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Ritual – Una storia psicomagica: intervista a Giulia Brazzale e Luca Immesi

Chiacchierando con Giulia Brazzale e Luca Immesi, fautori, autori e registi del thriller terapeutico “Ritual – Una storia psicomagica”, ispirato e interpretato da Alejandro Jodorowsky.

di cuttv
pubblicato 28 Aprile 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 02:13

Seguendo il viaggio iniziatico della psicomagia di Alejandro Jodorowsky applicata al cinema, torno al thriller d’esordio di Giulia Brazzale e Luca Immesi, arricchito dal cameo e la consulenza del grande maestro cileno.

Un Ritual terapeutico, che si lascia ispirare dalla visionarietà de “La danza della realtà” di Jodorowsky e le suggestioni di leggende e folclori della tradizione popolare veneta, per ‘parlare all’inconscio del pubblico‘.

Un obiettivo ambizioso, e tanto irresistibile da spingermi a sbirciare dietro le quinte e gli animi di questa storia psicomagica, insieme ai suoi fautori, autori e registi, Giulia Brazzale e Luca Immesi, protagonisti della chiacchierata che segue.


Con un esordio alla regia tanto singolare e impegnativo, per giunta a quattro mani, è inevitabile chiedersi dove nascono le radici di Ritual, magari anche quanto hanno intenzione di penetrare nel tessuto che scavano.
Le radici di Ritual affondano nell’inconscio collettivo di un’Italia ancora culturalmente arretrata, dove l’immagine della donna è schizofrenicamente spaccata in due: la donna angelo del focolare e la femmina perturbante, strega-ammaliatrice in preda alle sue passioni. Così Viktor vede Lia, così Lia vede l’Anguana (la sensuale Patrizia Laquidara) che nella tradizione popolare si impadronisce dei bambini e degli uomini altrui, ma non per far loro del male, per accudirli. Quindi la storia ruota attorno all’immagine della donna, un’immagine scissa. Lia, un po’ donna, un po’ bambina, è succube di un uomo manipolatore a sua volta fragile ed immaturo, che non la vive come un essere umano indipendente da lui ma come un prolungamento della sua stessa persona, atta solo a soddisfare i suoi bisogni. L’idea del film è nata dal rito psicomagico finale, messo in atto da zia Agata, per dar pace all’animo tormentato della protagonista Lia. Il rito, descritto in “La danza della realtà” di Alejandro Jodorowsky, parla di nascita e di morte. Ci aveva profondamente colpito a livello emotivo e lo immaginavamo molto d’impatto anche visivamente.

Psicomagia. Per adepti del maestro Alejandro Jodorowsky e profani della sua singolare disciplina terapeutica, basta la parola per evocare subito un immaginario mistico e visionario. Ritual si presenta invece come una storia psicomagica che segue altri registri narrativi. Da cosa ha origine questa scelta?
In Ritual vengono messi in scena degli atti psicomagici, azioni che parlano all’inconscio ma, malgrado l’originalità del tema, abbiamo girato un film fruibile a tutti. Presenta vari sottotesti, ma la storia principale è lineare, ha una struttura classica in tre atti. Non abbiamo mai pensato di cimentarci in un film surrealista, non era nelle nostre corde e non era nostro intento emulare un mostro sacro come Jodorosky. Ci teniamo sempre a sottolineare che il nostro film non ha nulla a che fare con quelli del grande maestro, perché non ci siano fraintendimenti. Noi abbiamo un nostro stile originale e lo difendiamo. Anche il nostro film però porta con sé un’ambizione: parlare all’inconscio del pubblico, entrare nell’intimo delle persone, far sognare in modo diverso, almeno la notte dopo la sua visione.

Per Alejandro Jodorowsky «Questo film è terapeutico». Per voi?
È un film che mira a parlare all’inconscio e a fare riflettere. Noi volevamo smuovere, tirar fuori qualcosa dal profondo dell’anima. Sarà il pubblico a dirci se ci siamo riusciti. Per la nostra personale esperienza: sì, questo film, è stato terapeutico. È stato l’inizio di un percorso di evoluzione personale. Sarà interessante scoprire cosa susciterà nei nostri spettatori.

Alejandro Jodorowsky oltre ad approvare la sceneggiatura, l’uso del termine “psicomagico” e definire il film terapeutico, si presta ad un cameo “onirico”. Quali fattori e bisogni hanno contribuito alla definizione e il ruolo del defunto cileno Fernando?
Jodorowsky si è offerto per un cameo, quindi avevamo innanzitutto dei limiti di tempo. Lo abbiamo conosciuto ad un reading di poesie e delle sue poesie ci siamo innamorati. Una di queste ci era piaciuta particolarmente e da qui l’idea di far interpretare ad Alejandro lo spirito del defunto marito Fernando, che appare in sogno a sua moglie Agata, la curatrice del villaggio, recitandole una poesia dello stesso Jodorowsky.

