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Les Terrasses: recensione in anteprima del film di Merzak Allouache

Festival di Venezia 2013: Les Terrasses è l’ultimo film in concorso della 70. Mostra del Cinema. Una giornata in un quartiere di Algeri, che Merzak Allouache descrive osservando diverse storie ambientate sulle terrazze delle case della città. Cinema di nicchia per un pubblico più mainstream di quello che si può pensare.

pubblicato 6 Settembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 10:28

Una voce che intona una preghiera si diffonde per tutta la città. È il primo momento di una lunga giornata di preghiera scandita in 5 momenti, che si concluderà solo a notte fonda. Il regista franco-algerino Merzak Allouache comincia così il suo ultimo film, Les Terrasses, osservando la città di Algeri dall’alto, dalle terrazze delle case che la compongono, durante un momento spirituale altissimo.

Eppure lì sotto, poco più in su rispetto al livello del mare, sulle terrazze non c’è tempo per la spiritualità. Secondo il regista, il caos che domina le strade di Algeri ha raggiunto i tetti delle sue case, contaminando una tranquillità che negli ultimi anni la città pareva aver raggiunto rispetto al resto del mondo arabo. Così anche in casa e sulle terrazze, sorta di punto di ritrovo per il vicinato e per le chiacchiere, non si può più star tranquilli…

Cinque quartieri popolari di Algeri: Casbah, Bab el Oued, Belcourt, Notre-Dame d’Afrique e Telemly. Mentre il tempo è scandito dall’invito alla preghiera dei Muezzin, cinque storie si intersecano anche solo per un attimo su altrettante terrazze nel corso di un’intera giornata. Un uomo viene torturato perché non vuole firmare un misterioso documento, sotto l’occhio cinico di qualcuno che gli è in realtà molto vicino. Solo la bambina di una famiglia intransigente tenta di avere un rapporto “normale” con lo zio rinchiuso in una gabbia sul tetto per ragioni inconfessate.

Il proprietario dell’immobile scompare dopo aver cercato ancora una volta di cacciare un’anziana donna che vive abusivamente sulla terrazza: indaga un ex ufficiale di polizia decisamente singolare. Un gruppo di ragazzi usa il tetto del palazzo come sala prove in vista di un’esibizione musicale, finché sul terrazzo adiacente si consuma il dramma di una giovane donna. Nel momento meno opportuno, una piccola troupe televisiva si ritrova nel posto sbagliato.

La prima storia che ci viene introdotta è quella dell’uomo che viene torturato con la testa tenuta sott’acqua da due uomini. Si inizia già a sentire una certa arietta pesante, e siamo anche già piuttosto sicuri che si tratti soltanto dell’inizio. Poi vediamo un ragazzino tornare a casa dopo tre giorni di assenza da una nonna preoccupata e una madre schizzata, poi un uomo chiuso in una gabbia e una bambina che tenta di instaurare un dialogo con lui, e una donna su una terrazza che fissa i musicisti quasi come stesse chiedendo silenziosamente un aiuto…


Sembra che in Les Terrasses tutto sia prima o poi destinato a incontrarsi, incrociarsi e scoppiare, se non sempre a livello pratico almeno a livello di temporalità. Come in un imbuto, le diverse storie vengono incalanate verso un destino comune, proseguendo in modo alternato in un climax sempre più cupo. Non è difficile capire, anche grazie alla scansione dei momenti di preghiera, che tutte le sottotrame toccheranno il loro apice di disperazione nel cuore della notte.

Le continue inquadrature della città dall’alto ci ricordano costantemente che quelle sono “solo” cinque della ipotetiche e più che probabili storie di violenza che si consumano ad Algeri. A farne innanzitutto le spese è a famiglia, che non sta messa proprio benissimo. Nel nucleo fondante della società infatti si soffre, si fanno ricotti, si vive nella paura della scomparsa di un proprio caro, ci si picchia e ci si uccide.

A nulla può infine la “speranza” giovane, rappresentata dal gruppetto di musicisti che sta facendo le prove per un concerto, da improvvisare proprio su una terrazza di Algeri. Prove e concerto sono destinati ad essere lasciati da parte quando la violenza travolge anche il loro entusiasmo. Allouache è molto critico, e con rassegnazione non lascia troppe speranze alla sua città d’origine…

Il regista ha sicuramente la capacità di tenere assieme con ritmo lento e buon senso della minaccia che avanza le diverse storie. Però Les Terrasses lascia la sensazione di essere un film molto composto, che può turbare un pubblico più ampio di quello che si può pensare. Soprattutto, Les Terrasses dà l’idea di essere cinema di nicchia per un pubblico quasi mainstream: un cinema che parla di società malata in modo piuttosto composto per un pubblico composto.

Voto di Gabriele: 6

Les Terrasses [Es-Stouh] (Algeria / Francia 2013, drammatico 94′) di Merzak Allouache; con Adila Bendimerad, Nassima Belmihoub, Ahcene Benzerari, Aïssa Chouat, Mourad Khen, Amal Kateb, Adlen Djemim.

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