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Citizenfour: recensione del documentario vincitore agli Oscar

La bufera che alla fine del 2012 travolse l’NSA ad opera di un loro ingegnere, tale Edward Snowden, non semplicemente “raccontata” bensì “rivissuta” attraverso le immagini di quei giorni in cui il mondo stava per essere messo al corrente di uno degli scandali più rilevanti dal dopoguerra in avanti

pubblicato 15 Aprile 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 16:37

C’è un passaggio, in Citizenfour, che ci dà un’idea di quale tipo di fede coltivi Edward Snowden, quando davanti alla telecamera afferma di non essere interessato al proprio destino dato che su Internet vige il principio dell’Idra: per ogni testa mozzata ne ricrescono altre sette. Siamo in un albergo di Hong Kong, ed il mondo, ma soprattutto l’amministrazione Obama, non sa ancora quale tegola sta per cadergli addosso. Snowden è rintanato dentro la sua stanza; indossa la stessa maglietta e lo stesso paio di jeans da chissà quanto, mentre la regista Laura Poitras ed il giornalista Glenn Greenwald stanno per diramare una delle notizie più assurde dal dopoguerra ad oggi, che per molti è per lo più un segreto di Pulcinella.

Sarà, però un conto è dare retta ai paranoici o ai cosiddetti complottisti, altro è farsi travolgere da una congerie di prove documentate che attestano che l’NSA (organo di sicurezza USA) spia deliberatamente e preventivamente i cittadini americani. Ma che dico americani… la mastodontica mole di metadati raccolta dalla National Security Agency varca i confini statunitensi e di mezzo, a quanto pare, ci siamo pure noi italiani. Così la Poitras pone il sigillo sulla sua trilogia inerente agli Stati Uniti post-9/11, dopo My Country, My Country e The Oath. E la porta a termine col botto.

Citizenfour, che è il nickname con cui Snowden contatta per la prima volta la Poitras assicurandole di avere tra le mani roba scottante, al tempo non è un film su Edward Snowden; diversamente non se ne capirebbe l’urgenza né tantomeno l’importanza. Di Ed, come si fa chiamare dagli amici, apprendiamo che fa l’ingegnere, che lavora per una società che l’ha praticamente ceduto all’NSA e che ha una ragazza. Stop. Il documentario si concentra sui giorni immediatamente precedenti la bomba relativa a questo whistleblower che ai microfoni del Guardian confessa e lo fa senza mezze misure: l’NSA vi spia da tempo e, senza il permesso né tantomeno il consenso di alcuno, ha accumulato una mole di dati immane, tale per cui in tanti, troppi casi, sarebbe in grado di ricostruire spostamenti, abitudini e quant’altro di milioni di persone.

Jacob Applebaum, l’hacker legato anche a WikiLeaks, nel corso di una conferenza dichiara: «è indicativo che ciò che un tempo chiamavamo diritto d’espressione oggi si chiami privacy». È indicativo, è vero. Per tutta la prima parte di Citizenfour a più riprese affiora una paranoia a tratti grottesca: Snowden si preoccupa pressoché di qualunque cosa, dando consigli su come regolarsi con le schede SD che lasciamo attaccate ai nostri laptop connessi, oppure su come fare per rendere le proprie password pressoché invulnerabili. L’apice viene raggiunto quando la sirena antincendio comincia a suonare a singhiozzo; qualche istante prima Edward ha staccato la linea al telefono in stanza e teme che questa sirena sia un modo per attirare la sua attenzione. Strano a dirsi, ma non sarà così.

È vero, non mancano le piste lasciate incomplete, e non solo perché, banalmente, la vicenda è ancora in corso. Ma questo probabilmente dimostra quanto fosse lontano dalle intenzioni tirare le somme, per un documentario che intercetta un filone che nell’epoca dello streaming live il cinema non può più ignorare, qualunque cosa questo significhi. Uno dei contributi più rilevanti di Citizenfour, infatti, è questo suo situarsi concettualmente in maniera equidistante da tutto: dalla rete, dal cinema, dalla televisione. La sua storia, già vecchia per Internet, al cinema profuma di fresco bucato, dando adito a tutta una serie di considerazioni che richiederebbero altri spazi che non quelli di una recensione.

Eppure, al di là della data di scadenza, del lavoro della Poitras non si può dire che stia meglio in un posto anziché in un altro; trattasi di giornalismo accessibile, in forma di cronaca ragionata. Il fatto che anche solo su YouTube sarebbe andato benissimo non incide di una virgola sulla resa del prodotto sul grande schermo; anzi, un tizio alla TV centra nel segno quando avverte che sembra di trovarsi in un romanzo di le Carré, di quelli avvincenti per giunta.

La realtà ha superato la fantasia, ma questo non toglie che ciò che abbiamo dinanzi sia cinema in tutto e per tutto; e Citizenfour lo è nella sua capacità di affabulare, appassionando e tenendoci sulle spine anche laddove gli eventi grossomodo si conoscono. Basterebbe il finale, ben meno di dieci minuti di frasi smozzicate, silenzi e fogli di carta attraverso cui Snowden viene messo a parte da Greenwald della comparsa di un nuovo whistleblower, in possesso di indiscrezioni ancora più tremende. Sarà la prima delle sette teste?

Nella sua congenita incompiutezza narrativa l’opera è comunque compiuta. Lo è perché la realtà ha soverchiato la finzione, alla quale non resta che riconoscere i propri limiti. Da qui in avanti si può solo congetturare, ed il risultato effettivamente non può che sostanziarsi in una serie di finzioni, di scenari immaginari possibili o impossibili, poco importa. Ma mancherà sempre quel valore che non è semplicemente aggiunto, ossia i fatti ripresi lì, sul momento, hic et nunc.

Potere e forza della forma, ossia quella documentaria, che però trascende sia la mera cronaca che la mera ricostruzione, elevandosi addirittura a quel rarissimo rango di opera utile. Attenzione, utile, non definitiva. Verrebbe quasi da dire che nessun’opera “definitiva” possa definirsi utile, poiché se lo fosse metterebbe radicalmente in discussione il fondamento dell’opera stessa, la quale, finché anela al disvelamento della realtà (non della verità, che è tutt’altra cosa), si pone come ricerca costante perciò inesausta.

Davanti al volto di Snowden che tradisce, consapevolmente o meno, un bambinesco stupore, mentre guarda dritto nella macchina da presa, ad essere chiamato in causa direttamente è ciascuno di noi. È tutto vero? Se lo è, fino a che punto? Citizenfour (Edward) è stupito perché siamo stati presi ancora una volta tutti in giro, o perché non riesce a credere nemmeno lui, piccolo com’è, a ciò che è riuscito a scatenare? Quel che è certo è che i fatti sono epocali e Citizenfour (il film) si è trovato, unico e solo, nel loro epicentro. Il resto sarà storia.

Voto di Antonio: 9

Citizenfour (USA, 2014) di Laura Poitras. Con Edward Snowden, Jacob Appelbaum, Julian Assange, Kevin Bankston, William Binney, Glenn Greenwald, Ewen MacAskill, Lindsay Mills, Laura Poitras e Jeremy Scahill. Nelle nostre sale da giovedì 16 aprile.

Premio Oscar