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Festival di Cannes 2013, vincitori: Palma d’oro a La Vie d’Adèle, niente per Sorrentino

Festival di Cannes 2013: La Vie d’Adèle di Kechiche vince la Palma d’oro della 66. edizione, già descritta come una delle migliori degli ultimi anni. Steven Spielberg premia con coraggio il capolavoro del concorso. Premiati anche Inside Llewyn Davis dei Coen, Like Father Like Son di Kore-eda e A Touch of Sin di Jia. Fa discutere il premio per la regia ad Escalante per Heli, e sorprendono le scelte di Bejo e Dern come migliori attori.

pubblicato 26 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 14:11

Il Festival di Cannes 2013 arriva al capolinea con i vincitori di questa 66. edizione (qui i commenti finali e tutti i voti ai film). E la Palma d’oro quest’anno si tinge di blu, grazie al titolo internazionale di La Vie d’Adèle, Blue is the warmest colour. Un trionfo per il capolavoro assoluto del concorso di quest’anno: chi pensava che Steven Spielberg non avrebbe premiato una storia gay si sbagliava di grosso.

Oltre ad essere il re di Hollywood, Spielberg è un cinefilo, un uomo di buon gusto, un democratico. Quindi un grandissimo Presidente. Che ha pure il potere si sovvertire le regole: la Palma vale per tre, perché viene assegnata al regista Abdellatif Kechiche e pure alle due interpreti, Lea Seydoux e Adele Exarchopoulos. Il Lumiere è in delirio, la sala stampa applaude.

Ineccepibile anche il Gran Premio della Giuria assegnato al magnifico Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen. Lo dico? Lo dico: per me i primi due premi sono stati assegnati ai due film più belli del concorso. A ritirare il Gran Premio non ci sono Joel ed Ethan, ma arriva il loro bravissimo attore Oscar Isaac. Oscar: here it comes! Il Premio della Giuria viene assegnato anche ad un film bellissimo, e che non poteva non colpire Spielberg: il toccante Like Father Like Son di Hirokazu Kore-eda.

Sta già facendo molto discutere la Palma al miglior regista, andata ad Amat Escalante per Heli. E in sala stampa ci si chiede perché non Paolo Sorrentino, che torna a casa a mani vuote. La risposta è ovvia: lo stile di Heli e de La Grande Bellezza sono davvero agli antipodi. Uno è rigoroso ed asciutto, l’altro abbondante e pieno di orpelli. Uno può preferire o il primo o il secondo, insomma. Ma per molti Sorrentino va ad unirsi ai “grandi incompresi” di Cannes, come l’altr’anno fu per il Leos Carax di Holy Motors.

Il secondo orientale in concorso, A Touch of Sin, viene premiato per la miglior sceneggiatura: suona come una consolazione per Jia Zhang-ke, che comunque non torna in patria a mani vuote. Due annotazioni: il premio alla sceneggiatura è stato probabilmente assegnato perché si tratta di un film ad episodi. E poi finalmente ci sono due grandi film orientali in competizione, entrambi apprezzati e premiati.

La bravissima Bérénice Bejo di The Past vince il premio come miglior attrice. La Bejo è sorpresissima, ma la sua interpretazione merita davvero, e dopo la Palma a Kechiche e l’impossibilità di abbinarla al premio per le attrici sembrava l’unica scelta possibile. Più a sorpresa arriva il premio per il seppur ottimo Bruce Dern, co-protagonista di Nebraska. L’attore non è presente in sala, e a ritirare il suo premio c’è Payne. Dern batte i favoriti Toni Servillo e il Michael Douglas di Behind the Candelabra. La Giuria non ha così premiato l’ultimo lavoro di Soderbergh prima della pausa.

Curiosità: La Vie d’Adèle è il primo film a tematica gay che vince la Palma d’oro. La vittoria arriva poco dopo che Camera e Senato francese hanno detto sì ai matrimoni gay, e nel momento in cui per questo motivo c’è una tensione nel paese non da poco. Questa volta il cinema batte la realtà.

Vi lascio con il riepilogo dei premi della selezione ufficiale, e di seguito trovate i riconoscimenti delle altre sezioni. Si chiude una grande edizione del Festival di Cannes. Ma restate connessi: domani ci sarà il gran riepilogo, con tutti i commenti a freddo e i voti definitivi ai film visti. Nel frattempo recuperate il mio diario giornaliero dalla Croisette.

Tutti i premi:

Palma d’Oro al miglior film: La Vie d’Adèle – Abdellatif Kechiche
Grand Prix Speciale della Giuria: Inside Llewyn Davis – Fratelli Coen
Prix d’interprétation féminine (migliore attrice): Bérénice Bejo – The Past
Prix d’interprétation masculine (miglior attore): Bruce Dern – Nebraska
Prix de la mise en scène (miglior regista): Amat Escalante per Heli
Prix du scénario (miglior sceneggiatore): Jia Zhang-ke – A Touch of Sin
Premio della giuria: Like Father Like Son – Hirokazu Kore-eda
Camera d’Or (miglior opera prima di tutte le sezioni): Ilo Ilo – Anthony Chen [Quinzaine]
Palma d’oro al miglior cortometraggio: Safe – Moon Byung-gon
Menzioni speciali: Whale Valley – Gudmundur Arnar Gudmundsson e Adriano Valerio – 37°4 S

I premi dell’Un Certain Regard, il Fipresci e la Queer Palm


L’Un Certain Regard, la sezione più “sperimentale” e audace del Festival di Cannes, si è chiusa ieri sera con i suoi premi ufficiali. Come già era prevedibile sulla carta, la selezione si è dimostrata molto stimolante e variegata. Apertura con The Bling Ring di Sofia Coppola, 17 film provenienti da 15 paesi diversi, molte produzioni indipendenti e coraggiose, ma anche tante star. Come James Franco, che ha presentato il suo discusso As I Lay Dying.

