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Frozen, un dono di Natale contro comiche inutilità

La sfida di Natale vede schierato un esercito di commedie italiane contro un solo fantasy e pochi prodotti d’autore. Situazioni lontane da quanto accadeva vent’anni fa, quando a trionfare erano cartoni classici come “La Bella e la Bestia” e uno stuolo di pellicole di qualità. Ma qualcosa potrebbe cambiare questo Natale e quell’incognita si chiama “Frozen”.

pubblicato 25 Dicembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 05:48


C’era una volta un paese (l’Italia) in cui le famiglie durante il Natale facevano la fila al cinema per vedere insieme ai loro cuccioli il cartone delle feste (La Bella e la Bestia). A quel tempo le fiabe erano talmente belle e coinvolgenti che si tornava a vederle anche più volte durante le vacanze, mentre dalla sala si usciva tutti felici canticchiando puntualmente motivetti che diventavano istantaneamente classici musicali per tutti.

A quel tempo i cinepanettoni neanche si chiamavano così perché non avevano l’abitudine di uscire durante le feste ed erano, talvolta, anche film divertenti e ben scritti (Anni ’90). Inoltre, magari quello stesso Natale, si poteva andare comodamente nelle sale di città e scegliere il proprio film tra grandi avventure d’autore (L’ultimo dei Mohicani), blockbuster commerciali zeppi di star (Guardia del corpo) o drammi giudiziari dalle regie esemplari (Codice d’onore), senza dimenticare commedie fantasy che sarebbero diventate cult (La morte ti fa bella) o gemme d’autore fiorite grazie al passaparola (Un cuore in inverno)…”

Favole? Non proprio. Perché tutto questo accadeva davvero in un tempo lontano lontano, un remoto 1992 in cui il pubblico delle feste era decisamente diverso (ed era “reso” diverso anche dall’offerta natalizia). Tempi in cui i cellulari non potevano ancora rubarci il silenzio e il film era percepito realmente come un rito. Un’atmosfera quasi “mitica” avvolgeva sale magari meno comode ma di sicuro più genuine, dove gli unici rumori udibili erano le risate, i singhiozzi e gli “ooh” di stupore, commento extradiegetico all’emozione della visione.

Ma lasciamo stare la poesia e veniamo all’oggi. Perché quanto sopra non fa che ribadire le distanze siderali (e culturali) fra quella società e l’attuale, fra un passato impossibile da replicare e il presente al quale occorre giocoforza adattarsi. Che cosa resta allora di quel cinematografico Natale 1992, quando il pubblico decretava il successo di titoli che sono diventati film del cuore per molti? Nulla o poco.

Il prodotto comico nazionale, non più ghettizzato in un meglio identificabile cinepanettone, si è appropriato di tutti gli spazi possibili, scomponendosi in variabili indirizzate a target apparentemente differenti ma in realtà del tutto interscambiabili (la triade Parenti-Pieraccioni-Brizzi che attinge, con modalità diversificate, dal medesimo calderone di scontate italianità). Il fantasy resta solo quello di lusso (Lo Hobbit), ancora godibile come un’avventura del passato ma inficiato da una lunghezza che poco si addice agli avventori “natalizi” e piagato dal 3D. E mentre il cinema d’autore si corazza ormai dietro un solo titolo dalle potenzialità più “popolari” (Philomena, perché il caso Still Life, con le sue 40 sale, è affare quasi da cinestudio), bisogna aspettare l’anno nuovo per godersi visioni meno concilianti e duetti d’attori esemplari (American Hustle)

Di quel 1992 però qualcosa è traghettato anche in questo Natale 2013. Perché tra prodotti d’animazione omogeneizzati (Piovono Polpette 2) e altri dal target più difficile (Capitan Harlock), ecco (ri)spuntare la favola. Non quella Pixar adulta e post-moderna ma quella semplice e di disneyana fattura. Una fiaba quasi antica ma visibilmente aggiornata alle esigenze moderne. Ad infondergli vita non sono più (lo affermo con un po’ di malinconia) le mani pazienti dei disegnatori ricurvi sui tavoli, ma il lavoro altrettanto certosino dei pittori del software, capaci di dare corpo a visioni sbalorditive per tecnica e ritmo.

Frozen” è una meraviglia visiva per tutti, una fiaba femminista canterina, avventurosa e piacevolmente prevedibile, che osa, in linea con la più recente e “revisionista” ottica disneyana, relegare i principi-bambolotti in un cantuccio giusto per dedicarsi ad una causa più alta: il rapporto sentimentale tra due sorelle. Già solo per questo meriterebbe più attenzione della media dei cartoni recenti, fin troppo persi nei loro esasperati ammiccamenti e smorfiette. Per di più il film vanta numeri musicali che, pur non raggiungendo le vette del duo Alan Menken-Howard Ashman, quantomeno azzardano un importante avvicinamento a quella tradizione musicale che ha fatto storia. Non ci dispiacerebbe affatto se questo Natale a creare una felice complicità fra grandi e piccini, genitori e figli, nonne e nipoti fosse proprio questo cartoon Disney della “rinascita”, piuttosto che la mascherata ipocrisia della commedia tricolore, incapace di uscire dalla propria dimensione qualunquista, televisiva e smaccatamente “cine-panettonesca”.

Così, e un po’ silenziosamente (perché a parlar male di questi film si rischia di essere tacciati per anti-italiani), ci auguriamo che “Frozen” possa sparigliare le carte di una sfida natalizia fin troppo sbilanciata e vinca a mani basse sopra tutti, riportando almeno in sala l’essenza di quel Natale “freddo” e illuminato dal calore della fiaba, un Natale in cui per un paio d’ore si potrà fare a meno di grevità, comicità ruffiana e televisiva o inutili cine-pandori concepiti a misura del proprio ego.

“Che Natale di m…..” dice una gloriosa attrice di rivista in uno dei film natalizi più gettonati di questo fine 2013. Se lo sarà o meno però dipende unicamente dagli spettatori e dalle loro scelte. Personalmente non è delitto augurarsi di non dover sentire più battute rivolte alla pancia invece che alla testa, incorniciate, ahimè, da fragorose risate. Sarebbe un primo, timido passo per tornare indietro verso la magia di quel lontano Dicembre 1992…
Perchè se quel cinema e quei (grandi) film torneranno mai in sala sarà soltanto il pubblico a deciderlo.

Buone feste a tutti i fedelissimi di Cineblog!

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