Ritual – Una storia psicomagica

Lavorare con Jodorowsky cosa ha significato per il film e ovviamente per voi?
Conoscere Jodorowsky è stato un grandissimo onore e privilegio. Saremo sempre grati a Fabio Gemo, l’attore che interpreta il barista in Ritual, che ce l’ha presentato. Jodo ha più di ottant’anni ma è ancora un ragazzo. È un uomo estremamente carismatico e contemporaneamente semplice e disponibile. Lui ci ha suggerito dettagliatamente come mettere a punto il rito principale del film, quello che vedrete poco prima della fine.

Da “La danza della realtà” di Jodorowsky, al vostro thriller psicologico, in cosa si imbatte lo sguardo e la mente dello spettatore?
In immagini forti, a volte oniriche, altre molto realistiche. In Ritual la psicomagia di Jodorowsky si mescola alle tradizioni e alle leggende proprie del nostro paese natale, il Veneto. Lo spettatore compirà un viaggio nell’inconscio di Lia, dove, a causa del trauma subito dalla donna, si mescolano con la realtà fantasie suggestive e antichi ricordi.

Un rituale terapeutico per il viaggio nell’inconscio di una donna che ne evoca molte altre, quali sono stati gli scogli più ardui da superare, e quali le scoperte più imprevedibili?
Ardua é stata la scena del rito finale, non solo girarla, ma anche scriverla. È molto violenta e non è stato facile approcciarvisi. Dal punto di vista delle riprese abbiamo girato il finale più di una volta e abbiamo provato varie soluzioni di montaggio. Inoltre il destino ci è venuto in aiuto aggiungendo un tocco simbolico nella scena finale ma purtroppo non possiamo svelarlo. Possiamo solo aggiungere che la mente della protagonista risulta visivamente scissa a metà. Difficili sono state anche le riprese al Buso della Rana. Dentro alla grotta era freddissimo. Patrizia Laquidara è stata eroica a resistere per tutte quelle ore all’addiaccio. Fuori dalla grotta però era caldissimo e gli sbalzi di temperatura erano tutt’altro che salubri e piacevoli. Anche la giornata con Alejandro è stata traumatica, con i riflettori accesi dentro la villa di Mason c’erano cinquanta gradi! Da queste estreme condizioni di ripresa abbiamo imparato che l’importante è non mollare mai.

Ritual è il primo film italiano, e uno dei primi in Europa, girato in Red Epic 5K, alla stregua di “Spiderman 4” o “Lo Hobbit”. Quali e quanti fattori hanno contribuito alla scelta?
Siamo stati tra i primi a possedere una Red One in Italia, amiamo la sua risoluzione e la sua duttilità in post-produzione e avendo seguito un corso a Los Angeles organizzato da Red Digital Cinema, conoscevamo bene quel tipo di tecnologia. Ritual l’abbiamo girato con la prima Red Epic presente in Italia. L’aveva portata quell’estate da noi, Ketch Rossi, un nostro amico italo-americano che ci ha più che supportato nella realizzazione del film.

Giovedì 8 maggio Ritual arriva sul grande schermo delle sale cinematografiche. Che genere di impatto avete previsto per il vostro film terapeutico?
Un impatto psicomagico, naturalmente. O meglio, come dicono qui a Roma, un impatto psicomaGGico!

Ritual – Una storia psicomagica

Nell’attesa, da subito, cosa lascia l’esperienza di Ritual, accumulata sul campo e dietro la macchina da presa?
Lascia un bellissimo ricordo.Tanti ragazzi giovani hanno vissuto assieme per più di un mese e permesso la realizzazione di questo film. Non ci stancheremo mai di ringraziare la nostra instancabile troupe. L’ultimo giorno di riprese abbiamo acceso un falò nel giardino della villa e, tutti assieme, abbiamo fatto un rito scaramantico. Il film è dedicato, come prima voce nei titoli di coda, alla nostra
ineguagliabile troupe.

Ha già ispirato progetti futuri?
Abbiamo parecchi progetti in cantiere ma quello dal quale ci sentiamo entrambi più coinvolti, è una favola iniziatica.

Ringraziando Giulia Brazzale e Luca Immesi per la chiacchierata stimolante, consiglio di prepararvi all’incontro con il vostro inconscio, approfittando di Ritual – Una storia psicomagica, che vi aspetta sullo schermo buio della sala cinematografica che sceglierete, da giovedì 8 maggio 2014, e per chi si trova già a Roma anche il party (ad ingresso libero) che lo anticipa con una performance musicale ed esclusiva di Patrizia Laquidara e HER (Erma Pia Castriota) e dj set di Roberta Stellato, la prevendita di biglietti per le proiezioni di Ritual a Roma, un bicchiere di vino per propiziare il tutto e per chi si sente pronto anche la lettura dei tarocchi gratuita.

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