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Venezia 2011: Dark Horse – La recensione del film di Todd Solondz

Todd Solondz racconta una storia d’amore atipica nel film Dark Horse: ecco la recensione da Venezia firmata Cineblog

pubblicato 6 Settembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:42

Dark Horse è incentrato sulla storia d’amore che scoppia tra due “perdenti”: lui ha all’incirca 30 anni, vive ancora con i genitori, lavora per il padre e colleziona avidamente giochi. Il “bamboccione” trova la sua anima gemella in una ragazza che sembra continuamente depressa, e al primo appuntamento le chiede di sposarlo…

Che è successo? È quasi un miracolo: Todd Solondz torna a girare un film a solo due anni di distanza da quello precedente! La carriera del “ragazzaccio” del cinema indipendente americano, che girava regolarmente film dopo il grande successo di Fuga dalla scuola media, aveva subìto una battuta d’arresto dopo l’ardito Palindromes, tra i suoi lavori più complessi. Poi torna a Venezia due anni fa, vince l’Osella per la sceneggiatura con il sottovalutato Perdona e dimentica ed eccolo di nuovo sui binari con Dark Horse.

Che all’apparenza ha tutta l’aria del film minore, semplice e pulito, e che invece ha la complessità di quei lavori capaci di raccontare una visione del mondo senza urlarla o volerla dimostrare a tutti i costi. Si apre con una scena tipicamente solondziana: durante uno scatenato ballo ad un matrimonio ebreo, un uomo e una donna sono seduti ad un tavolo con la faccia annoiatissima. La contrapposizione tra personaggio ed ambiente che lo circonda è già presente sin da subito, ed è la tematica centrale di Dark Horse.

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Il protagonista è Abe (uno straordinario Jordan Gelber), che sembra vivere in una realtà tutta sua, fatta di giocattoli comprati su eBay per diversi dollari e il confronto con un fratello medico che è risultato essere a lungo termine il migliore fra i due. I suoi genitori (strepitosi Mia Farrow e Christopher Walken) sono una tipica coppia borghese che passa la sera davanti alla tv sul divano, e che sognano di vendere la casa per andare a vivere in Florida. Abe è stato per loro il cavallo su cui scommettere (il “dark horse”, che al contrario di ciò che si diceva non è il “cavallo perdente”…), quello che tra i due fratelli avrebbe potuto stupire nonostante le apparenza, e invece…

Quando Abe incontra al matrimonio Miranda (Selma Blair, ancora con Solondz dopo Storytelling), per approcciare un discorso dichiara “Non mi piace ballare”. Ma non gli piacciono molte cose, e l’uomo sembra stare bene solo nella sua cameretta, ovviamente piena di giochi e con le pareti rosse a pois bianchi. Le uniche che vorrebbero aiutarlo e capirlo sono la madre e la segretaria Marie (interpretata da Donna Murphy), ma lui ha solo occhi per Miranda, che anche se accetta di sposarlo lo insulta, più o meno indirettamente e più o meno volontariamente, e gli confessa tardi di avere l’epatite.

Non è più spietato come un tempo, Solondz. Non riprende personaggi dai suoi film per rielaborarli secondo la teoria dei palindromi, e non scava nelle loro ossessioni sessuali, masturbatorie o addirittura pedofile. Eppure non ha smesso di essere il cattivo che è sempre stato, anche se questa volta nasconde bene sotto la patina della coloratissima fotografia il suo lato “peggiore” (ovviamente è il migliore). Per questo a qualcuno il nuovo Solondz ha fatto storcere il naso: non l’hanno (subito) riconosciuto.

Ma se ci si pensa bene Dark Horse è addirittura il film perfetto per arrivare dopo Perdona e dimentica, soprattutto dopo il suo finale. Solondz non guarda beffardo e spietato Abe, anche se gli fa vivere una parabola tutt’altro che consolatoria o felice, anzi. Semmai, per la prima volta, entra letteralmente dentro la sua testa per ragionare su un concetto: quello di fuggire una volta per tutti dalla nostra orrenda realtà, che il regista ha descritto sin dal suo film d’esordio, Fear Anxiety & Depression.

Se non si può fuggire ad un destino infelice e duro anche quando si pensava di aver trovato finalmente la serenità – per Abe si tratta ovviamente di Miranda -, allora forse solo il sogno può essere l’unica via possibile di fuga per esplorare i propri desideri ed una vita che non si potrebbe mai avere nella realtà. E dove forse si può anche ballare. Solondz parla candidamente anche di sogni ad occhi aperti, sia chiaro. E pur se sembra addolcito si accanisce contro il destino del suo “bamboccione” in tutti i modi possibili, tant’è che gli ripetono che “Nessuno si ricorderà di te”. Nel finale, di una tenerezza disarmante, Solondz però ci spiazza: perché chi prevedeva quel terribile destino per Abe non sa che ha perso la sua scommessa.

Voto Gabriele: 8

Dark Horse (Dark Horse – Usa 2011 – Drammatico 84′) di Todd Solondz con Selma Blair, Christopher Walken, Donna Murphy, Justin Bartha, Mia Farrow, Aasif Mandvi, Di Quon, Zachary Booth, Lee Wilkof, Jordan Gelber.

Al momento in cui pubblichiamo la recensione non sappiamo l’eventuale data di uscita nelle sale italiane.

Una clip e foto dal film

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