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Le démantèlement: recensione in anteprima del film in concorso a Torino 2013

Torino Film Festival 2013: dopo Le vendeur torna Sébastien Pilote con Le démantèlement. A suo modo un film “speculare” nella trama rispetto all’esordio, ma con la stessa sensibilità nel tracciare il percorso del suo protagonista. Un po’ faticoso, ma ripaga a livello emotivo. In concorso.

pubblicato 22 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 07:00

Nonostante il nome della fattoria che possiede sia Gagnon & Fils, Gaby non ha figli, bensì due figlie, per di più cresciute in città e senza il minimo interesse per la campagna. Quando però una delle figlie, in procinto di separarsi, gli chiede un aiuto economico, Gaby, che non dispone del denaro necessario, non esita a fare ciò che è necessario per amore della famiglia: vendere la fattoria e i terreni di proprietà, per trasferirsi in un piccolo appartamento nel paese più vicino.

Un uomo attaccato con i denti al suo lavoro e un uomo che deve iniziare a pensare seriamente di smettere di lavorare. Sono i due protagonisti di Le vendeur e Le démantèlement, i due film diretti da Sébastien Pilote (il primo era in concorso a Torino nel 2011, il secondo è in concorso in questa edizione).

Il filo conduttore è la crisi economica, che entra a gamba tesa nelle vite tranquille di due uomini ordinari. Certo, Marcel Levesque era il miglior rivenditore d’auto del suo piccolo paesino, e Gaby ha la fattoria di pecore più bella della sua zona. Ma questo sono: due uomini normalissimi, tranquilli, taciturni, che sembra quasi che la vita se la lascino scivolare addosso.

Non è proprio così, ma è singolare questa contrapposizione tra attaccamento al lavoro del primo caso e obbligo di lasciar perdere un lavoro di anni e anni del secondo. Ciò che interessa a Pilote evidentemente non è certo raccontare una crisi finanziaria, semmai quella di scavare nell’anima e nei sentimenti dei suoi protagonisti. Scovandone, in entrambi i casi, le angosce, i ricordi, i tormenti, le paure e pure le sconfitte di fronte alla realtà.


Come Le vendeur, Le démantèlement parte lento, a tratti lentissimo. Anche più del precedente: ma, come in quel caso, riesce a farti affezionare per davvero al protagonista e al suo percorso. Forse in questo caso pecca con un po’ troppe “trovate emotive finali”, rischiando di smorzare quell’emozione che con abilità aveva costruito fino a quel momento.

Ma nonostante la sua narrazione a passo lento, causa una descrizione iniziale fin troppo dettagliata del quotidiano di Gaby, il film di Pilote ha la giusta sincerità nel trattare una parabola molto dolorosa e che non fa sconti a niente e a nessuno. Altro che pura e semplice dicotomia città/campagna o tradizione/progresso: qui ad un certo punto entra in scena un’incolmabile incomunicabilità tra due generazioni che vivono dolori che non riescono neanche bene a spiegarsi l’un l’altra.

Lo spettatore rischia addirittura di sottovalutare il personaggio di Marie, la figlia più grande “che se ne approfitta di Gaby”, quando invece si capisce con pochi dettagli che vive una situazione durissima. Più a fuoco invece la figura della figlia più giovane dell’uomo, Frederique, che – complice la sua giovane età – ha forse uno sguardo più puro e sensibile verso i dolori e le scelte problematiche che il padre sta affrontando per garantire loro un futuro migliore.

Pilote ci racconta quindi una grande “storia d’amore”: la storia dell’amore di un uomo per le sue figlie, per la sua terra, per i suoi ricordi. Non è detto però che il concetto di famiglia ne esca pulito, anzi. A dirla tutta ne esce piuttosto con le ossa rotte, e il quadro è così verosimile che fa quasi male.

Il regista ha un gusto molto raffinato per le inquadrature, e Gabriel Arcand (bravissimo) ha sempre un grande senso di dignità in ogni sguardo. C’è però un abuso di musica, e forse senza troppe chitarre l’impatto emotivo sarebbe arrivato comunque. Ma analizzandolo per bene, in realtà Le démantèlement tratta il suo personaggio con una distanza più marcata di quel che si pensa, e forse per questo funziona…

Voto di Gabriele: 7

Le Démantèlement (Canada 2013, drammatico 111′) di Sébastien Pilote; con Gabriel Arcand, Gilles Renaud, Lucie Laurier, Johanne-Marie Tremblay, Sophie Desmarais, Dominique Leduc.

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