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Forza Maggiore: recensione in anteprima del film presentato a Cannes 2014

Festival di Cannes 2014: una delle sorprese della rassegna è Forza Maggiore (titolo svedese: Turist). Ma più che una sorpresa bisognerebbe parlare di conferma: perché lo svedese Ruben Östlund è già un autore, con uno stile e una poetica fortissimi e unici. In Un Certain Regard, da premio. Ecco la recensione.

pubblicato 19 Maggio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:36

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Il cinema ha ufficialmente un nuovo autore dallo stile riconoscibile e dalla poetica chiara e personale. Si tratta di Ruben Östlund, svedese classe 1974, con alle spalle tre film più quest’ultimo Force Majeure (titolo originale e internazionale, ma in Svezia si chiama semplicemente Turist).

Östlund è stato portato alla ribalta dal suo terzo lungometraggio, Play, presentato a Cannes nel 2011. Il film si caratterizzava per lo stile molto particolare, per il ritmo pacato ma che catturava sin dal magistrale pianosequenza iniziale, e poi ancora per il discorso politico forte e per la violenza che strisciava sottopelle.

Alcune di queste qualità le ritroviamo in Force Majeure, che potrebbe forse essere la prova della sua definitiva maturità artistica. Siamo davanti ad un cinema totalmente imprevedibile, che non si sa bene come prendere e che comunque entusiasma, fa ridere fino alle lacrime e addirittura spaventa. Non c’è in giro un autore come Ruben Östlund, poco ma sicuro.

La storia di “Forza Maggiore” è ambientata durante una settimana bianca in Francia. Una famiglia svedese sta pranzando in un ristorante di montagna quando una slavina colpisce improvvisamente l’edificio. Preso dal panico e dal suo egoismo istintivo, il padre scappa, lasciando in asso la moglie e entrambi i figli. La vicenda fa così affiorare conflitti mai prima rivelati.

Volendo proprio sintetizzare al massimo e ricondurre Force Majeure ad un genere, si potrebbe dire che si tratta di un distaster movie in cui viene dato ampio spazio alle conseguenze della catastrofe. Ma davvero, non siamo vicini neanche in minima parte alla natura dell’opera, che è veramente un ufo unico e particolare. Come se Michael Haneke avesse deciso di darsi alla commedia senza snaturarsi troppo.

Le inquadrature del piccolo hotel/villaggio turistico sulle montagne innevate, l’uso in alcune sequenze di raccordo di un montaggio musicale e altre piccole delizie tecnico-espressive ci dicono molto dell’idea di cinema di Östlund. Però è l’insieme multiforme e variegato che fa saltare sulla poltrona dalla gioia: ti ritrovi a ridere, e il momento successivo hai i brividi lungo la schiena, poi un minuto dopo sei semplicemente ammirato.

Force Majeure è un film controllatissimo e di un rigore totale, anche se mai ingessato. La scena della valanga è tutta un pianosequenza con la macchina da presa fissa che lascia a bocca aperta, in un crescendo di suspense da maestro. Per non parlare poi di tutti i quadretti famigliari quotidiani, scritti con astuzia (quei bambini che si vorrebbero ribellare, e invece…!) e messi in scena con intelligenza rara.

Ci sono poi scene intere di discussioni, confronti e litigate che valgono il prezzo del biglietto. La prima è tra la coppia di protagonisti e un’altra coppia, composta da una donna piuttosto libertina che hanno conosciuto nell’hotel e un turista americano (Brady Corbet): si tratta del momento in cui la moglie “accusa” il marito di essere fuggito via durante la valanga, e lui nega. La seconda è con un’altra coppia di turisti, e parte sempre dalle stesse premesse: solo che la coppietta invitata a cena viene coinvolta attivamente nell’autoanalisi senza esclusione di colpi dei protagonisti. La risata è assicurata, interrotta a sorpresa da un bel balzo sulla sedia.

Gesti, espressioni e dettagli del linguaggio del corpo fanno scaturire il lato più grottesco delle relazioni. Man mano che procede, la trama fa accumulare ai personaggi – e soprattutto al marito – una notevole quantità di stress, tanto che ogni situazione potrebbe essere quella buona perché qualcuno “scoppi”, come durante il momento in cui il protagonista e un altro turista si riposano al sole dopo una scìata e stanno per far scattare una rissa (sulle note altissime di Reload).

Diviso in sei giornate, corrispondenti a sei “scìate” e a tutti gli avvenimenti successivi, Force Majeure si presenta come uno studio tra il cinico e il grottesco sulle ansie dell’essere umano in situazioni di stress emotivo. Proviamo però semplicemente a leggerlo come la descrizione di una piccola vacanza in famiglia: credo che anche solo così il film possa definirsi quasi geniale. Tutta la parte finale sul pullman in viaggio di ritorno ne è la conferma definitiva.

Voto di Gabriele: 9
Voto di Antonio: 8

Force Majeure [Turist] (Svezia 2014, drammatico 120′), di Ruben Östlund; con Lisa Loven Kongsli, Johannes Kuhnke, Clara Wettergren, Vincent Wettergren.

Festival di Cannes