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Perdona e dimentica – Life During Wartime – di Todd Solondz: recensione in anteprima

Perdona e dimentica (Life During Wartime, Usa, 2009) di Todd Solondz; con Shirley Henderson, Ciarán Hinds, Allison Janney, Michael Lerner, Chris Marquette, Rich Pecci, Charlotte Rampling, Paul Reubens, Ally Sheedy, Dylan Riley Snyder, Renée Taylor, Michael K. Williams.Dopo i fatti accaduti nel precedente Happiness, la famiglia Jordan tenta di reagire alla depressione e alle ultime

pubblicato 10 Aprile 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 09:25

Perdona e dimentica (Life During Wartime, Usa, 2009) di Todd Solondz; con Shirley Henderson, Ciarán Hinds, Allison Janney, Michael Lerner, Chris Marquette, Rich Pecci, Charlotte Rampling, Paul Reubens, Ally Sheedy, Dylan Riley Snyder, Renée Taylor, Michael K. Williams.

Dopo i fatti accaduti nel precedente Happiness, la famiglia Jordan tenta di reagire alla depressione e alle ultime rivelazioni. E così la vita prosegue per le tre sorelle Joy, Trish e Helen, e per tutti i nuovi e vecchi personaggi del film. È il momento della resa dei conti…

Todd Solondz si cimenta col sequel, ma ovviamente non si tratta di un seguito canonico. Partiamo da un fatto: guardare Perdona e dimentica senza aver visto Happiness farebbe perdere allo spettatore una buona parte del divertimento e dei rimandi, per forza di cose. Ma Perdona e dimentica si comporta meravigliosamente bene anche come film autonomo.

Il geniale regista americano realizza così un “sequel indipendente” in tutti i sensi, e nel quale il concetto di indipendenza continua ad essere la chiave di volta per esplorare e godere dei lavori di un regista che non si è mai piegato a nulla e a nessuno e che, tra una lezione all’università e l’altra, prosegue la sua analisi della società americana, scavando nelle zone d’ombra più inquietanti dell’animo umano.

Perdona e dimentica è il titolo italiano un po’ troppo “chiarificatore” di Life During Wartime, ovvero “La vita durante la guerra”. Come leggere un bellissimo titolo come questo? La risposta va almeno in due direzioni: la vita durante la guerra in Iraq, con una buona fetta di borghesia statunitense convinta che sarebbe stato meglio avesse vinto McCain le elezioni in Usa, e la vita dopo la tempesta, in un periodo di odio in cui si tenta di dimenticare portando rancore per chi ci ha fatto del male.

La solitudine è ancora il filo conduttore, ma la follia di una società appunto costantemente in guerra (contro il mondo, contro gli altri, contro se stessa) è la vera miccia che accende le interpretazioni sul film. In questa mostra di personaggi soli e schizzati, tra nerd e pedofili, ci stanno pure i fantasmi. Che ritornano a tormentare i poveri viventi: e non possono che essere anche loro tormentati, disillusi. Si parla di democrazia, di terrorismo, di perdono e non perdono, di Israele, di Bush e McCain, il tutto senza troppa cognizione di causa.

Cattivo, acido, perfido Solondz. Che scrive le sue sceneggiature senza mai autocensurarsi, con la consapevolezza di andare a mostrare al pubblico personaggi che si comportano come nella vita reale. Che è sporca, odiosa, spesso imbarazzante. Ma come sempre nei lavori del regista dietro l’acidità e i pugni sotto la cinta c’è un mondo per cui spendere più di una lacrima: e se Perdona e dimentica è meno scioccante di Happiness, è anche ancora più umano e aperto alla possibilità del perdono.

Parallelamente Solondz lavora sulla forma e ribadisce un concetto già aperto con l’inedito e sorprendente Storytelling: nel cinema conta in modo consistente la sperimentazione sul modo di raccontare una storia. L’idea concettuale l’aveva poi messa ben in pratica con il folle Palindromi, dove sette attrici (più un giovane attore) interpretavano uno stesso personaggio. La “teoria dei Palindromi” trova un corollario in quest’ultima pellicola, dove tutti i personaggi di Happiness vengono interpretati da attori diversi rispetto al film precedente.

Sono passati infatti dieci anni, ma i volti, le razze e le età di tutti quanti sono cambiati radicalmente. La sperimentazione dà nuova linfa alle cose per Solondz, e così i personaggi si delineano nelle nuove caratteristiche. E il pubblico, formato da aficionados o meno, si ritrova ancora una volta nella pazza girandola della vita, a ridere, rabbrividire e commuoversi di un mondo di personaggi che è fatto a nostra immagine e somiglianza. Un mondo dove l’odio pare regnare sovrano, ma dove alla fine quello conta di più è il sentire ancora il bisogno, dopotutto, di una persona accanto.

Voto Gabriele: 9
Voto Simona: 7.5

Dal 16 aprile al cinema.

Festival di Venezia