che l’uomo in questione altri non è che suo figlio: distante, pressoché assente, Cornelia non riesce a trattenere lo sgomento e lo sconforto per un figlio che non fa altro che punirla costantemente a suon di male parole e maledizioni.

Netzer svela subito le proprie carte, in quella primissima scena in cui queste due agiate signore si scambiano confidenze alquanto delicate. Noi siamo lì, seduti di fronte a loro quasi come terzo interlocutore presente sul posto: si direbbe quasi che, da un momento all’altro, si debba essere interpellati in merito alla faccenda. Ed invece no, i primi venti e passa minuti scorrono seguendo un registro che è poi la cifra stilistica di tutto il film. Una fase essenzialmente descrittiva, volta a mostrarci qualche piccolo stralcio di vita vissuta dalla classe altolocata della Romania che conta. Sulle note di Nino D’Angelo e Gianna Nannini, si consuma quel rito di facciata che è la festa di compleanno di Cornelia, alla quale, come in quei non più recenti romanzi che descrivono situazioni analoghe, gli intervenuti si danno più per convenzione che altro; per la festeggiata altro non è che un dovere verso i «parigrado», ai quali si debbono costanti ed ineludibili conferme.

Finché non arriva la mazzata: il figlio di cui sopra, Barbu, resta coinvolto in un tragico incidente; quest’ultimo rimane illeso, ma a farne le spese è un ragazzino di quattordici anni, che muore investito dall’auto sparata in corsa dal figlio di Cornelia. È qui che Netzer comincia a lavorarsi la storia, dando gradualmente vita e risalto ad un contesto di cui non ci resta che prendere atto. Da donna a suo modo di potere, Cornelia cede sempre più al ruolo di madre: la vediamo scomodare per telefono, già lungo il tragitto che la conduce al distretto di polizia, chiunque possa aiutarla a sottrarre il figlio dalle grinfie dei due ufficiali, che lo incalzano nel tentativo coglierlo in fallo.

Di tutta prima viene delineato uno scenario alquanto usuale, ossia la classica famiglia abbiente e ammanicata che cerca di svincolarsi dalle maglie della legge pur trovandosi in palese difetto. Impossibile o quasi l’empatia con i due protagonisti, madre e figlio, in un simile contesto. Ma tutto procede e vale la pena assistere all’evoluzione di questa nefasta vicenda, mentre i problemi sorti con l’esterno acuiscono e quindi riportano a galla tutte quelle dinamiche interne che hanno letteralmente rovinato la famiglia Kerenes.

Non manca un certo grado di ambiguità, sottile ma percepibile, che tende a mandarci a più riprese fuori strada. Ma è il malessere stesso, che serpeggia nei rapporti tra Barbu ed i suoi genitori, a farsi sfuggente, mai abbastanza inquadrato. Lo stesso figlio appare molto schivo a riguardo, tanto da lasciarci col dubbio: avrà lui realizzato ciò che lo tormenta? Cornelia, dal canto suo, a tratti sembra darci l’idea di conoscere cosa si celi dietro tale, estrema diffidenza, salvo mostrarsi inadeguata quanto noi in altrettante situazioni. Questa scia di equivoci ed incomprensioni aleggia quindi per tutto il film, senza mai trovar pace, nemmeno alla fine. Anche quando una scioccante questione sembra essere risolta, resta la vita, quella che, piaccia o meno, andrà vissuta da entrambi, madre e figlio. Non senza quel tono agrodolce da cui la pellicola ci congeda.

Insomma, Il caso Kerenes si muove per esteso lungo la linea tracciata da questa ineffabile relazione materna. Netzer si limita a riportare i fatti, in tono a dir poco documentaristico. Per quanto riguarda noi, a spizzichi e bocconi riusciamo a cogliere qualche indizio; non abbastanza comunque per risolvere quell’enigma dinanzi al quale gli stessi protagonisti sembrano essere inermi. Un segmento di esistenze smarrite, che coglie nel segno di quello che all’inizio abbiamo definito «malessere» solo perché, a conti fatti, non sappiamo come altro definirlo. Bravo il regista rumeno a farci entrare in certi meccanismi, con discrezione, estrapolando quanto basta per renderci edotti circa una realtà confusa e tutt’altro che estranea alla sofferenza.

Voto di Antonio: 7,5
Voto di Gabriele: 8

Il caso Kerenes (Pozitia Copilului, Romania, 2013), di C?lin Peter Netzer. Con Vlad Ivanov, Florin Zamfirescu, Bogdan Dumitrache e Luminita Gheorghiu. Nelle nostre sale dal 13 Giugno.

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