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Sivas: Recensione in Anteprima

Venezia 2014 | il turco Kaan Müjdeci divide stampa e pubblico con Sivas, in corsa per il Leone d’Oro nonché ‘incontro’ tra Belle & Sebastien e Fight Club

pubblicato 3 Settembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 22:37

E arrivò il giorno del film scandalo. Al termine della proiezione stampa di Sivas, secondo titolo turco in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dopo il pessimo The Cut, c’è stato chi si è alzato in piedi puntando il dito contro lo schermo al grido ‘vergogna‘. Questo perché il regista Kaan Müjdeci ha osato fare incontrare Belle & Sebastien con Fight Club. Una ‘sinossi’ brevissima e volutamente ironica, per stemperare quei toni che durante la proiezione sono lievitati fino a sfociare nel rumoroso finale.

Müjdeci ci ha infatti condotto in uno sperduto e rurale villaggio dell’Anatolia. Qui prende vita la storia di Aslan, ragazzino di 11 anni dal carattere particolarmente ‘acceso’, e di un cane da combattimento dato da tutti come morto eppure da lui coccolato ed accaduto. Sivas, per l’appunto. Tutto questo con uno spettacolo scolastico di Biancaneve a fare da sfondo alla trama, perché Aslan è innamorato di colei che dovrà interpretare la principessa delle favole. Ma non sarà lui il fortunato Principe che andrà a scoccare il bacio del vero amore per risvegliarla, bensì il figlio del capo del villaggio. Tale Osman. Tra i due adolescenti partirà rapidamente una sorta di ‘sfida’ per conquistare la dolce donzella, inevitabilmente affascinata dalla possenza del cane bianco, bestiale in combattimento eppure clamorosamente tenero con Aslan e i suoi compagni di scuola. Se non fosse che il ‘passato’ dell’animale torni a farsi prepotentemente strada, perché un cane del genere è ‘nato per combattere’, ricorda il padre del ragazzino. E combattere dovrà…

Nel caso in cui non l’abbiate ancora capito, lo ‘scandalo’ della pellicola turca sta tutto nelle sanguinose e clamorosamente ‘vere’ battaglie canine, tra polvere, sangue e uomini pronti ad incitare e a scommettere sulla morte di uno degli animali. Soprattutto il primo scontro, quello che vede Sivas rovinosamente sconfitto, appare clamorsamente ‘reale’. La realtà supera la finzione, e in nessun caso Kaan Müjdeci avrebbe potuto realizzare una simile scena, tanto cruda e violenta, senza permettere alle due bestie di sbranarsi. Di farsi del male. Di ammazzarsi. L’effetto è devastante. Si soffre con loro. Si soffre per loro. Eppure è in quel preciso momento che Aslan, il leoncino d’undici anni che fuma, impreca, tira i sassi ai genitori e marina la scuola, diventa adulto. E’ in quel preciso istante, dinanzi ad un cane ricoperto di sangue e lasciato in mezzo ad un cumulo di polvere a morire, che il piccolo Aslan si fa coraggio. E abbandona lo status di ‘bimbo’ per conquistare la fiducia di una macchina ‘creata’ per uccidere.

Sbalorditivo, anche perché attore non protagonista come il resto del cast, il fenomenale Dogan Izci. 11 anni appena e un volto che lascia il segno. Duro come l’ambiente che lo circonda, innamorato ma non ricambiato, infuriato con il mondo eppure pronto a sciogliersi di fronte ad un gesto d’affetto famigliare, o anche solo nell’accarezzare il cane dei propri sogni. Quel Sivas che lui non vorrebbe far combattere, ma che i ‘grandi’ reclamano. Perché è un campione e porta soldi. E poi per cosa sono nati i cani se non per sfidarsi?

Macchina a spalla ad inseguire i propri attori, Müjdeci ha realizzato un film quasi sperimentale, con due eventi scatenanti che vanno di fatto a formare il ribelle e vulcanico Aslan. Da una parte la passione non ricambiata per la compagna di scuola, dall’altra l’amicizia con questo spaventoso cane, gigantesco e aggressivo, cresciuto per combattere e far male eppure docile come un agnellino di fronte a questo scricciolo di bambino. L’Anatolia rurale ripresa dal regista è lontana mille miglia dai soliti cliché cinematografici. E’ sporca e cattiva ma al tempo stesso ammaliante, nei suoi enormi spazi fatti di polvere e terra. Terrificanti gli ‘adulti’, tra genitori che insultano e professori che non colgono il malessedere dei propri alunni. Ma ciò che rimarrà impresso, vuoi o non vuoi, saranno i 3 terrificanti combattimenti tra cani, diretti con maestria e di una brutalità rara. Sarà interessante scoprire cosa avrà da dire Müjdeci sulla loro realizzazione, se ‘fasulla’ o meno, ma certo è che le polemiche animaliste non mancheranno.

P.S. due parole sui sottotitoli della 71esima Mostra del Cinema di Venezia sono a dir poco doverose. Da giorni assistiamo a film letteralmente sottotitolati con i piedi (l’iraniano Melbourne trattato terribilmente), ma quel che si è visto quest’oggi con Sivas ha forse raggiunto vette inimmaginabili. Insulti a profusione e senza senso, frasi illogiche ed errori grammaticali. Un vero e proprio disastro.

Voto di Federico: 7
Voto di Antonio: 5

Sivas (Turchia, Germania, 2014) di Kaan Müjdeci; con Dogan Izci, Çakir, Ozan Çelik, Muttalip Müjdeci, Ezgi Ergin, Hasan Özdemir, Furkan Uyar, Okan Avci, Hasan Yazilitas, Banu Fotocan

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