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Un château en Italie: recensione in anteprima del film di Valeria Bruni Tedeschi

Terzo film da regista per Valeria Bruni Tedeschi, Un château en Italie continua la riflessione autobiografica dell’attrice, tra leggerezza e tematiche forti. Il risultato è un’operina irritante che non si capisce che target abbia, e che lascia molti dubbi sulle sue intenzioni. In concorso al Festival di Cannes 2013: leggi la recensione.

pubblicato 21 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 14:43

Louise incontra Nathan mentre sta andando dalla Francia in Italia per incontrare la sua famiglia, composta da madre e fratello. Ricchi industriali padroni della Sogat, i Rossi Levi oggi sono in crisi e sono costretti a vendere il castello di famiglia. Il ritorno di Louise a casa e l’inizio della relazione con Nathan sono l’occasione per rimettersi in discussione.

Valeria Bruni Tedeschi è l’unica donna in concorso al Festival di Cannes 2013. Porta il suo terzo film da regista, Un château en Italie, una commedia stralunata sul disfacimento di una famiglia di persone più che benestanti con, al solito, molti elementi autobiografici ed ossessioni personali. Due domande: sarà stata l’attrice all’altezza del “ruolo” di unica donna in concorso (domanda sciocca)? E a chi interessa un film del genere (domanda meno sciocca)?

“Avevamo un impero: e mio marito l’ha venduto per un tozzo di pane”, dice la madre di Luoise (un’ottima Marisa Borini), mentre discute con la figlia e il figlio Ludovic (Filippo Timi, qui più contenuto del solito) delle sorti della dimora. Pensano di venderla al sindaco della cittadina (Silvio Orlando, in due-scene-due), e Louise sarebbe addirittura disposta a donargliela. Ludovic invece ci è particolamente affezionato.

Continua a raccontare sé stessa, la Bruni Tedeschi, e non solo per il ritratto di famiglia e le sue radici “industriali”, ma anche perché la sua Louise un tempo era un’attrice. Lo faceva di mestiere fino poco fa, poi ha deciso di ritirarsi e “smettere di lavorare per far posto alla vita” (!). Anche Nathan è un attore che pensa adesso di ritirarsi, e curiosamente il padre fa il regista (come Garrel, ovviamente).


Il ritratto che la Bruni Tedeschi fa di questo suo mondo è quasi auto-parodico, ricco di umorismo con il quale l’attrice e regista si prende in giro e scherza su vizi e drammi dei benestanti: come nella scena in cui la protagonista di notte serve ad una mensa per i poveri e viene umiliata da una vagabonda. Ma è un ritratto così sicuro di sé che pare si prenda in giro solo per poi farsi “assolvere” e ben giudicare. Perché anche i ricchi piangono. Che consolazione.

I domestici ribadiscono alla spalle che in fondo i figli Rossi Levi sono dei viziati, mentre in famiglia si soffre perché Ludovic ha l’AIDS e si sta spegnendo giorno dopo giorno. L’ironia si posa su tematiche pesanti e complesse (crisi, morte, famiglia, lavoro, futuro…), ma la sensazione è che l’opera non vada da nessuna parte e sia un insieme di scenette spesso anche sciocchine – la gag iniziale col rosario, la scena in cui Louise si versa acqua santa sulla pancia per restare incinta, il dialogo sullo sperma in ospedale… -.

Scontato l’uso di alcuni brani musicali italiananissimi, come Viva la pappa col pomodoro e Eri Piccola Così, giusto per non dimenticare mai le proprie radici, altra tematica portante del film. Queste tematiche però restano tali e non hanno mai quel vero briciolo di profondità di cui il film avrebbe avuto tanto bisogno, anche solo “in superficie”. Così invece anche la sottotrama di Ludovic vola via senza toccare o commuovere.

Un château en Italie è irritante e lunghissimo, inconcludente e “francesissimo”, pur avendo degli attimi in cui l’alchimia tra gli attori, soprattutto tra la regista e Timi, si sente davvero. Ma in definitiva è il film perfetto per un pomeriggio in tv, meglio se visto all’ora del tè o prima di un aperitivo sui Navigli.

Voto di Gabriele: 3

Un castello in Italia (Un château en Italie, Francia 2013, drammatico 104′) di Valeria Bruni Tedeschi; con Valeria Bruni Tedeschi, Filippo Timi, Louis Garrel, Marisa Borini, Xavier Beauvois, Céline Sallette, André Wilms, Marie Rivière, Pippo Delbono, Silvio Orlando, Gérard Falce.

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