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Les nuits d’ete: Recensione in Anteprima

Venezia 2014 | debutto alla regia per il francese Mario Fanfani, al Lido con Les nuits d’ete

pubblicato 1 Settembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 22:39

Opera prima in gara per la sezione Giornate degli Autori ma in corsa anche per il Queer Lion, Les nuits d’ete di Mario Fanfani ha portato al Festival di Venezia una cariolata di drag queen anni ’50. La pellicola, tiepidamente applaudita a fine proiezione, è infatti ambientata nella Francia del 1959. Protagonista Michel, notaio che punta a fare carriera politica con al suo fianco l’amata Helen Aubertin.

Da tutti visti come coppia perfetta, perché innamorati, sessualmente attivi e mai sopra le righe, i due nascondono però dei segreti inconfessabili. Anzi, è Michel ad avere diversi scheletri nell’armadio. In tacchi a spillo e con parrucche colorate. Questo perché il dolce marito ed affettuoso papà ama vestirsi da donna. Tutti i weekend, all’insaputa della moglie che crede vada a lavorare, Michel si ritrova con un amico a Les Epiceas, dove ha una grande e nascosta casa tra i boschi dei Vosgi. Qui, lontano da occhi indiscreti, Michel diventa Mylene…

Un film su più livelli, tra percorso storico ed accettazione sessuale. Scelta ardita quella dell’esordiente Fanfani, di fatti riuscita solo a metà. Perché il regista non può dimenticarsi della guerra di Algeria, che vide la Francia pesantemente coinvolta in quegli anni, incontrandola però solo e soltanto superficialmente. Il padre della pellicola fa inizialmente pesantemente cenno agli eventi di un tempo, indirettamente chiamati a tracciare l’animo ribelle della moglie Helen, pacifista e contraria al conflitto, per poi dimenticarsene e concentrarsi su altro. Vedi Michel e i suoi compagni del fine settimana. Drag queen costrette a nascondersi da una società che li vede come mostri, diversi, pervertiti. Un’uscita al mercato per acquistare del pane si trasforma in una caccia alle streghe, con tanto di lancio di finocchi. Solo tra quelle nascoste 4 mura immerse nel verde Mylene e le altre si sentono al sicuro. Tanto da rifugiarcisi.

Anche se bombe e fucili entrano nelle vite di tutti i protagonisti. Il trauma della Seconda Guerra Mondiale, ad esempio, ha lasciato segni indelebili sia a Michel che all’amico Jean-Marie, travestito e direttamente coinvolto nella salvezza di un giovane ‘disertore’, da lui accudito come se fosse un figlio, un amante, un amico.

Senza mai diventare volgare, e lasciando ad altri lustrini, boa di struzzo ed eccessi solitamente tipici dei film che tracciano i volti delle drag queen, Fanfani si è persino dimenticato del sesso, tralasciando doppi sensi di qualsiasi tipo e insopportabili cliché che vorrebbero gli omosessuali perennemente a caccia dell’uomo da sbattere al muro. Tutto questo per concentrarsi sull’identità sessuale dei protagonisti, zigzagando tra rifiuto e accettazione altrui, con la ‘mascolinità’ legata alla guerra e ai soldati al fronte inevitabilmente sullo sfondo.

L’idea di inglobare all’interno della storia più temi ha però finito per frenare il regista. Fanfani inciampa tra un passaggio di genere all’altro, soppesando malamente momenti comici ed altri più intimi se non addirittura drammatici. Il conflitto franco-algerino viene poi inizialmente cavalcato ma presto abbandonato, lasciando l’intero impianto narrativo sulle spalle del bravissimo e malinconico Guillaume de Tonquédec, celebre volto del cinema francese ultimamente visto in sala con Cena tra Amici e Barbecue.

Da sempre militante glbtq, e con alle spalle una trilogia di corti realizzati per una campagna a sostegno delle persone affette dall’AIDS, Fanfani ha così finito per creare non poca confusione al debutto, oscillando pesantemente tra pregi e difetti di un’opera prima con fascino, potenziale e non pochi punti interrogativi, difficilmente cancellabili con una banale botta di fondotinta.

Voto di Federico: 6

Les Nuits d’été (Francia, commedia, 2014) di Mario Fanfani; con Guillaume de Tonquédec, Jeanne Balibar, Nicolas Bouchaud

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