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Yves Saint Laurent: prima clip in italiano e intervista al regista Jalil Lespert

Yves Saint Laurent: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul dramma biografico di Jalil Lespert nei cinema italiani dal 27 marzo 2014.

pubblicato 21 Marzo 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 06:38

Aggiornamento di Pietro Ferraro

Disponibile una prima clip in italiano di Yves Saint Laurent, il biopic sul celebre stilista francese diretto da Jalil Lespert e interpretato da Pierre Niney, Guillaume Gallienne, Charlotte Le Bon, Laura Smet e Marie De Villepin.

Questo ritratto dello stilista, l’unico approvato da Pierre Bergé, racconta come Yves Saint Laurent, nonostante le incertezze e le paure, sia riuscito a trasformare e innovare radicalmente il mondo della moda, diventando egli stesso un’icona del XX secolo.

A seguire trovate un’intervista al regista Jalil Lespert e se volete approfondire è anche disponibile una recensione in anteprima del film.

Com’è nato il progetto?

Volevo raccontare una grande ed epica storia d’amore. Volevo anche dar vita a personaggi che lottano per realizzare i loro sogni. Mentre riflettevo su queste idee per il mio nuovo progetto, mi è venuto in mente YVES SAINT LAURENT. Ero emozionato all’idea di fare un film sul grande stilista francese e su Pierre Bergé.

Cosa c’era di così speciale nella vita e nella carriera di Yves Saint Laurent da affascinarti tanto?

Per cominciare mi ha sempre colpito molto il carisma di Yves, ma anche la sua vulnerabilità e la sua innocenza. Era estremamente intelligente e completamente dedito alla sua arte. Inoltre la sua storia d’amore con Pierre Bergé, durata una vita intera, mi ha sempre commosso. E poi oltre alla sua storia d’amore, Yves ha ovviamente rappresentato una straordinaria forza creativa. Era un vero artista, incredibilmente produttivo, e sempre in anticipo sui tempi era un vero avant-gardist. Oltre ad essere un creativo, aveva capito quanto fosse importante l’abbigliamento nella vita di tutti i giorni, ha realizzato abiti per le donne moderne in un periodo in cui le donne erano ancora considerate cittadine di seconda classe. Non era tanto un osservatore della sua epoca quanto una persona che ha contribuito a darle forma. Tanto coraggioso da far indossare alle donne abiti da uomo, compresi pantaloni e giacche da smoking, senza che rinunciassero alla loro femminilità. Per quegli anni si è trattato di una vera rivoluzione.

Che tipo di ricerche hai fatto?

Penso di aver letto e visto praticamente qualunque cosa legata anche lontanamente a Yves Saint Laurent. Ho dovuto impegnarmi sul serio, perché all’inizio non sapevo molto di lui e perché nei libri che sono riuscito a trovare non c’era quasi niente sulla vita privata di Yves. E’ stata una cosa lunga e difficile. Sono riuscito a ricostruire vent’anni della sua vita. Poi ho deciso di provare a prendere un po’ le distanze per poter lasciare spazio alla finzione o usare i fatti per aggiungere ritmo alla storia e far progredire la trama. E poi ho iniziato a girare il film.

Com’è stato lavorare con Pierre Bergé durante la fase delle ricerche?

Non avrei mai fatto il film senza il consenso di Pierre, non perché si tratta di un personaggio importante, ma perché è stato il compagno di Yves per tutta la vita. Pierre Bergé fa parte integrante della vita di Saint Laurent, non puoi portare sullo schermo l’uno senza l’altro. Avevo bisogno di sentire che Pierre era dalla mia parte per poter accedere ad alcune informazioni che solo lui poteva darmi. Volevo che mi comunicasse quali fossero i suoi pensieri e i suoi sentimenti riguardo a tutta questa impresa. Inoltre per me era importante incontrare l’intera “famiglia YSL”, cioè tutti coloro che hanno collaborato con Yves e che fanno parte della Fondazione. Sono tutti ancora molto legati allo stilista, morto appena cinque anni fa. Dai documentari che ho visto mi sono reso conto che l’atmosfera nell’atelier di Saint Laurent era molto familiare. Naturalmente desideravo incontrarli uno per uno. Anche se all’epoca quella casa di alta moda funzionava già come un’industria, vi si respirava uno spirito di squadra. Si tratta di un elemento fondamentale perché è correlato alla storia d’amore tra Yves e Pierre, nel senso che l’aspetto pubblico e quello privato sono sempre strettamente collegati. Si tratta di due aspetti inscindibili, proprio come accade in una compagnia teatrale. Volevo che nel film questo elemento emergesse, per cui ho dovuto prima imparare a conoscerlo io stesso.

