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In the market: la recensione in anteprima

Leggi la recensione in anteprima di In the market, horror made in Italy!

pubblicato 3 Agosto 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 09:41

La storia è sempre la stessa. Tre ragazzi a bordo di un’automobile in un viaggio senza meta, tranne una tappa al concerto del loro gruppo preferito, pestano i piedi alle persone sbagliate e quella che sembrava una vacanza da tutto e da tutti si trasforma in un incubo. Dopo aver subito una rapina che li lascia senza un soldo e senza nemmeno aver potuto avvisare la polizia, i tre ragazzi decidono di trascorrere la notte in un supermercato, con l’idea di spassarsela in una serata di eccessi. In quel piccolo Market però succedono cose terribili quando cala il sole.

Quando Orson Welles diresse Quarto Potere aveva poco di ventiquattro anni. Chi scrive è perfettamente conscio che si sta parlando di un genio assoluto, che aveva già dimostrato il suo talento innato attraverso il teatro e la radiofonia, ciò non toglie che la giovane età non giustifica necessariamente la scarsa qualità di un prodotto artistico, a fronte di buona volontà da vendere. In the market è evidentemente un prodotto realizzato con grande passione, sia dal punto di vista produttivo che da quello cinefilo, ma la matrice indipendente e giovanilistica non può prescindere da un certo rigore e qualità artistica.

Lo spirito di san Quentin Tarantino aleggia incombente sul film fin dall’incipit in cui il gestore dell’immancabile distributore di benzina contempla una scena di Grindhouse. La lezione di Quentin però inizia ad essere evidente quando i tre ragazzi si perdono in un’insulsa disquisizione sulle uova di gallina, evidentemente sulla falsa riga dei discorsi sui massaggi ai piedi o degli hamburger europei di Pulp Fiction, ma con esiti evidentemente differenti.

In the market

Come avevamo sostenuto nella recensione del film At the end of the day, bisogna sottolineare come il cinema italiano abbia realmente bisogno di produzioni indipendenti capaci di attirare l’attenzione di un pubblico appassionato a uno specifico genere, senza l’ossessione di realizzare produzioni forzatamente autoriali. Gli anni più fulgidi del nostro cinema sono stati costruiti su western spaghetti, su horror, su peplum di livello medio ma dal grande successo commerciale. Detto questo bisogna solo togliersi il cappello di fronte al coraggio di Lorenzo Lombardi che da esordiente è riuscito a trovare una produzione e una distribuzione per il suo primo lavoro, ma appare altrettanto evidente che purtroppo il livello qualitativo non sia all’altezza di un’uscita in sala, non solo per l’impostazione adolescenziale di una sceneggiatura scritta come agiografia del maestro Tarantino.

I primi quaranta minuti del film sono costruiti in modo estremamente tarantiniano, tra discorsi inverosimili su argomenti futili e rapinatori inetti con maschere da presidente americano. Improvvisamente la virata verso il gore e lo splatter antropofago, annunciato da una citazione esplicita a Hostel di Roth. Il cambio di registro è evidente, violento. Le immagini illuminate dalle luci al neon girate all’interno del supermercato risultano più fredde, tese e mature, sebbene il progressivo sprofondare nel baratro del dolore sia giustificato solo dal un crescente sadismo insensato, tipico del cinema di Eli Roth.

In the market è un’operazione encomiabile, se presa come un esercizio realizzato tra amici con un budget ridicolo, ma realisticamente è un prodotto che di poco supera il livello amatoriale. La sceneggiatura infarcita di vezzi adolescenziali e citazioni a film amati dal regista è densa di dialoghi e battute che sfiorano il comico involontario, situazione peggiorata dalla mancanza di professionalità degli attori che prevalentemente recitano doppiando la propria voce, lavoro che il missaggio non ha certo contribuito a limare. Altro discorso invece è che un film di questo livello riesca ad avere una effettiva distribuzione in sala, caso emblematico della stagione il film Dreamland, a fronte di molti film di livello più alto che invece restano chiusi nel cassetto di produttori o distributori poco lungimiranti.

Interessante prova di Ottaviano Blitch, visto in Shadow di Federico Zampaglione, nei panni dello psicopatico Adam The Bucther (chissà perché i nomi e luoghi in un film italiano devono essere inglesi!?), unico tra i personaggi del film che riesce a ritagliarsi alcune scene d’effetto, nonostante la sceneggiatura gli metta in bocca delle battute decisamente poco all’altezza del ruolo.

Il film uscirà nelle sale venerdì 5 agosto 2011. Qui potete vedere il trailer.

In the market (Italia, horror) Regia di Lorenzo Lombardi, con Ottaviano Blitch, Elisa Sensi, Rossella Caiani, Marco Martini, Massimiliano Vado, Eleonora Stagi

Voto Carlo: 4,5
Voto Carla: 1