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Cobain: Montage of Heck – Recensione in Anteprima

La vita di Kurt Cobain per la prima volta ‘realmente’ rappresentata in sala con Cobain: Montage of Heck

pubblicato 1 Aprile 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 17:07

Il 5 aprile del 1994 il mondo piangeva la morte di Kurt Cobain, morto suicida all’età di 27 anni. Due decenni che hanno alimentato il mito del personaggio tramutato in icona, con complottisti, fan e critici che hanno provato in mille modi a motivare il perché di quell’insano gesto, il perché di una personaltà tanto depressa e disturbata. 10 anni fa ci provò Gus Van Sant, con il non autorizzato Last Days, a ripercorrere gli ultimi momenti di vita del cantante dei Nirvana, mentre da anni è in lavorazione un biopic prodotto da Courtney Love, moglie e madre che nell’attesa ha concesso a Brett Morgen l’occasione di una vita. Quella di mettere mano ad ore e quintali di documenti inediti di Cobain. Sue registrazioni audio, interviste, disegni, diari personali, video privati casalinghi. Ne è uscito fuori un documentario made in HBO che potremmo quasi dire ‘definitivo’, perché in grado di mostrarci, letteralmente, il Kurt fino ad oggi mai visto e a lungo nascosto, taciuto. Cobain: Montage of Heck.

Due anni dopo aver dato vita a Crossfire Hurricane, doc sui Rolling Stones, Morgen ha confermato la propria attitudine rock-documentarista con un progetto sporco, straniante, a tratti visionario, tecnicamente straordinario, punk nell’anima e in grado di rappresentare un Cobain a più facce, partendo sin dai primi giorni di vita. Perché in Montage of Heck possiamo ammirare Kurt bimbo, ad un anno, con la chitarra in mano. Biondo e iper-attivo ma con evidenti carenze affettive da parte dei genitori, divorziati quando quasi nessuno, erano gli anni ’70, pensava ancora alla separazione.

Ed è in questo preciso momento, e Morgen lo rappresenta con dei meravigliosi intermezzi animati di Hisko Hulsing, che cresce in Kurt l’apatia, il disprezzo nei confronti di un mondo che non lo ama, non lo coinvolge, lo rifiuta. La madre non lo vuole, il padre non vuole, i nonni non lo vogliono. A raccontare quei complicati anni di crescita la voce dello stesso Cobain, ritrovata attraverso nastri ovviamente conservati dalla Love e dalla figlia Frances Bean. Lentamente, e con documenti sempre più incredibili e dettagliati, Morgen ripercorre la carriera di Kurt. Il boom dei Nirvana, nel giro di un anno passati dall’anonimato alla celebrità internazionale, il peso della fama da dover sopportare, l’odio nei confronti dei giornalisti, l’ingresso di Courtney nella vita del cantante, il matrimonio, l’eroina, la chiacchierata gravidanza portata avanti con la droga, la nascita della primogenita venuta al mondo ‘strafatta’, il distacco dalla realtà e da un’esistenza che lo rendeva infelice.

Sullo schermo si alternano le voci dei genitori di Kurt, della stessa Love, della precedente fidanzata e di Krist Novoselic, mentre fa rumore l’assenza del batterista Dave Grohl, da sempre in aperto contrasto con Courtney. Tutti concordi nel sottolineare il genio di Cobain, cresciuto con l’ossessione di quell’unione famigliare che a lui era mancata, tanto da trovare un punto definitivo dopo la nascita di Frances e andarsene una volta per tutte. Emozionanti i video intimi di Kurt all’interno della propria casa, al fianco della figlia appena nata e della moglie. Qui, stranamente brillante, emerge un Cobain impensabile, che pian piano, con il passare degli anni, va sempre più spegnendosi, fisicamente e non solo. Eccessivamente e inutilmente lungo, ed è qui che Morgen inciampa, Montage of Heck ripercorre per intero la breve ma intensa e dolorosa esistenza di un mito della MTV Generation, in grado di smuovere masse oceaniche nei primi anni ’90, concludendo il proprio progetto con lo storico Unplugged televisivo e con l’indimenticato ricovero capitolino che vide il cantante finire in coma. Un mese dopo arrivò la fucilata alla testa, ma Morgen si ferma prima, a pochi metri dal traguardo, dopo aver dettagliatamente documentato l’escalation depressiva di un uomo sempre più incline al suicidio, alla morte e al disprezzo nei confronti della vita, attraverso tutto quello che Kurt aveva lasciato ‘in eredità’ sotto forma artistica.

Mischiando arte e musica, il regista è così riuscito attraverso le stesse parole di Cobain a rappresentarne l’essenza, iconica e al tempo stesso maledetta, presentando sia ai fan che ai tanti che non hanno vissuto l’epoca dei Nirvana un personaggio di per se’ unico ed immortale, come solo i grandi miti del rock sanno essere.

Voto di Federico: 8

Cobain: Montage of Heck (Documentario, 2015) di Brett Morgen; con Kurt Cobain, Dave Grohl, Courtney Love, Krist Novoselic – uscita martedì 28 aprile 2015.

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