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Cinquanta Sfumature di Grigio: recensione in anteprima

Uno dei film più attesi dell’anno, nel bene e nel male, arriva finalmente al cinema. Cinquanta Sfumature di Grigio, adattamento del romanzo di E.L. James diretto da Sam Taylor-Johnson, farà sicuramente discutere, tra chi si divertirà e chi lo sbertuccerà. Presentato a Berlino 2015.

pubblicato 12 Febbraio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 18:13


A parlare malissimo di Cinquanta Sfumature di Grigio si fa la figura degli snob antipatici e con un po’ di troppa puzza sotto al naso. Dopotutto è da circa due anni che sapevamo che questo momento sarebbe arrivato, che la materia prima è quello che è (nota bene: del libro mi sono fermato a pagina 50, son gusti), e che bisognava semplicemente abbassare l’asticella al livello più basso per potersi godere il prodottino.

Però francamente è un atteggiamento che trovo intollerabile, soprattutto dopo aver visto il film, che ha ricevuto in pompa magna il Gala al Festival di Berlino. Perché bisogna dire che Cinquanta Sfumature di Grigio è quel che è e quindi va bene così? Perché mai non devo avere pregiudizi se tutto il mondo, a causa di marketing martellante e background che tutti conosciamo, ce li ha (altra nota bene: in negativo ma anche in positivo)?

Cinquanta Sfumature di Grigio è un film bruttissimo: lo posso dire senza dovermi sentire in colpa, vero? E mica solo perché a livello cinematografico vale poco o nulla, tanto – appunto – che cosa ci si poteva aspettare? La prima oretta, però, è davvero a livello guilty pleasure: un fiume di ‘ritmo’ senza soluzione di continuità fra risate involontarie e risate previste in sceneggiatura. Grazie alla sceneggiatrice Kelly Marcel, viene da pensare durante questa prima parte, si può anche ridere e forse due orette vanno via veloci.

Volano le frasi scult (“I don’t make love: I fuck. Hard” oppure “I’m fifty shades of fucked-up”), i momenti attesi (la prima volta che Dornan si toglie la maglietta: perché da lì non si torna più indietro) e i momenti che non ci si crede (Grey che ‘salva’ Anastasia ubriaca dalle avances dell’amico fuori dal club). Quasi ci si diverte, insomma. Poi cominciano i dolori, e sono dolori veri, molto più di quelli che proverà Anastasia durante i primi rapporti BDSM con Christian.

Da metà in poi, Cinquanta Sfumature di Grigio comincia prevedibilmente a prendersi sul serio. Per non parlare poi del finale, che ha un cliffangher che richiama però più le serie tv e che è persino una chiusa circolare. Pare quindi di scorgere qualche velleità di troppo che definire ‘autoriale’ sarebbe ingiusto e sbagliato: ma hanno chiamato a dirigere Sam Taylor-Johnson (tra l’altro una donna, quasi a mettere le mani avanti rispetto a molti probabili attacchi), mica uno shooter qualunque.

Il film dimostra di voler essere fondamentalmente lo studio di una coppia incompatibile. Ma senza personaggi come lo si vuole fare? La sceneggiatura si basa su ciò che il pubblico già sa, anche involontariamente, della trama: ma non ci fosse il libro alla base non si saprebbe davvero come prendere questa storia. I due attori almeno un pochino ci provano a rianimare la situazione: Jamie Dornan col suo physique du rôle, che tanto basta, e Dakota Johnson con l’aria un po’ quirky e acqua-e-sapone. Anche se alla ragazza, comunque in parte, la costringono a mordersi le labbra ogni minuto.

Di fondo manca il background di questi due personaggi, che si rincorrono a suon di sorprese (di lui a lei, che si spaventa tipo tre/quattro volte per il suo arrivo a mo’ di fantasma), contratti, mail e sguardi languidi. Anastasia, che vive a Portland con una coinquilina con cui non fa discorsi da ragazze (mah), non è altro che una verginella che, poverina, non ha mai visto un porno in vita sua manco per sbaglio.

Christian è invece un robot ricchissimo che però, poverino pure lui, ha un passato oscuro. E vuoi vedere che, nonostante ripeta cento volte “Io sono fatto così”, forse forse è stato quel passato a portarlo a essere com’è oggi? Fatto sta che in qualche modo queste due persone si vogliono, e pure tanto. Gli opposti si attraggono, viene da dire per tagliare la testa al toro, visto che non c’è vera motivazione nel fatto che lui sia così interessato a lei (ah sì, è vergine, quindi…).

Per lei in realtà il discorso è più facile e ‘comprensibile’: vuoi mettere lo charme di Christian e tutti i regali che le fa, e che lei prima rifiuta e poi accetta imbarazzata in due secondi? Per sottolineare le differenze di classe, e rimarcare il fatto che Christian Grey è il prototipo di manzo coi soldi che ogni donna in fondo desidera, ci fanno vedere che lui beve costantemente vino pregiato da bellissimi bicchieri, ma a casa di lei lo bevono dalle tazzine del caffè.

Cinquanta Sfumature di Grigio non ha nemmeno senso paragonarlo col cinema di Adrian Lyne, che si merita comunque altro rispetto e non è così noioso. Qui siamo dalle parti di un (patetico) Pretty Woman, della favoletta anni 90 preparata e servita per il grande pubblico. Ma perché, per tornare al discorso iniziale, bisogna buttare giù il rospo in modo così facile?

Questo romanzetto ‘sporcaccione’ è un film disonesto. Nei confronti di tutti. Rischia persino di essere moralista quando Christian suggerisce ad Anastasia di non bere più (ha un suo fine ben preciso, certo). È disonesto nei confronti del mondo BDSM, che se non entra in tumulto è solo perché si starà facendo una grossa risata. Questa è exploitation: ma exploitation da studio hollywoodiano, quindi pure pericolosa nelle modalità in cui descrive un mondo che non conosce. BDSM for dummies, ma non solo.

Cinquanta Sfumature di Grigio è anche disonesto con il proprio pubblico. Che si accontenterà pure, ma solo perché riconoscerà situazioni e personaggi letti su carta. Vero che il film segna una sana iniezione di sesso nel mercato mainstream come non se ne vedeva da anni. Però, al conto delle scene di sesso e del modo in cui sono costruite, si tratta di titillìo e nulla più, con tanto di ovvio sbilanciamento del nudo nei confronti della donna. Di Christian però si vede un-centimetro-uno di pene, sempre per mettere le mani avanti.

La colonna sonora è intrusiva e usata in modo videoclipparo, soprattutto durante le scene di sesso. La fotografia è come ci si aspettava: laccata e patinatissima, roba che fa sembrare Seattle di notte una città da sci-fi. Gli arredamenti sono maniacali. Se vi accontentate… Voglio fare quello che ha davvero la puzza sotto il naso, per consigliarvi un film dalla tematica simile sempre sul rapporto dominant/servant, che però non prende in giro nessuno: The Duke of Burgundy. Vedeteli entrambi.

Voto di Gabriele: 2

Cinquanta Sfumature di Grigio (Fifty Shades of Grey, USA 2015, drammatico / erotico 125′) di Sam Taylor-Johnson; con Jamie Dornan, Dakota Johnson, Luke Grimes, Victor Rasuk, Jennifer Ehle. Qui il trailer italiano. Uscita in sala il 12 febbraio 2015.

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