La Giuria capitanata dal regista danese Thomas Vinterberg ha assegnato il primo premio ad un film cambogiano, The Missing Picture di Rithy Panh, mentre il “secondo posto” (il Premio della Giuria) è andato al palestinese Omar di Hany Abu-assad. Bell’atto di coraggio il premio alla regia ad Alain Guiraudie per il suo fantastico L’Inconnu du Lac, il queer movie parecchio esplicito che ha fatto tanto parlare durante i primi giorni del festival. Non a caso ha vinto la Queer Palm: sono molto soddisfatto, lo avevo invocato e speravo anche in un premio dell’UCR. Bene così.

Il premio per il miglior cast è andato ai ragazzini protagonisti di La Jaula de Oro di Diego Quemada-Diez, storia di tre quindicenni del Guatemala decisi a superare il confine tra Messico e Stati Uniti. Non torna a casa a mani vuote il vincitore dell’ultimo Sundance, Fruitvale Station, a cui è stato assegnato il “premio del futuro”. A mani vuote Miele di Valeria Golino, che si porta a casa comunque una segnalazione della Giuria ecumenica (che ha premiato The Past di Farhadi). Nessun premio anche per Franco e la provocante Claire Denis di Les Salauds.

Premi Un Certain Regard

Premio Un Certain Regard: The Missing Picture – Rithy Panh
Premio della Giuria: Omar – Hany Abu-assad
Premio per la regia: Alain Guiraudie per L’Inconnu du Lac
Premio A Certain Talent: al cast di La Jaula de Oro – Diego Quemada-Diez
Premio Avenir: Fruitvale Station – Ryan Coogler

Vi segnialiamo infine i tre premi Fipresci, ovvero le segnalazioni della critica internazionale:

Concorso: La vie d’Adèle – Abdellatif Kechiche
Un Certain Regard: Manuscripts Don’t Burn – Mohammad Rasoulof
Sezioni collaterali: Blue Ruin – Jeremy Saulnier [Quinzaine]

Piccola nota di colore: è stata assegnata anche la Palm Dog, la Palma alla miglior interpretazione canina. Il premio è andato a Baby Boy, il barboncino semi-cieco di Liberace di Behind the Candelabra di Soderbergh. Ovviamente il mitico gatto di Inside LLewyn Lewis non era eleggibile…

Tutti i vincitori della Quinzaine e della Semaine


25 maggio 2013L’Italia ha già vinto un premio al Festival di Cannes 2013. Anzi: due. Salvo, opera prima di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, ha letteralmente sbancato la Semaine de la Critique, portandosi a casa i due premi maggiori assegnati da due giurie diverse: il Nespresso Grand Prize (10.000 euro all’opera vincitrice) e il France 4 Discovery Award (8.000 euro per poter scrivere il prossimo progetto).

Ad assegnare i due premi troviamo rispettivamente il portoghese Miguel Gomes, regista di Tabu, e Mia Hansen-Løve, autrice de Il padre dei miei figli e Un amore di gioventù. Un risultato eccellente per un’opera che ha fatto tanto parlare sulla Croisette, ha raccolto critiche positive in Francia e America, ma non ha ancora una distribuzione italiana. Qui la nostra recensione.

Nella Quinzaine ha invece trionfato un film francese, Les Garçons et Guillaume, à table! di Guillaume Gallienne, che ha vinto l’Art Cinema Award (andato l’anno scorso a No – I giorni dell’arcobaleno di Pablo Larrain) e il SACD al miglior film francese della selezione. Beh, sarebbe stato un po’ strano vederlo trionfare come miglior film in assoluto e non come miglior opera francese… Il notevolissimo The Selfish Giant vince invece il Label Europa Cinemas che lo aiuterà ad essere distribuito nelle sale europee: speriamo arrivi anche in Italia, perché merita e non poco.

Di seguito tutti i premi delle due sezioni indipendenti del festival.

I premi della Semaine de la Critique

Nespresso Grand Prize: Salvo – Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
Menzione speciale: Los Dueños – Agustín Toscano e Ezequiel Radusky
Giuria: Miguel Gomes (Presidente), Dennis Lim, Alin Tasciyan, Alex Vicente e Neil Young

France 4 Discovery Award: Salvo – Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
Giuria: Mia Hansen-Løve (Presidente), Luo Jin, Eren Odabasi, Thiago Stivaletti e Simon Pellegry

SACD Prize: Le démantèlement – Sébastien Pilote

Discovery Award (corto): Come and play – Daria Belova
Giuria: Mia Hansen-Løve (Presidente), Brad Deane, Savina Neirotti, Johannes Palmroos e Lorna Tee

Canal+ Award: Pleasure – Ninja Thyberg

I premi della Quinzaine des Réalisateurs

Art Cinema Award: Les Garçons et Guillaume, à table! – Guillaume Gallienne
Giuria: Uga Sniegowska, Anne-Juliette Jolivet e Thorsten Kleinschmidt

Label Europa Cinemas: The Selfish Giant – Clio Barnard
Giuria: Alice Black, Rafael Maestro, Petar Mitric e Koyo Yamashita

SACD Prize: Les Garçons et Guillaume, à table! – Guillaume Gallienne
Menzione speciale: Tip Top – Serge Bozon

Illy Prize (corti): Gambozinos – João Nicolau
Menzione speciale: Pouco mais de um mês – André Novais Oliveira

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