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Oscar 2014, miglior film straniero: La grande bellezza, Alabama Monroe, Il sospetto, The Missing Picture, Omar

Il prossimo 2 marzo saranno annunciati i vincitori degli Oscar 2014. Scopri e vota con Cineblog tutti i candidati alla categoria Miglior film straniero.

pubblicato 27 Febbraio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:52

Il prossimo 2 marzo saranno annunciati i vincitori degli Oscar 2014. Scopri e vota con Cineblog tutti i candidati alla categoria Miglior film straniero.

Domenica 2 marzo Ellen DeGeneres condurrà la Notte degli Oscar e in attesa di goderci la diretta, Cineblog vi propone un ulteriore approfondimento sulle categorie degli Oscar 2014 con annesso consueto sondaggio.

Dopo avervi proposto i candidati per la miglior scenografia, costumi, trucco, fotografia, sonoro, montaggio sonoro, colonna sonora, canzone originale, effetti speciali. sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale, montaggio, cortometraggio d’animazione, cortometraggio live-action, attrice non protagonista, attrice protagonistaattore non protagonista, attore protagonista, documentario, miglior regia e film d’animazione, è il turno dei cinque nominati per il Miglior film straniero.

In lizza per il miglior film in lingua straniera troviamo in pole position l’Italia con La grande bellezza di Paolo Sorrentino, gli altri titoli della cinquina sono il belga Alabama Monroe – Una storia d’amore di Felix Van Groeningen, il danese Il sospetto di Thomas Vinterberg, il cambogiano The Missing Picture di Rithy Panh e il palestinese Omar di Hany Abu-Assad.

A seguire trovate il sondaggio in cui potete esprimere la vostra preferenza sulla categoria e a seguire video e info sui film candidati.

La grande bellezza (Italia)

La grande bellezza di Paolo Sorrentino (Il divo) ha vinto un Golden Globe e un BAFTA per il miglior film straniero e due European Film Awards (Miglior film e regista).

– Paolo Sorrentino a livello internazionale a ricevuto ricnoscimenti al Festival di Cannes per This Must Be the Place (Premio della giuria ecumenica) e Il divo (Premio della giuria).

A seguire Sorrentino parla della genesi del film.

Come è nata l’idea di questo film?

“L’idea si è sedimentata in un tempo molto lungo, che inizia con le mie prime, timide incursioni romane, fatte da ragazzo, nella speranza di intraprendere da qualche parte l’avventura cinematografica. Raccoglievo appunti, note, piccoli aneddoti su persone, eventi che gravitavano intorno a Roma, ma erano materiali informi, sfilacciati, esili e insufficienti per poter diventare una storia. Il pensiero insistente di questo film si è rafforzato quando sono venuto a vivere a Roma. Poi,
un giorno, è apparsa l’idea che mi consentiva di tenere tutto insieme: Jep Gambardella, un giornalista e scrittore dallo sguardo disincantato e sentimentale sulla sgangherata fauna del presente. Un’umanità variegata, contradditoria e anchilosata, elegante e volgare, squallida o proterva, della quale Gambardella riesce a cogliere una recondita bellezza. Scova, o prova a sorprendere, essendo parte in causa, la tenerezza che si cela dietro l’amorale. I vari personaggi sono stati ispirati molto spesso dalla realtà della Roma di oggi, ma sono stati poi ricreati nel gioco della fantasia. In questo senso, la citazione iniziale di Celine intende avvisare gli spettatori che assisteranno a un film dove il coefficiente di invenzione è alto e che attraverso l’invenzione, germogliata dalla realtà, si spera di riuscire a restituire una realtà altrettanto efficace ma cinematografica, coerente nella sua apparente disarmonia”.

Ha voluto rappresentare una realtà tipica di questa epoca o si tratta secondo lei di temi e situazioni eterne?

“Naturalmente, penso che il presente non sia solo il parto del contingente, ma anche il frutto della persistenza indefinita dei sentimenti, delle difficoltà e delle gioie dell’eterna commedia umana. Senza dubbio, la volgarità e una percezione di decadimento dilagano nel presente, il senso di vuoto attanaglia l’esistenza di una grande capitale, non esclusivamente Roma, ma le vite che vi si muovono dentro sono animate da dinamiche che tendono a ripetersi nel tempo. Gli smottamenti e gli slittamenti dell’animo umano sono impercettibili nei brevi periodi. Inoltre, mi sembrava allettante provare a raccontare come la volgarità, la decadenza, la sensazione del vuoto implicanegli individui un atteggiamento duale: da un lato fa aleggiare la condanna morale, dall’altro esercita un’innegabile, ingestibile forza attrattiva. È un vecchio gioco che non smette mai di essere attuale e concreto”.

