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Hunger Games: Recensione in Anteprima

In anteprima su Cineblog la recensione dell’atteso Hunger Games, diretto da Gary Ross e con Jennifer Lawrence

pubblicato 24 Aprile 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 02:08

Un successo commerciale roboante negli States, a fronte di una critica di gran lunga più tiepida. Con queste premesse approderà nelle nostre sale Hunger Games, primo e molto probabilmente non ultimo capitolo della nuova trilogia tratta dall’omonima opera di Suzanne Collins. Best Seller sulle pagine del New York Times, USA Today e Wall Street Journal, insignito di un cospicuo numero di riconoscimenti e già assurto a vero e proprio caso letterario da almeno due anni. Insomma, un fenomeno reale, la cui trasposizione sul grande schermo altro non rappresenta che il naturale sbocco.

Tra speranze e perplessità, in parte fondate e in parte dovute a comprensibili pregiudizi, l’accostamento con Twilight sembra altrettanto scontato. Piacciano o meno, la due penne (quella della Collins e quella della Meyer) calcano andamenti diversi, illustrando due universi che nemmeno si toccano – a giudicare da questo primo episodio, neanche in ambito cinematografico. Un soggetto davvero intrigante, dai contenuti senz’altro più forti e maturi, quello su cui poggia Hunger Games.

E poi… beh, poi c’è una Jennifer Lawrence in stato di grazia, a cui viene affidato il compito praticamente di trainare questa pellicola. Di carne al fuoco, dunque, si può pure dire che non ne manchi. Vedremo di seguito se saremo in grado di dirimere certi dubbi che attanagliano curiosi e non, nel tentativo quantomeno di comprendere cosa ci sia di buono o meno buono in un progetto che, già lo sappiamo, spaccherà nettamente in due il giudizio sia di critica che di pubblico.


Lo scenario muove da alcune premesse spiccatamente orwelliane, collocandosi in un imprecisato futuro in cui il misterioso Campidoglio della nazione di Panem governa con carota e bastone su ben 13 Distretti. A causa di una rivolta avvenuta parecchi decenni prima rispetto ai fatti narrati, ogni anno si tiene immancabilmente un evento, anzi, l’Evento. E’ infatti in occasione del Giorno della Mietitura che si svolgono i cosiddetti Hunger Games. Due giovani tra i 12 e i 18 anni – un maschio e una femmina – vengono estratti a sorte da ogni Distretto, per poi sfidarsi all’interno di un reality le cui regole sono davvero semplici: restare vivi sino alla fine. L’unico/a sopravvissuto/a sarà il/la vincitore/vincitrice.

Neanche a dirlo, Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) finisce col rappresentare il proprio Distretto, il dodicesimo, e da lì tutto ha inizio. Inutile negare, come già accennato, una certa simpatia da parte nostra circa gli antefatti agli eventi narrati. Gli ingredienti sono semplici ma al tempo stesso stuzzicanti: una parte della popolazione (quasi tutta) ridotta tacitamente in schiavitù, un epicentro abitato dai soliti “pochi eletti”, abusi, “depravazioni”, etc. Tutto o quasi convergente in quel truce spettacolo che vede letteralmente scannarsi dei ragazzini, per il solo vezzo di un popolo la cui fortuna è stata quella di nascere o crescere nella parte “giusta” di quella terra dimenticata da Dio.

Roba che a raccontarla non fa gridare al miracolo per originalità, ma che esercita sempre un certo fascino. A quanto ne sappiamo, gli Hunger Games rappresentano un po’ il culmine delle dinamiche sociali del mondo che ci viene descritto. “Panem et circenses” dicevano sarcasticamente i latini, ed in fondo il concetto alla base è lo stesso delle arene di Roma Antica, in cui animali e gladiatori si massacravano per il solo, spudorato desiderio di intrattenimento da parte del popolo. Un popolo, quello di Panem, nettamente frazionato, seppur in sole due parti: c’è chi vive nei Distretti e chi nella Capitale. In un modo o nell’altro, entrambi vengono “tenuti a bada” dai giochi, anche se sono i più eccentrici residenti della zona del Campidoglio ad apparire totalmente narcotizzati da questo consueto appuntamento.


Gli eventi seguono una successione piuttosto lineare, senza concedersi particolari digressioni o parentesi temporali di alcun tipo – fatto salvo qualche brevissimo ricordo, appena accennato. I ragazzi vengono prelevati e scaraventati nella mischia. Ad una prima parte, senza dubbio necessaria ma probabilmente un po’ stanca, in cui sia noi che i personaggi veniamo “iniziati” a ciò che avverrà di lì a poco, ne segue una seconda in cui ci ritroviamo calati nell’epicentro dell’azione.

