Home Festival di Cannes Michael Kohlhaas: recensione in anteprima del film di Arnaud des Pallières

Michael Kohlhaas: recensione in anteprima del film di Arnaud des Pallières

Con Michael Kohlhaas il regista Arnaud des Pallières porta sul grande schermo un progetto che sognava da anni. Tratto da un caposaldo della letteratura “politica” tedesca, è un film dalla ricostruzione storica e scenografica impeccabile. Ma dopo una buona prima parte si sgonfia e annoia. Stimolante ma irrisolto. Ottimo come sempre Mads Mikkelsen. In concorso al Festival di Cannes 2013: leggi la recensione.

pubblicato 23 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 14:41

Nel 16esimo secolo, nelle Cevenne, un commerciante di cavalli di nome Michael Kohlhaas conduce una vita felice. Quando un signore lo tratta ingiustamente, tenendosi i due cavalli che l’uomo gli aveva dato come pegno senza pagarli, l’uomo solleva un esercito e mette il paese a ferro e fuoco per far valere i suoi diritti.

Michael Kohlhaas è tratto da una novella tedesca di Heinrich von Kleist, a sua volta basata su un’incredibile storia vera: quella di un uomo truffato da un nobile e per questo disposto a tutto pur di portare il suo caso in tribunale. Un’opera densa di significati politici e morali, che era un vero azzardo portare sul grande schermo.

Lo stesso Arnaud des Pallières c’ha pensato parecchi anni prima di tentare l’impresa di farne la riduzione cinematografica, visto che aveva in mente tra l’altro modelli decisamente importanti come Aguirre e Andrej Rublev… Il risultato è un lavoro molto meticoloso dal punto di vista della costruzione visiva, ma arido da quello emotivo e troppo “spiegato”.

Il film inizia molto bene, con tre primi quarti d’ora che promettono il meglio. Des Pallières ci mette poco a farci entrare nel mondo del 1500, ricostruito con ambientazioni curate nei dettagli ed ogni cosa al posto giusto. Facciamo la conoscenza di Michael Kohlhaas nel momento in cui gli viene impedito di passare un fiume, a patto che non paghi un dazio di cui non era a conoscenza.

La vita del protagonista inizia a farsi difficile sin da quando la pellicola comincia. Circondato da una famiglia che ama, composta dalla moglie Judith e dalla figlia Lisbeth, e da diversi amici e servitori (come Cesar), ha tutto l’equilibrio del mondo: finché un nobile non glielo compromette. Si tratta di una vera ingiustizia e di un attacco al suo orgoglio, alla sua dignità e ai principi di uguaglianza.


Michael non può tollerare questa situazione, e dopo aver provato a chiedere un’udienza alla Principessa Margherita, Regina di Navarra, per iniziare un processo, ed aver ottenuto solo minacce e la morte della moglie, prepara una vera guerra ed un assedio alla cattedrale del nemico. Il rischio ovviamente è altissimo, perché ne va dell’incolumità della figlia e delle vite dei suoi amici e degli abitanti del paese.

La sequenza dell’assedio e poi della guerra sono girate con rigore ed un ottimo uso delle luci: è una parte del film secca, diretta e con una bella inquadratura in campo lungo dello scontro tra le due fazioni a cavallo. Da quel momento sembra proprio che il film di des Pallières stia per spiccare il volo; invece è proprio da qui che si frena sia dal punto di vista dell’interesse che da quello del ritmo.

Entra in scena il parroco interpretato da Denis Lavant (che ha scritto una delle prime Bibbie non in latino) e l’opera si frena. Viene tirata in ballo in modo esplicito la tematica della giustizia e il modo in cui bisogna applicarla, e il protagonista da questo momento si deve confrontare con cosa è giusto e cosa non lo è.

Michael è uomo di principi morali, che non accetta regali ma preferisce sempre pagare ciò che ottiene, ed è per questo che il film compie con lui un percorso sulla moralità delle azioni che inseguono la giustizia. È giusto che la gente rischi di restare ferita o morire per ristabilire l’equilibrio perduto di un singolo? E a che prezzo il singolo può chiedere di ottenere giustizia entrando nella sfera privata degli altri?

Però è inutile nascondere che nella seconda parte Michael Kohlhaas sia verboso e noioso, e spieghi con troppi giri di parole concetti già ovvi. Il risultato delude ancora di più visto che in precedenza tutto sembrava una buona preparazione per qualcosa di forte. Invece non resta più nulla: solo un’inquietante e pallida Principessa Margherita e la solita, magnetica prova di un Mads Mikkelsen sempre in stato di grazia, che riesce a regalare una chiusa con un primo piano potentissimo.

Voto di Gabriele: 5

Michael Kohlhaas (Francia / Germania 2013, drammatico / storico 125′) di Arnaud des Pallières; con Mads Mikkelsen, Mélusine Mayance, Delphine Chuillot, David Kross, Bruno Ganz, Denis Lavant, Roxane Duran, Paul Bartel, Sergi López, Amira Casar, Swann Arlaud, Stefano Cassetti.

Festival di Cannes