Il film è innanzi tutto una bellissima storia d’amore…

L’aspetto che mi ha colpito è che si tratta della storia di due personaggi eccezionali, uno dei quali un vero genio, con tutto quello che questo comporta in termini di difetti e sofferenze. Inoltre, secondo la diagnosi dei medici, Yves era un maniaco depressivo. Quello che mi è parso affascinante è stato cercare di capire come i due protagonisti siano riusciti a rimanere insieme per tutta la vita, nonostante la malattia di Yves e la pressione esercitata dal lavoro. Sono riusciti a portare avanti i loro sogni e a superare ogni limite, quanto più si sono spinti oltre, tanto più la loro storia d’amore è stata messa alla prova, rinascendo più forte dopo ogni ostacolo. Ecco perché è una storia d’amore senza precedenti e così coinvolgente. L’intensità dei sentimenti è cento volte maggiore…

Il film parla anche del desiderio di libertà che si manifesta nella creazione artistica. Esiste un parallelismo tra la creazione in ambito cinematografico e quella nel campo dell’alta moda?

Forse ci sono dei collegamenti dal punto di vista del business. In entrambi i casi si parla di molti soldi e di vere e proprie sfide sul piano finanziario che sfuggono completamente allo spirito libero degli artisti! Questo può implicare una sorta di limite alla creatività, ma sono convinto che Yves lo avesse completamente superato. Per come la vedo io, credo che lui si sentisse artisticamente limitato dal fatto di essere confinato alle creazioni di moda, nonostante il suo enorme successo. In qualche modo deve essersi sentito frustrato nel fare “solo” quello. Eppure il processo creativo è ancora più elettrizzante quando subisce il condizionamento di alcuni standard da rispettare, penso che i vincoli stimolino la creatività. Immagino che Saint Laurent però ne abbia sofferto perché nel suo intimo era un vero spirito libero. Aveva dovuto accollarsi un sacco di responsabilità fin da giovanissimo. Aveva una personalità dalle molte sfaccettature, ha traballato sotto il peso delle sue responsabilità nella vita personale e lavorativa, ma è rimasto sempre un’icona. E allo stesso tempo desiderava solo una cosa: fuggire! Pensava di aver bisogno di andarsene lontano per capire se aveva ancora voglia di tornare a disegnare abiti, perché ci sono stati momenti in cui non ne era tanto sicuro.

Hai fatto attenzione a non fare un ritratto di Yves troppo lusinghiero. Anzi, hai mostrato i lati più fragili e commoventi del suo carattere, ma anche quanto fosse irritabile e poco fedele.

Questa è la storia di un uomo che ha avuto un successo incredibile nel suo lavoro per circa vent’anni, dal 1956 al 1976. Appena ventunenne Yves aveva già ottenuto amore e gloria. Era stato improvvisamente nominato direttore artistico della Dior, e per un ragazzo della sua età si è trattato senz’altro di una responsabilità immensa. La maison Dior all’epoca era un’impresa di enormi dimensioni in Francia. Nello stesso periodo aveva incontrato Pierre Bergé, con il quale ha poi trascorso i successivi diciotto anni. Poi Yves ha inaugurato il suo marchio. E’ stato il primo a rendere l’alta moda più accessibile applicando gli stessi standard di qualità dell’alta moda al prêt-à-porter. Ma nonostante la sua costante energia produttiva, ha attraversato momenti di crollo emotivo e di crisi derivanti dalla routine “coniugale”, e più tardi ha attraversato crisi esistenziali e di ansia. Prendendo in considerazione quei vent’anni di attività abbiamo potuto descrivere momenti emotivamente molto forti della sua vita. Quando racconti una storia d’amore, c’è sempre una tensione che cresce fino al punto in cui ti chiedi se la coppia ce la farà a reggere. Nella storia di Yves e Pierre, paradossalmente la risposta va cercata nel 1976: proprio nel momento in cui attraversavano la loro crisi peggiore Yves dava vita alla sua migliore collezione, la Russian Ballet Collection.

Parlami del cast.

