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Martin Scorsese a difesa della pellicola: «il digitale non dà garanzie sul lungo termine»

Digitale sempre più prima scelta, ma non per tutti. Dopo il salvataggio in extremis di Kodak grazie al provvidenziale intervento, tra gli altri, di Tarantino e Nolan, anche Martin Scorsese dice la sua sull’importanza della pellicola. Senza partito preso

pubblicato 5 Agosto 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 23:23

Eravamo appena entrati in questo strano 2014, quando Martin Scorsese scrisse una lettera aperta alla figlia Francesca sul futuro del cinema. Nessuna profezia, ed in fondo nemmeno un’analisi circa lo stato in cui versa il settore – o meglio, questa «forma d’arte», come più volte ripetuto nelle esternazioni che trovate sotto.

Stavolta l’incipit è dato da una brillante iniziativa che ha visto come protagonisti Quentin Tarantino, Christopher Nolan, Judd Apatow e J.J. Abrams, i quali hanno fatto quadrato attorno a Kodak convincendo le major ad acquistare un certo quantitativo di pellicola ogni anno, a prescindere dall’utilizzo. Tale iniziativa dovrebbe consentire alla compagnia che appena due anni fa dichiarò bancarotta di reggersi ancora all’interno di un’industria in cui il digitale va sempre più imponendosi come standard.

Poteva uno che nel corso degli anni ha operato attivamente nel restauro di opere che rischiavano di scomparire esimersi dall’entrare nel merito della questione? Chiaramente no, ed infatti Scorsese è intervenuto per dare il proprio sostegno a questa trovata; andando dritto al sodo, senza troppi giri di parole. Pellicola e cinema per tanto tempo, possiamo dire da sempre, sono stati pressoché sinonimi. D’altronde film, nella lingua che più di ogni altra ha contribuito all’affermazione di questo mezzo, cioè l’inglese, significa proprio pellicola, ed ancora oggi è così che in tanti contesti ed occasioni si è soliti definire un’opera specifica nell’ambito di questa specifica forma d’arte (e siamo a due).

Il retrogusto nostalgico, seppur manifesto e per nulla dissimulato, cede comunque il passo a questioni serie sollevate dal celebre regista italo-americano, oltre che attuali; quello della conservazione, per esempio, resta un punto interrogativo, che forse solo il tempo riuscirà a ridimensionare. Ma se è vero che anche la pellicola, come ogni cosa, è deperibile, è altrettanto vero che quell’arte nell’arte che è il restauro offre da tempo una risposta più che valida all’esigenza di longevità. Perché in fondo l’arte non è tale se non è eterna: e se ciò in cui si sostanzia materialmente non può aspirare a così tanto, è certo nostro dovere garantirle sempre più vita proprio a partire dai mezzi attraverso cui prende letteralmente forma. Di seguito le parole di Martin Scorsese – facciamo solo notare che laddove il regista parla di HD o alta definizione, si riferisce inevitabilmente al digitale.

Esistono svariati termini per definire ciò che facciamo – cinema, movie, motion picture. E… film. Ci chiamo registi, ma molto spesso veniamo chiamati filmmakers. Filmmakers. Non sto suggerendo di ignorare l’ovvio: l’alta definizione non sta arrivando, è già qui. I vantaggi sono numerosi: le macchine da presa sono più leggere, è molto più facile girare la notte, abbiamo parecchi più mezzi a disposizione per alterare e perfezionare le immagini. E tali macchine sono più accessibili: i film possono essere fatti davvero con pochi soldi. Pure quelli tra noi che girano con la pellicola (film) finiscono in HD, ed i nostri film sono proiettati in HD. Perciò potremmo tranquillamente affermare che il futuro sia qui, che la pellicola sia ingombrante, imperfetta, difficile da trasportare, incline all’usura e a deteriorarsi, e che sia giunto il tempo di dimenticare il passato e dire addio – sul serio, tutto ciò sarebbe facile. Troppo.

È come se ci avessero sempre ripetuto che la pellicola, dopotutto, è un business. Ma la pellicola è anche una forma d’arte, ed i giovani che si accingono a fare film dovrebbero avere accesso agli strumenti e ai materiali che furono i blocchi con cui fu edificata tale forma d’arte. C’è qualcuno che si sognerebbe di dire ai giovani artisti di gettar via colori e tele perché gli iPad sono molto più comodi da portare con sé? Ovviamente no. Nella storia del cinema, solo una piccola percentuale di lavori rientrante in questa nostra forma d’arte non è stata girata su pellicola. Tutto ciò che facciamo in alta definizione è lo sforzo di ricreare il look della pellicola. La pellicola, ancora oggi, offre una paletta cromatica più ricca dell’alta definizione. E dobbiamo ricordarci che la pellicola rappresenta ancora il modo migliore e testato nel tempo per preservare i film. Non abbiamo garanzie che le informazioni digitali dureranno, ma sappiamo invece che la pellicola ce la farà, se conservata come si deve e trattata con la giusta cura.

La nostra industria – i nostri cineasti – hanno supportato Kodak perché sapevano che non potevamo permetterci di perderli, così come abbiamo già perso altri fornitori. Questa notizia rappresenta un positivo passo in avanti a protezione della pellicola, la forma d’arte che amiamo.

via | TPL