RECENSIONE DEL FILM

Alabama Monroe – Una storia d’amore (Belgio)

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Alabama Monroe – Una storia d’amore (è diretto da Felix Van Groeningen (Steve + Sky).

– Il titolo originale del film è “The Broken Circle Breakdown”.

– Il film è stato premiato al Festival di Berlino (Premio “Label Europa Cinemas” per la regia e Premio del pubblico), agli European Film Awards (miglior attrice) e al Tribeca Film Festival (Miglior attrice e sceneggiatura).

La trama: Elise e Didier si innamorano a prima vista, nonostante le loro differenze. Lui parla, lei ascolta. Lui è un ateo romantico, lei una credente realistica. Quando, avuta una figlia, questa si ammala gravemente, il loro amore viene messo alla prova.

Il sospetto – Jagten (Danimarca)

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Il sospetto è diretto da Thomas Vinterberg (Riunione di famiglia).

– Il film è stato premiato al Festival di Cannes (Miglior attore a Mads Mikkelsen, Premio della giuria ecumenica e Premio Vulcain al contributo tecnico) e ai British Independent Film Awards (Miglior film straniero)

Trama: Dopo un difficile divorzio, il quarantenne Lucas ha una nuova compagna e un nuovo lavoro, e sta finalmente recuperando il rapporto col figlio adolescente, Marcus. Ma qualcosa va storto. Durante le feste natalizie, una storia inventata, una bugia qualsiasi si diffonde come un virus. Lo shock e i sospetti prendono il sopravvento e la piccola comunità viene travolta da un’ondata di isteria collettiva, mentre Lucas combatte una battaglia solitaria per difendere la sua vita e la sua dignità.

Il regista parla del film: “In una buia notte d’inverno del 1999, ho sentito bussare alla mia porta. Sotto la neve, davanti a me, c’era un noto psicologo infantile con alcuni documenti sui bambini e le loro fantasie. Voleva parlarmi di “memorie represse” e–cosa ancora più inquietante–della sua teoria che “il pensiero è un virus”. Non l’ho fatto entrare. Non ho letto i documenti. Me ne sono andato a letto, invece. Dieci anni dopo avevo bisogno di uno psicologo e l’ho chiamato. Per una forma di cortesia tardiva ho letto quei documenti e sono rimasto sconvolto. Ho sentito che, in quei documenti, c’era una storia che andava raccontata. La storia di una moderna caccia alle streghe. IL SOSPETTO è il risultato di quella lettura”.

RECENSIONE DEL FILM

The Missing Picture (Cambogia)

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The Missing Picture (L’image manquante) è diretto da Rithy Panh.

– Il film è stato premiato al Festival di Cannes nella sezione “Un Certain Regard”.

– Tra gli altri lavori di Panh segnaliamo il film-documentario “Duch, le maître des forges de l’enfer” con protagonista Kaing Guek Eav, detto Duch, uno dei più feroci criminali di guerra al servizio del regime dei Khmer rossi in Cambogia e il drammatico “Un barrage contre le Pacifique” ispirato al romanzo “Una diga sul Pacifico” di Marguerite Duras.

Trama: Il regista Rithy Panh aveva solo 11 anni nel 1975, quando i Khmer Rossi hanno iniziato il genocidio in Cambogia. Nei quattro anni successivi milioni di persone sono state inviate nei campi di lavoro e uccisi, spesso per fame e tutto in nome del cameratismo. Il film è un ricordo poetico di quel tempo. Tutto ciò che rimane dell’oscurità è propaganda, così il regista evoca le sue esperienze attraverso l’argilla: i suoi discendenti tornano alla vita dalla sporcizia in cui erano stati sepolti negli anni ’70.

Omar (Palestina)

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Omar è diretto dal regista palestinese Hany Abu-Assad (Paradise Now).

– Il film è stato premiato al Festival di Cannes (Premio speciale della giuria nella sezione “Un Certain Regard”)

Trama: Quando un trio di giovani palestinesi decide di uccidere un soldato israeliano, uno di loro, un fornaio di nome Omar, viene arrestato e picchiato da agenti segreti israeliani. Dopo un lungo interrogatorio al ragazzo viene chiesto di scegliere tra il carcere a vita o collaborare in veste di informatore alla cattura del responsabile materiale dell’omicidio.

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