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Ti ricordi di me? – Recensione in Anteprima

Una favola che s’ispira ai toni garbati della commedia romantica. Attraverso Ti ricordi di me? Ravello prova a descrivere con parole semplici l’importanza dell’amore

pubblicato 26 Marzo 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:07

Una favola. Su questi sentieri si muove il secondo film di Rolando Ravello, che esordì alla regia due anni fa con Tutti contro tutti. Sempre nell’alveo della commedia, stavolta Ravello si affida a un tono più disincantato, volutamente tale per far breccia mediante quella semplicità un po’ naif che è poi il leitmotiv di questa pellicola.

Bea (Ambra Angiolini) e Roberto (Edoardo Leo) sono due semi-quarantenni alle prese con i propri problemi: la prima è narcolettica, il secondo cleptomane; facile che due così s’incontrino presso una psicoterapeuta. Ma poiché questa è una favola, le cose stanno un po’ diversamente. In realtà, senza saperlo, i due frequentavano la stessa scuola da piccoli, cosa di cui non si fa più menzione ma che serve giusto per costruire quel contesto da predestinazione. Dopo la ritrosia iniziale, la non facile Bea si scioglie un po’ e si lascia andare a questa particolare amicizia con Roberto. Alt, però. Di mezzo c’è all’incirca mezzo film, di cui ovviamente nulla verrà scritto.

Prima di arrivare a quel punto c’è tutta una fase volta grossomodo a descrivere i due profili. Roberto, tolto questo suo vezzo di arraffare cose in giro per la città, è un sempliciotto che lavora presso una catena di supermercati, mentre a tempo libero si diletta a scrivere favole “impegnate” – sì, di quelle che mescolano temi infantili a tematiche sociali, tipo Mille e una notte a Rebibbia. Bea, in un primo momento la più misteriosa, si rivela comunque di lì a poco. Si sarà capito che in fondo trattasi di una storia d’amore, o per lo meno sull’amore. Anche perché, in maniera parallela, seguiamo anche un’altra relazione, quella di Francesco e Valeria, le cui peripezie contendono lo spazio addirittura a quelle dell’altra coppia.

Giusto per fornire un seppur vago indirizzo, siamo dalle parti di 50 volte il primo bacio, deja vu che non spiegherà tutto ma che si dimostra fondato. Bea infatti ha i suoi attacchi laddove sottoposta a forti stress emotivi, di qualunque natura; ed allora s’addormenta, di botto. Ma in quei casi in cui l’intensità raggiunge picchi così elevati, al sonno estemporaneo si aggiunge l’amnesia. Mettiamola così: Ti ricordi di me? non contempla uno scenario analogo a quello del film con Sandler e la Barrymore, solo ne condivide ed in parte fa suo l’incipit di fondo. Ed il titolo, d’altra parte, è già un indizio significativo di per sé in tal senso.

Ma come abbiamo poco sopra accennato, di mezzo c’è una lunga e nient’affatto incisiva gestazione, contrassegnata per lo più da momenti teneri, altri comici, in entrambi i casi non sempre riusciti. Leo, lo sappiamo già, è un attore tagliato per certi toni, non a caso da lui passano le uscite più simpatiche, tra cui le più riuscite si risolvono sempre in spontanee freddure sui cleptomani, dunque ironizzando sulla sua condizione. Dicevamo però che il film non riesce a scrollarsi di dosso quel suo incedere tutt’altro che accattivante, contraddistinto da venature di innocenza che di rado funzionano. Si dirà che lo esige l’impostazione data all’opera, ma non per questo il tutto ne guadagna in stimoli, che anzi vengono meno molto presto

Negli ultimi venti minuti ci si dà ad una lieve nota drammatica, quella che probabilmente avrebbe dovuto assolvere al ruolo della svolta. Solo che arriva troppo tardi e si consuma troppo in fretta. L’unico vero pregio, in tal senso, sta nell’aver lasciato pressoché ogni trama e sottotrama in sospeso, concedendo allo spettatore, qualora ne avesse voglia, di colmare da sé quel vuoto. Ma è un sussulto sin troppo smorzato da questo suo ritardo, giunto a seguito di uno svolgimento che fa quasi esclusivamente leva su certi siparietti a cavallo tra il serio e il faceto. Per una storia che fugge tanto la gravità quanto l’assoluta leggerezza, ponendosi in quel limbo che rende per lo più insipido il progredire degli eventi. Un po’ favola, un po’ commedia, senza però tracciare una direzione che lo renda non tanto comprensibile (anzi, forse lo è pure troppo) quanto intrigante. Troppo poco per essere una storia incentrata su due figure così apparentemente singolari, fuori dall’ordinario, così come vuole la narrazione che ce li ha consegnati. Fermandosi però a quel punto.

Voto di Antonio: 4,5

Ti ricordi di me? (Italia, 2014) di Rolando Ravello. Con Ambra Angiolini, Edoardo Leo, Paolo Calabresi, Susy Laude, Pia Engleberth, Ennio Fantastichini e Manuel Pischedda. Nelle nostre sale da giovedì 3 Aprile.