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Re della terra selvaggia: recensione in anteprima

Re della terra selvaggia è l’opera prima di Benh Zeitlin, ed è uno dei film indie americani più sorprendenti degli ultimi anni. Sembra un tradizionale film ambientato nelle zone più povere e rurali degli States, ma spicca subito il volo. Con una protagonista (Quvenzhané Wallis) che è una vera forza della natura. Ecco la recensione di Cineblog dal Festival di Cannes 2012.

pubblicato 20 Maggio 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 01:16

La storia di Hushpuppy, una bambina di sei anni che vive con il padre Wink nella comunità soprannominata Bathtub (vasca da bagno), su un delta del sud. Wink, severo ma affettuoso nei confronti della figlia, la prepara a vivere nell’universo, prima che lui non ci sia più a proteggerla.

Ad un certo punto Wink prende una misteriosa malattia, le temperature si impennano, il ghiaccio si scioglie e viene scoperto un gruppo di creature preistoriche: gli uri, antenati estinti dei bovini. Le acque si alzano, gli uri arrivano, la salute di Wink sbiadisce: ed Hushpuppy parte quindi alla ricerca di sua madre, di cui ha perso le tracce…

Ci sono film che, sin dal prologo, o forse addirittura sin dalla primissima inquadratura, ti entrano dentro e difficilmente ti abbandonano più. Sarà così sicuramente per un insieme di cose: restando sul versamente puramente cinematografico, si tratta ovviamente di quello che viene inquadrato, del modo in cui lo si inquadra, e della musica. Re della terra selvaggia, nel suo prologo, è una letterale esplosione di fuochi di artificio, di vita, di brividi che ti scuotono le ossa. E si tratta di una pellicola ambientata in una zona dell’America che più povera non si può.

Di coming-of-age rurali nel cinema indipendente americano ce ne sono tanti, e spesso sono molto interessanti. Fanno quasi un sottogenere a sé, da quando il folgorante George Washington di David Gordon Green ha conquistato tutti nel 2000. L’anno scorso è stato il turno degli ottimi The Dynamiter e Jess + Moss, e quest’anno tocca all’opera prima del giovane Benh Zeitlin, consacrato dall’ultimo Sundance e ora “confermato” dalla sua presenza nell’Un Certain Regard cannense.


Ma se il coming-of-age sudista può fare genere a sé, Re della terra selvaggia non ne segue le “regole”: bensì è un film liberissimo, che più libero non si può. Selvaggio, appunto. Va da sé che le “bestie selvagge” non sono tanto gli uri, bellissima metafora del coming-of-age della piccolissima e tosta Hushpuppy, ma proprio le persone che abitano questo mondo ai confini di tutto, che abitano casette sempre a rischio, che vivono con altri animali e sono immersi nella natura, e ne fanno letteralmente parte.

Il film è anche un’opera di avventura, dove si viaggia continuamente: a piedi, in una barchetta, su una piccola nave. Si è quasi imbarazzati nel doverne scrivere ancora, solo perché non si vorrebbe mai rovinare alcuna sorpresa allo spettatore che vorrà vedere il film, che è una vera e propria esperienza.

Basta sapere solo che si tratta di un’opera che descrive la relazione padre-figlia come poche se ne sono viste negli ultimi anni, in modo così sincero e commovente che può risultare anche devastante. Re della terra selvaggia è magia pura e distillata, che crea un mondo tutto suo, ma ha il cuore pulsante della vita.

Re della terra selvaggia ha vinto poi la Camera d’Or a Cannes ed è stato nominato a 4 Oscar.

Voto di Gabriele: 9

Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild, Usa 2012, drammatico 91′) di Benh Zeitlin con Dwight Henry, Quvenzhané Wallis, Jonshel Alexander, Marilyn Barbarin, Kaliana Brower, Joseph Brown, Nicholas Clark, Henry D. Coleman, Levy Easterly, Pamela Harper, Kendra Harris, Jovan Hathaway, Amber Henry, Hannah Holby, Lowell Landes, Philip Lawrence, Gina Montanna, Jimmy Lee Moore. Qui il trailer italiano. Uscita in sala il 7 febbraio 2013.

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