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Sergio Leone secondo Italo Moscati

CineBlog è lieta di segnalare la rassegna dedicata a Sergio Leone trasmessa da Radio2. Si tratta di 20 puntate di Italo Moscati per “Alle 8 della sera”, in onda su Radio2Radio alle 20 a partire dal 19 giugno, per la regia di Angela Zamparelli. Dalla trasmissione verrà tratto un libro sul regista pubblicato da Rai-Ediesse.

di carla
16 Giugno 2006 05:54

CineBlog è lieta di segnalare la rassegna dedicata a Sergio Leone trasmessa da Radio2. Si tratta di 20 puntate di Italo Moscati per “Alle 8 della sera”, in onda su Radio2Radio alle 20 a partire dal 19 giugno, per la regia di Angela Zamparelli. Dalla trasmissione verrà tratto un libro sul regista pubblicato da Rai-Ediesse.
Italo Moscati, regista e scrittore,sceneggiatore, ha già scritto e raccontato per “Alle 8 della sera” le storie di Anna Magnani, Vittorio De Sica, Wolfgang e Nannerl Mozart, da cui sono stati tratti altrettanti libri di grande successo. Di recente, ha diretto per la radio lo sceneggiato “Il ritorno di Belfagor” e le puntate di “La Storia in giallo”; per la tv, i documentari “Occhi sgranati”,“Adolescenti ovvero Principianti Assoluti”,“Viziati” e “Il paese mancato”.
Ecco una piccola presentazione di ciò che ci aspetta:

“Sguardi e colpi di pistola. Cieli infiniti. Deserti e cactus. E orizzonti nuovi.
Una montagna di sensibilità e talento, un uomo grande e grosso, un incantatore, un inventore di trappole filmiche, un duellante sotto il sole , un maestro che era stato un alunno, un innamorato dell’avventura e delle donne che non amava scandali e mondanità…E ancora ,un tipo speciale nato nel cinema e per il cinema, che ha lasciato una traccia fatta soprattutto di film pellicole che sono la sua lunga, potente, fascinosa ombra…
Chi era, o meglio chi è Sergio Leone?

Mostre (una fotografica si è aperta alla Casa del cinema a Roma) e premi (ne è stato istituito uno nuovo a suo nome dal Ministero dei Beni Culturali) continuano a ricordarlo. Ogni anno a Torella dei Lombardi, in Campania, si tiene un festival dedicato al regista, il cui padre, regista anche lui, era natom proprio a Torella dei Lombardi.
Sono passati quarant’anni da “Il buono, il brutto e il cattivo” che il regista Sergio Leone realizzò nel 1966 subito dopo lo straordinario successo ottenuto con “Per qualche dollaro in più”, il western italiano più conosciuto nel mondo. Se questo film segnò a sorpresa una data fondamentale nella storia del cinema non solo italiano, l’altro, “Il buono, il brutto e il cattivo” consolidò e definitivamente presentò al pubblico un grande regista, un grande autore, forse l’ultimo inventore d’immagini e di stile che la critica fu “costretta” a scoprire e a valorizzare come merita.
Moscati racconta nelle venti puntate, con il respiro del romanzo, le vicende che hanno costituito una densa trama di lavoro e di emozioni, di vittorie battute d’arresto, amori, famiglia, figli. Una trama impegnativa, appassionante.
Contrariamente a quanto si pensa, considerata l’importanza non solo spettacolare delle sue pellicole, Leone ha fatto molta fatica prima di affermarsi. Ed è proprio da questa fatica, anzi da queste fatiche che parte il racconto di Italo Moscati teso a intrecciare film e vita, allo scopo di entrare in un laboratorio esistenziale e creativo che è culminato con “C’era una volta in America”, l’ultimo suo capolavoro realizzato nel 1984 in cui è sintetizzata la visione del regista su storie e avventure non solo americane, o meglio collocate al centro di quel melting pot, il crogiuolo di razze e di culture, in cui gran parte hanno avuto gli emigranti italiani.
“C’era una volta in America” costituisce un forte addio al cinema. Leone stava preparando prima di morire un grande film sulla battaglia di Stalingrado. Sarebbe stata un’altra tappa dell’esplorazione, carica di sguardi epici, di un artista che aveva per padre un regista del muto molto noto, Roberto Roberti, una madre attrice, e che ha conquistato nonostante la famiglia spazi di lavoro e successo impegnandosi con umiltà, facendo tutto nel cinema (persino l’attore in gioventù) e regalando al cinema stesso e ai suoi spettatori la sua esistenza, conclusa a soli 77 anni. Ma restano i suoi film, che circolano in tutto il mondo, a ricordarlo con continuità.
Sergio Leone e le sue invenzioni: un mulo invece di un cavallo, un cow boy con un sigaro all’angolo della bocca invece di un glabro cavaliere della valle solitaria, un poncio invece di un completo un bluejeans, ovvero una immagine inconsueta affidata a Clint Eeastwood che conferma anche come autore il debito verso l’autore di “Un pugno di dollari” e del “Buono, il brutto, il cattivo”. In queste immagini c’è già l’impronta, il segno personale ed estetico di un regista che aveva diretto film storici-mitologici come “Il colosso di Rodi”, aveva fatto tra l’altro l’aiuto regista di William Wyler per “Ben Hur”; ed è indimenticabile”.