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Venezia 2012 – Gebo et l’ombre: recensione in anteprima del film di Manoel de Oliveira

Anziano, iperattivo e lucidissimo: Manoel de Oliveria fa di nuovo colpo a Venezia con il suo apologo morale sulla crisi finanziaria e morale. Leggi la nostra recensione.

pubblicato 6 Settembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 22:45

Siamo verso le fine del 1800. Gebo è un vecchio contabile che vive assieme alla moglie Doroteia e alla loro nuora Sofia. Il figlio della coppia, Joao, è sparito da un po’. Doroteia, ovviamente preoccupatissima, non sa nulla, e Gebo non le ha mai detto la verità: ma il figlio si è dato alla macchia. Un giorno, però, Joao fa il suo ritorno a casa, portando ovviamente scomiglio nella vita familiare…

Si è detto molte volte che uno dei fili rossi che collega molti film di questa 69. Mostra del cinema di Venezia è il tema della crisi, economica e di valori. Con O Gebo e a Sombra il grande Manoel de Oliveira ha voluto girare un film che parlasse di questo, e per fare ciò ha preso l’omonima pièce di Raul Brandão, scritta nel 1923: ancora davvero attualissima, capace attraverso i suoi dialoghi di parlarci della nostra situazione odierna.

Sembra che il regista portoghese si sia limitato a trasportare sul grande schermo i dialoghi del testo, vista la teatralità del suo film: che è invece molto cinematografico, grazie soprattutto alla fusione di diverse forme d’arte che già appartengono al cinema stesso. In Gebo e a Sombra domina innanzitutto la pittura, grazie ad una fotografia in cui sostanzialmente domina il lume di una candela (ma immaginiamo che ci sia sotto un lavoro più grande e pensato, per forza di cose).


C’è pure il teatro, certo, vista la provenienza della fonte: e le scenografie, bellissime ed essenziali anche nei pochi esterni, stanno lì a mo’ di “conferma”. Ma che ne è dello spettatore seduto in sala? Beh, viene “chiamato in causa”, visto che i personaggi, spesso seduti al tavolo di Gebo (Michael Lonsdale), si girano verso la quarta parete. Il fuori campo, soprattutto sonoro, è presente in modo massiccio durante il film, ed è una componente primaria della narrazione e della descrizione dell’ambiente: piove sempre, ma la pioggia praticamente si sente e non si vede.

Tutto questo crea un’amosfera sicuramente “ostica” e di approccio complesso, e bisogna essere preparati ad una visione di un certo tipo, d’autore, molto parlata e statica, anche se leggera. Ma quest’atmosfera, appunto, è decisamente affascinante. Dentro questo apparato visivo e sonoro si svolge la vicenda, che è quella di un “sogno infranto”. Doroteia (Claudia Cardinale) lo ammette delusa: assieme a Gebo e Sofia vive in umiltà e povertà, e quel sogno (di ricchezza? di benessere?) si è logorato sempre più.

A complicare le cose c’è la scomparsa di Joao, andato via di casa otto anni fa; Doroteia attende il suo ritorno ogni giorno. Per non farla soffrire e farle passare in tranquillità i suoi ultimi anni di vita, Gebo non le ha mai detto le motivazioni per cui il figlio se n’è andato, e deve sempre inventarsi una nuova storia da raccontarle: la donna, infatti, è convinta che il marito sia in contatto via lettera con il figlio grazie ad un corrispondente… A complicare il tutto c’è un’altra convinzione di Doroteia, ovvero quella che Gebo non sia mai stato troppo affezionato a Joao, bensì abbia più attenzioni per Sofia.

Ci sono poi due altri personaggi secondari che ruotano attorno a questa famiglia, e che fanno la loro entrata come ospiti: sono Corachao e Candidinha. Il primo è un artista teatrale costretto a fare i suoi spettacoli soltanto di giorno, perché di notte la luce costerebbe troppo. In più è già così poca la gente che va a teatro… Attraverso il suo personaggio, de Oliveira riesce a dare in un paio di secondi una critica netta allo stato attuale dell’arte e del gusto, completamente appiattito.

Candidinha (intepretata da Jeanne Moreau) è invece colei che mostra un interesse diretto, attraverso le sue parole, per il denaro: “Sarebbe bello avere tanti soldi per comandare gli altri”, dice mentre stanno parlando tutti assieme. Joao, dopo essere tornato, vede queste persone anziane sedute ad un tavolo e si annoia: “E’ questo che fate tutte le sere?”; Doroteia gli risponde semplicemente che chiacchierano e lavorano. Ma sia nella frase del ragazzo, sia nella risposta della donna, si può capire la monotonia delle giornate dei protagonisti. Il sogno è davvero infranto…

Condito da momenti gustosi (l’ubriaco che passa davanti alla casa di Gebo attraversando tutta l’inquadratura!), e letteralmente “pieno di caffè” (se ne faranno almeno cinque nel corso del film: fa freddo e bisogna scaldarsi), O Gebo e a Sombra risulterà senz’altro delizioso e acuto agli occhi degli appassionati e ai conoscitori del cinema del maestro portoghese. Un altro colpo per de Oliveira, quindi: che comunque, tranquilli, ha già in cantiere un altro film. Potrebbe essere diversamente?

Voto di Gabriele: 7
Voto di Antonio: 7

Gebo et l’ombre (O Gebo e a Sombra, Portogallo / Francia, 2012, drammatico) di Manoel de Oliveira; con Michael Lonsdale, Claudia Cardinale, Jeanne Moreau, Leonor Silveira, Ricardo Trêpa, Luís Miguel Cintra. Trailer originale.