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Roma 2013 – I Corpi Estranei – Recensione in Anteprima

Primo film italiano in Concorso al Festival di Roma – ecco I Corpi Estranei di Mirko Locatelli

pubblicato 12 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 07:28

39enne al suo secondo film da regista, 7 anni dopo Il primo giorno d’inverno, presentato in concorso nella sezione Orizzonti della 65ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Mirko Locatelli ha avuto l’onore e l’onere di inaugurare il Festival Internazionale del Film di Roma ‘italiano’ in ambito Concorso. I Corpi Estranei è infatti uno dei due titoli tricolori che punteranno al Marc’Aurelio d’Oro. C’era molta attesa nei confronti di questa opera seconda, con protagonista assoluto Filippo Timi e una ricezione da parte della stampa ‘tiepida’, tra stentati applausi e sbadigli di perplessità.

Il film di Locatelli prova a raccontare la quotidianità di due corpi distanti, tanto nell’età quanto nell’etnia. Antonio, padre grezzo, schietto, razzista, da solo a Milano per stare al fianco del piccolo Pietro, suo figlio malato di cancro; e Jaber, quindicenne in città insieme ad un gruppo di connazionali, emigrato in Europa dalla Tunisia. I due si incontrano e si scontrano all’interno dell’ospedale che li vede ogni giorno pregare, sperare, imprecare, affinché i propri amati possano guarire e tornare a casa. Ma se da una parte c’è un ragazzo che prova in tutti i modi ad avvicinarsi ad un uomo sopraffatto dal dolore, dall’altra c’è un padre che guarda con orrore allo straniero e agli arabi ‘che puzzano’, portando i due a scrutarsi, ad odiarsi, ad aiutarsi, ad avvicinarsi. Al termine di una sfiancante rincorsa di 98 minuti.

I Corpi Estranei vive di semplicità, della normalità di un dolore. Per oltre un’ora vediamo Timi fumare, Timi mangiare, Timi giocare con il figlio, Timi telefonare, Timi prendere il caffè, Timi guardare di sbieco chiunque non parli italiano. La sceneggiatura è scarna, per non dire ridondante e ridotta all’osso. Quel poco che avviene si fa strada con stancante lentezza, in modo da ‘documentare’ la flebile evoluzione degli eventi. Legati ad un’operazione, ad una febbre che sembra non voler scendere, al pianto di un bambino e all’inattaccabile razzismo di un adulto che proprio non vuole cogliere la gentilezza e la vicinanza di chi lui odia a prescindere.

Timi, mattatore assoluto, è come al suo solito eccellente. Implacabile nel puntare il dito, adorabile nei confronti del piccolo figlio malato, ambiguo nell’affidarsi alla preghiera, tra un Padre Nostro e una bestemmia, eroico nel riuscire ad andare avanti giorno dopo giorno, tra soldi che diminuiscono e la salute di un bimbo che sembra non migliorare. Un Timi a 360°, tanto detestabile quanto encomiabile, letteralmente fagocitato da Locatelli che ha di fatto realizzato l’intero film poggiandolo sulle sue forti spalle, recitativamente parlando sempre più invidiabili. Peccato che a mancare sia stato il contorno, troppo povero per ‘resistere’ tanto a lungo e inspiegabilmente troppo silenzioso, con lo splendido tema musicale dei Baustelle utilizzato con il contagocce. Questi due corpi così distanti eppure così vicini si sfiorano e si temono, per poi impattare ed imparare a rispettarsi alla fine di un’opera apprezzabile ed interessante nel soggetto, ma oggettivamente indifendibile nella sua costruzione.

Voto di Federico: 5

I Corpi Estranei (Italia, drammatico, 2013) di Mirko Locatelli; con Filippo Timi, Jaouher Brahim, Gabriel De Glaudi, Tijey De Glaudi, Dragos Toma, Naim Chalbi, El Farouk Abd Alla

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