In entrambi i casi, però, ciò di cui avvertiamo la mancanza è un qualsivoglia approfondimento psicologico di almeno qualche protagonista. La stessa Jennifer Lawrence (Katniss), la cui prova va indubbiamente annoverata tra le note più colorate dell’intera pellicola, ci viene sbattuta in faccia senza troppo preoccuparsi di apparire un attimo superficiali. Capiamo che si tratta di una ragazza forte anche e soprattutto per via delle condizioni in cui si trova, tanto da dover quasi reggere da sola la propria famiglia. Si paventa che abbia una cotta per l’amico di una vita e che il peso che porta addosso la rende più matura e spigliata di quanto non dovrebbe essere. Mmmhh, non sembra bastare.

Si è portati a credere che con il progredire della trama comincino ad emergere in superficie i primi intrecci, le prime discordie… e invece nulla. Peccato, perché una maggiore introspezione in almeno due/tre personaggi avrebbe giovato non poco ad una narrazione che parte piuttosto sparata, per poi scemare e riprendersi verso la metà. Vero è che si tratta di una trilogia, ma il retrogusto che rimane una volta abbandonata la sala è in tal senso amarognolo, poiché quel quid che ci spingerebbe a volerne ancora non sta certo in nessuna delle figure che abbiamo visto sfilare in questo primo episodio.

A dispetto di quanto appena evidenziato, però, finché dura, Hunger Games tiene in qualche modo desta l’attenzione. Le sequenze che hanno inizio dall’ingresso nella foresta/arena riescono ad incollarci alla poltrona, proprio in virtù di quel naturale meccanismo di sopravvivenza che viene ad instaurarsi da allora in avanti. Ci spiace che non si sia fatto maggiormente leva sulle varie dinamiche a cui certamente un simile contesto si prestava abbondantemente. Mai avremmo anche solo osato sperare in un contorto meccanismo alla Lost, è evidente, ma su questo piano si poteva certamente fare di più. Invece il tutto si limita a qualche sodalizio di circostanza appena abbozzato, faide fugaci e nulla più. Qui, più che in altre fasi del film, è per forza di cose la presenza della Lawrence a farla da padrone, risollevando le sorti in un punto nevralgico della storia che, diversamente, sarebbe apparso meno incisivo. A tratti riusciamo anche noi a sprofondare in quella strenua lotta per la sopravvivenza, avvertendo ansie e contrastanti sensazioni che consentono all’adrenalina di mantenere un livello più che accettabile.


Fastidiose, come minimo, certe scelte squisitamente stilistiche quanto ai movimenti di camera in alcuni frangenti – specie nei più concitati, chiaramente. Pesanti restringimenti di campo con la telecamera a mano che si muove con incauta violenza, traballando a tal punto da non permetterci di seguire l’azione. Ciò accade durante alcuni scontri, così come durante certi inseguimenti. Scelte che avremmo tranquillamente tollerato se solo non ci avessero impedito di tenere gli occhi appiccicati sullo schermo, tanto erano reiterate ed in momenti in cui se ne sarebbe anche potuto fare a meno.

Sull’altro lato della bilancia, però, è bene menzionare la buona fotografia di Tom Stern, oltre che l’ottima interpretazione di Woody Harrelson, cui si accodano, in ordine di gradimento, Donald Sutherland e Stanley Tucci. Se ci fossimo trovati dinanzi ad una pellicola a sé stante, avremmo parlato di un’occasione mancata per poco, perché in fondo Hunger Games funziona e tocca alcuni tasti giusti. Visto in prospettiva di un quasi certo seguito (gli incassi parlano chiaro in tal senso), però, ci sembra si tratti di un discreto punto di partenza, il cui giudizio tende al positivo ma rimane essenzialmente sospeso fino al prossimo giro. Peraltro non ci è parso che il rating affibbiatogli abbia inciso così negativamente su una crudezza moderata ma, volendo, neanche troppo.

Per concludere, se il cosiddetto “cinema per ragazzini” (sic) vi lascia solitamente indifferenti, non sarebbe del tutto peregrina l’idea dare una possibilità a questo Hunger Games. A conti fatti, seppur con parecchie lacune, un buon prodotto.

Voto di Antonio: 6,5
Voto di Carlo: 4,5
Voto di Federico: 7+
Voto di Simona: 6/7
Voto di Gabriele: 5

Hunger Games (USA, 2012). Di Gary Ross, con Lenny Kravitz, Jennifer Lawrence, Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Stanley Tucci, Wes Bentley, Leven Rambin, Jacqueline Emerson, Paula Malcomson, Isabelle Fuhrman, Alexander Ludwig, Amandla Stenberg, Donald Sutherland, Toby Jones, Phillip Troy Linger, Dayo Okeniyi, Amber Chaney, Raiko Bowman, Jack Quaid, Josh Hutcherson, Willow Shields, Liam Hemsworth, Brooke Bundy e Latarsha Rose. Nelle nostre sale da martedì 1 Maggio. Ecco il trailer italiano.