Sono stato fortunato ad incontrare Pierre Niney e Guillaume Gallienne. Sono assolutamente complementari e, pur essendo molto diversi, hanno qualcosa in comune: condividono la stessa etica del lavoro e l’amore per la parola scritta perché entrambi sono attori con una formazione accademica. Ci vogliono molta dedizione e grande intelligenza per interpretare personaggi così straordinari. Hanno entrambi un grande talento e il loro approccio al lavoro è caratterizzato da una grande apertura mentale, che non cade mai nell’intellettualismo, sono pieni di vita e in grado di impadronirsi completamente del loro ruolo. Sono riusciti a trovare il giusto equilibrio tra la loro grande capacità tecnica e la necessità di rappresentare una storia d’amore durata vent’anni, il che implica l’evoluzione del linguaggio e l’uso degli aspetti emotivi e vitali della recitazione. Credo che la riuscita del film sia in gran parte merito loro.

Come hai lavorato con loro?

Mi innamoro di tutti i miei attori, soprattutto quando giro una storia d’amore. Cerco di essere il più protettivo e rassicurante possibile. Ma gli attori bravi sono intelligenti, e quindi credo che a volte devi lasciarli fare per poi magari chiedere loro di fare dei cambiamenti, sempre che siano d’accordo. D’altronde sono un attore anch’io, motivo per cui mi sento vicino ai loro. Cerco di scegliere il cast e la troupe migliori, perché possano contribuire con le loro idee, e apportare solo degli aggiustamenti di tanto in tanto. Ma spesso, quando hanno davvero tanto talento, capiscono quello che vuoi ottenere molto velocemente e qualche volta addirittura meglio di te che sei il regista!

Che tipo di cinema volevi fare?

Non avevo idee precostituite in proposito. Non mi ritengo un “autore” perché penso che bisogna usare qualsiasi strumento a disposizione per fare il film nel miglior modo possibile. Non mi interessa creare una bella inquadratura per amore dell’inquadratura in sé e per sentirmi compiaciuto. Cerco di fare le riprese più lunghe possibili. E se per riuscirci devo usare una Steadicam, una gru, un dolly o qualsiasi altra attrezzatura, lo faccio senza esitare per restare più aderente possibile a quello che sto girando. Le cose che mi interessano di più sono gli attori e le situazioni. Voglio che siano sempre credibili. Non cerco di essere “un artista”, voglio fare un film che racconti una storia nel modo più accurato possibile e che sia funzionale allo scopo che mi propongo.

Come ti sei orientato per i costumi?

Effettivamente il lavoro sui costumi è stato il doppio di quello che si fa normalmente per un film. Innanzi tutto abbiamo dovuto creare costumi dell’epoca in cui si svolge la storia, che aiutassero a ricreare l’atmosfera e riflettessero i cambiamenti avvenuti nella moda in quei vent’anni. Poi abbiamo dovuto fare delle ricerche e cercare di prendere le decisioni giuste riguardo ad alcune delle collezioni più celebri di Saint Laurent. Per questo aspetto abbiamo avuto l’aiuto di Pierre Bergé e della Fondazione, e siamo stati tanto fortunati da poter usare gli abiti originali. Anche perché per la Fondazione realizzare delle repliche di quei costumi non è assolutamente un’opzione da considerare, soprattutto perché molti dei tessuti usati da Saint Laurent all’epoca non esistono più.

Come hai scelto i modelli che hanno indossato quegli abiti?

Li abbiamo scelti in relazione alla loro capacità di portare quei capi unici, i vestiti conservati alla Fondazione Saint Laurent che vengono indossati solo di rado in occasione di qualche mostra o evento. Abbiamo dovuto cercare ragazze molto sottili e slanciate perché le modelle di quegli anni non avevano la stessa struttura delle ragazze di oggi, nella maggior parte dei casi indossavano taglie small o extra small! E’ stato un vero problema. Ma una volta trovati gli indossatori giusti e una volta che abbiamo cominciato a lavorare con le luci su quegli abiti, è stato fantastico. E’ stato molto complicato perché le ragazze potevano tenere gli abiti al massimo per due ore di fila e poi dovevano toglierli per problemi di strofinio o di sudorazione, o cose del genere. La costumista Madeline Fontaine ha fatto un lavoro incredibile per questo film.

Le scenografie sono incredibili…

E’ stato un lavoro analogo a quello fatto per i costumi, dato che anche in questo caso abbiamo beneficiato dell’aiuto della Fondazione. Ovviamente abbiamo scelto di girare nelle vere location ogni volta che potevamo, cercando i luoghi dove Saint Laurent ha realmente vissuto e lavorato: lo studio dove ha lavorato dal 1974, Majorelle, in Marocco, e l’Hotel Intercontinental (oggi Westin), dove Saint Laurent organizzava le sue sfilate due volte l’anno. Abbiamo tratto ispirazione dai luoghi e dalla gente che ha vissuto e ha lavorato lì, in modo da poter poi trasferire quelle sensazioni nel film.

