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Festival di Venezia 2009: Vorrei che vincesse Sylvie

Vengo via dalla Mostra portando con me molte cose interessanti; avremo modo di riparlarne. Si fa sera. Accendo il televisore. Un tg. Le solite notizie. Penso a Sylvie, una ragazza dal volto delicato, gli occhi timidi, i capelli che le cadono mogi, la bocca stretta in un sorriso leggero. Ma sul video non compare Sylvie.

11 Settembre 2009 06:43

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Vengo via dalla Mostra portando con me molte cose interessanti; avremo modo di riparlarne. Si fa sera. Accendo il televisore. Un tg. Le solite notizie. Penso a Sylvie, una ragazza dal volto delicato, gli occhi timidi, i capelli che le cadono mogi, la bocca stretta in un sorriso leggero. Ma sul video non compare Sylvie. No, compare Noemi. Anche lei è biondina. Conosciamo quasi tutto di lei, e si può sorvolare.

I giornalisti la assediano. Siamo in ambito festival, in uno di quegli angoli in cui penne e paparazzi spremono i personaggi del Lido per trasferirli nelle immagini che andranno in giro in Italia e nel mondo. Penso a Sylvie che si chiama però Christine. Ma il televisore reclama i suoi diritti. Noemi dice che vuole fare l’attrice; che è lì per dirlo a tutti, per farcelo sapere con più punte d’orgoglio, per essere ad ogni costo diva ancora prima di un ciak.

Potenza della tv che inghiotte il cinema, e fa il miracolo di creare stelle o stelline senza fatica, davanti al pubblico rassegnato a subire ogni teleinvasività. Penso a Sylvie che è Christine. Christine la ragazza costretta sulla sedia a rotelle per tutta la vita, e che prova con l’acqua di Lourdes per tornare a muoversi come tutti. Lourdes di Jessica Hausner, uno dei film in concorso. Christine prova una scossa nella cittadina dei miracoli (che si contano sulle dita), la scossa della fede e della sognata guarigione. Però.

Fa un giro di danza- “Felicità” canta un signore italiano citando Romina e Al Bano- e poi tornerà a sedersi sulle rotelle; sarà sempre così, la festa della speranza è già finita, è durata lo spazio di un mattino. Ecco, vorrei che Sylvie vincesse la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Salirebbe sul palcoscenico in punta di piedi a ricevere la Coppa: biondina slavata, timida, gentile, assetata d’amore (come Christine). Ecco, questo sì che sarebbe un miracolo. E intanto: fine del servizio tv sulla diva in nuce che ha fatto tutto quel che serviva per essere davanti a una selva di penne e paparazzi.

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