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As We Were Dreaming: recensione in anteprima del film in concorso a Berlino 2015

Sogni, ansie e aspettative di chi è vissuto all’ombra della caduta del Muro di Berlino, però ad Est. Quattro amici alle prese con stritolante realtà della Lipsia di primi anni ’90, un discorso troppo personale per distendersi come dovrebbe

pubblicato 10 Febbraio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 18:17

Lipsia. Il Muro è caduto da poco tempo, lasciando dietro le macerie di un mondo che crolla trascinando con sé tante vite. Quelle di Rico, Dani, Paul e Mark sono solo alcune, su cui però si sofferma As We Were Dreaming. Ma sognare cosa esattamente? Semplicemente un futuro, il futuro. Quello che i quattro ragazzi, schiacciati da eventi ben più grandi di loro, hanno visto sfilare dalle proprie mani come fazzoletto mosso dal vento.

In realtà il discorso di Andreas Dresen non punta alla poesia, bensì al ricordo, ai ricordi. Il film ne è interamente costellato, anzi, altro non è che un continuo ripescare dal contenitore della memoria, per ricostruire esperienze, ma anche una fetta di mondo, un luogo ben specifico. Anche. La Germania dell’Est dopo il 1989, data che in molti ricordano con enfasi gioiosa ma che per chi l’ha vissuta dalla parte “sbagliata” di quel Muro ha rappresentato qualcos’altro. La fine di un’epoca, forse di un sogno, senz’altro di un’utopia: gente che credeva che le cose stessero andando per il verso giusto e ci credeva veramente. Salvo poi ricredersi, nella maniera più brutale possibile.

Dani e i suoi amici sono dei ragazzi normali, che trascorrono le loro giornate a sognare, o per lo meno immaginare il giorno in cui finalmente saranno «i più grandi di tutti». Nel frattempo si ubriacano, spaccano cose, fanno insomma rumore, perché a quell’età si vuole che gli altri ci sentano, che sappiano che ci siamo anche noi. Prima il progetto di aprire una discoteca e farla diventare un punto di riferimento: check. Il problema è che una volta raggiunto l’obiettivo subentrano altre dinamiche, quelle per cui il delinquente che ti sta appena sopra esercita su di te il suo vantaggio gerarchico e ti costringe alla fuga.

Ed infatti As We Were Dreaming è anche un film sulla solitudine, quella che ciascuno dei quattro amici, a dir loro fratelli, sperimentano per tutto il tempo. È il tepore del gruppo, quello che consente di rinviare l’appuntamento con sé stessi, che prima o poi arriva ed è terribile. Ciascuno di loro prende strade diverse, tutte sbagliate, perché i sobborghi di Lipsia sono un posto invivibile, dove vige la legge del più forte, quella della strada. Ecco, non che qui il tutto venga restituito a pieno, vuoi perché certe dinamiche restano sullo sfondo della storia dei vari protagonisti, principalmente Dani, vuoi perché probabilmente non era nemmeno questa l’aspirazione.

La struttura, per certi versi sensata onde evitare di appesantire la trama, prevede salti temporali senza curarsi di alcuna cronologia. All’incirca tre sono le fasi, ovvero l’infanzia, l’adolescenza e ciò che viene immediatamente dopo, prima dell’età adulta. Un modo per raccontare lo sviluppo di questi personaggi, con tanto di titoli che introducono ciascuna parte del film, il quale perciò procede per lo più per tematiche. Una soluzione che tende a diluire i tempi, dando l’impressione che il film duri addirittura di più dei 117 minuti suggeriti. Anche perché in alcuni punti sembra che non si aggiunga né si tolga nulla all’argomentare generale, peccando a tratti di ripetitività.

Eppure l’interesse, la curiosità per questa storia c’è. Premesse che avrebbero trovato terreno fertile all’interno di un film che si fosse soffermato con più attenzione su cosa realmente significasse vivere da quelle parti in quel periodo, e non semplicemente su come Dani o chi per lui abbia recepito tale esperienza. L’amore impossibile per Starlet, il desiderio di fare ciò che vuole, la voglia di fermare il tempo per continuare a vivere con i suoi amici, così, senza chissà quale pretesa.

Tutte cose che vengono strappate a ciascuno dei quattro ragazzi, perché in As We Were Dreaming al dissolversi, gradualmente, del sogno più grande di tutti: cominciare a vivere anziché sopravvivere. Non mancasse di una certa compattezza, che funge in alcuni casi da barriera, l’idea alla base avrebbe senz’altro potuto ambire ad un risultato diverso. Che non è malvagio, ma che al tempo stesso non ne sfrutta appieno il potenziale.

Voto di Antonio: 6
Voto di Gabriele: 5.5

As We Were Dreaming (Germania, 2015, Als wir träumten) di Andreas Dresen. Con Pit Bukowski, Joel Basman, Ruby O. Fee, Gerdy Zint, Dorothea Walda, Peter Schneider, Henning Peker e Marie Luise Stahl.

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