Yves Saint Laurent: trailer italiano del biopic sul grande stilista francese

Yves Saint Laurent: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul dramma biografico che uscirà in Italia il 27 marzo 2014.

Aggiornamento di Pietro Ferraro

Disponibile un trailer italiano di Yves Saint Laurent il biopic francese diretto da Jalil Lespert e co-sceneggiato da quest’ultimo con Jacques Fieschi, Jérémie Guez e Marie-Pierre Huster.

Il film basato sulla vita dello stilista Yves Saint Laurent a partire dal 1958 è l’unico lungometraggio approvato da Pierre Bergé, ex compagno del celebre creatore di moda.

Il film che vede protagonista Pierre Niney basato in gran parte sulla biografia di Saint Laurent scritta da Laurence Benaïm e reminiscenze di Bergé dal suo libro “lettere a Yves”.

Il resto del cast include Guillaume Gallienne, Charlotte Lebon, Laura Smet, Marie de Villepin, Xavier Lafitte e Nikolai Kinski.

Parte delle riprese sono state realizzate con il supporto di Bergé, che ha inviato modelli per la ricostruzione della famosa collezione Opéra Ballets Russes di Saint Laurent del 1976. La fondazione Bergé ha prestato al film 77 abiti d’epoca e ha permesso a Lespert di filmare alcune scene presso la propria sede in Avenue Marceau a Parigi.

Nel 1957 a Parigi il ventunenne Yves Saint Laurent è chiamato a dirigere la grande casa di moda fondata da Christian Dior, da poco scomparso. Da quel momento tutti gli occhi e riflettori sono puntati su di lui: il mondo del fashion è impaziente di scoprire il talento del promettente stilista. Durante la presentazione della sua prima collezione Yves conosce Pierre Bergé (Guillaume Gallienne) che da quel momento diventerà suo compagno di vita e di affari. A tre anni da quel magico incontro i due fondano insieme la Yves Saint Laurent Company, destinata a divenire uno dei marchi di moda più famosi.

Yves Saint Laurent: il primo trailer del biopic sul grande stilista francese

La moda è una forma d’arte riconosciuta, proprio grazie a geniali innovatori come Yves Saint Lurent: se nel 2009 il cinema aveva omaggiato Coco Chanel con Coco avant Chanel (leggi la recensione) oggi l’attore francese Jalil Lespert ha deciso di iniziare una nuova cariera come regista dedicando un biopic allo stilista scomparso nel 2008 e universalmente riconosciuto come uno dei più influenti designer degli ultimi 50 anni.

Nato nel 1936 in Algeria, da un’agiata famiglia francese, si trasferì diciottenne a Parigi, dove iniziò a far pratica nell’atelier del leggendario Christian Dior, che rimasto colpito dall’eccezionale talento del giovane, lo designò, nella seconda metà degli anni ’50, come suo erede nella grande maison da lui fondata. Dior morì di lì a poco a Yves si ritrovò, poco più che ventenne, a capo di una delle più blasonate case di moda del mondo. Ma nel 1960 venne arruolato nell’esercito francese per servire in Algeria: i suoi sogni andarono in frantumi e nonostante venne riformato dopo pochi mesi la sua carriera da Dior era finita.

Grazie all’aiuto dell’industriale Pierre Bergé fondò la casa di moda che porta il suo nome e tutto il resto è storia. Il film di Lespert si concentra su questi anni convulsi, gli anni giovanili e rivoluzionari dell’artista: protagonista il giovane Pierre Niney, già protagonista di 20 anni di meno e Emotivi anonimi, nei panni dello stilista (e dal trailer possiamo notare una somiglianza incredibile tra i due), affiancato da Guillaume Gallienne (Marie Antoinette), nei panni di Bergé. Il film uscirà nelle sale francesi l’8 gennaio, mentre non è ancora stata resa pubblica una data di uscita italiana.

Cast

Pierre Niney: Yves Saint Laurent
Guillaume Gallienne: Pierre Bergé
Charlotte Lebon: Victoire Doutreleau
Laura Smet: Loulou de la Falaise
Marie de Villepin: Betty Catroux
Xavier Lafitte: Jacques De Bascher
Nikolai Kinski: Karl Lagerfeld
Ruben Alves: Fernando Sánchez

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