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Venezia 2011: Shame – recensione in anteprima del film di Steve McQueen

Steve McQueen porta al Festival il suo Shame. La recensione di Cineblog

pubblicato 5 Settembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:44

Brandon è un uomo di circa trent’anni che vive a New York e che non è in grado di gestire la propria vita sessuale. Dopo che Sissy, la ribelle sorella minore, si trasferisce a vivere nel suo appartamento, gli equilibri del mondo di Brandon vanno fuori controllo…

Il fatto che Hunger non sia mai stato distribuito in Italia resta tra le vergogne assolute della nostra povera distribuzione. Vincitore della Camera d’Or a Cannes nel 2008, l’opera prima di Steve McQueen lanciava il suo regista nell’olimpo dei registi da tenere d’occhio e non perdere per nulla al mondo. Perché Hunger è uno di quei film che ti fanno ricredere nella capacità del cinema di trovare stili potenti e originali e sguardi inediti. Non solo lo sguardo di McQueen, ma anche quello di Michael Fassbender, attore superbo lanciato definitivamente grazie a quel film.

Per tutto questo Shame era particolarmente atteso. Stesso regista e stesso attore di una delle opere prime più entusiasmanti e sconvolgenti degli ultimi anni di nuovo assieme. E ancora una volta con una trama non facile e al limite del provocatorio, ma di cui si potevano subito cogliere alcuni aspetti: un ampio margine di lavoro sui personaggi, con quello stile che McQueen ci aveva già mostrato proprio in Hunger (sì, pensiamo anche e soprattutto a quel pazzesco botta-e-risposta di una quindicina di minuti: quando l’apparente semplicità è in realtà complessa struttura cinematografica).

Shame-image-Michael-Fassbender

Hunger, fame. Shame, vergogna. Non occorre dire di più nei suoi titoli a Steve McQueen per aprire un mondo. Il legame c’è, ed è lo stesso regista a darne una lettura speculare: lì dove un prigioniero usava il suo corpo come mezzo politico per ottenere libertà, qui c’è un uomo in teoria completamente libero ma in realtà in gabbia. Brandon vive a braccetto con il sesso tutto il giorno. Si tratta di un’ossessione al limite del patologico, di un istinto incontrollabile che dev’essere soddisfatto.

Il fatto è che l’uomo è anche il perfetto newyorchese: bello, in carriera, benestante. E nella “città che non dorme mai”, piena di occhi che guardano, Brandon vive nel terrore di essere scoperto e di venire giudicato per ciò che è. Un incubo che diventa ancora più forte dal momento in cui Sissy si trasferisce a casa sua, visto che ora vivrà con lui tra quelle mura, e che porta la sua mania verso un abisso sempre più profondo.

Raccontata così però la storia di Shame potrebbe lasciare uno spiraglio aperto all’idea che si tratti di un film moralista. Dopotutto il sesso viene visto come un atto vergognoso: il problema è capire bene da “chi”. Le opzioni sono due: è visto come vergognoso da Brandon stesso, ed è visto come vergognoso dalla società. Quindi da noi – c’è una scena in particolare che è interessante, quella in cui il capo e amico del protagonista scopre che nel pc di Brandon c’è materiale pornografico, ma crede che sia stato scaricato da altri, disgustosi erotomani: e a sentire quella parole il protagonista volta la faccia, ferito -.

Tolti tutti i dubbi sulla “moralità”, viene cancellata anche la possibilità che Shame sia anche una parabola di redenzione. Per carità. Per fortuna a McQueen non interessa un percorso “curativo”, soprattutto se si tratta di sesso. Shame racconta invece di un tentativo di salvataggio. Forse addirittura di un doppio tentavo di salvataggio. Ma è un percorso difficilissimo, in quanto comunicare con gli altri ed esprimersi sembra sempre più complicato. Qui sta tutto il cuore di Shame: Brandon e Sissy si capiscono forse alla perfezione, ma non riescono a far niente per aiutare l’altro con i propri problemi perché non si riesce a concludere un discorso serio, e si finisce a litigare, spesso attaccandosi velenosamente.

In questa ottica, tutto ciò che vediamo di Shame è filtrato attraverso gli occhi del protagonista. Con uno stile potente, in cui nulla viene lasciato al caso, McQueen affresca il ritratto di un uomo non solo convincente, ma sempre più entusiasmante man mano che il film procede per la sua strada. E attenzione che non c’è nulla di compiaciuto nel film, e neanche le scene di sesso e i nudi sono mai gratuiti. Tutto è preciso, elegantissimo, curato e “freddo” come una lama, e viene quasi da pensare che Shame sia una perfetta trasposizione variata di American Psycho.

Shame tuttavia è un film che perde pian piano la sua perfetta freddezza e si scalda dolorosamente, fino a diventare devastante. L’impossibilità del protagonista di reprimere i suoi istinti e la sua natura all’interno di una città impeccabile e glaciale (New York raramente è stata così bella in un film ultimamente) cattura e non lascia via d’uscita, fino a diventare quasi soffocante. Se tutto questo è possibile è però soprattutto grazie alla straordinaria interpretazione di Fassbender, meraviglioso, coraggioso e toccante. Se non è una Coppa Volpi già assegnata bisogna quasi scendere in piazza.

Voto Gabriele: 9
Voto Simona: 6
Voto Federico: 7.5

Shame (Shame – Regno Unito 2011 – Drammatico 99′) di Steve McQueen con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware, Elizabeth Masucci, Lucy Walters, Robert Montano, Anna Rose Hopkins, Jake Richard Siciliano, Alexandra Vino.

Nel momento in cui andiamo in pubblicazione non sappiamo l’eventuale data di uscita nelle sale italiane.

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