Home Recensioni Venezia 2012 – Spring Breakers: recensione del film di Harmony Korine con Vanessa Hudgens e Selena Gomez

Venezia 2012 – Spring Breakers: recensione del film di Harmony Korine con Vanessa Hudgens e Selena Gomez

Scopri “Spring Breakers” trama, trailer, commenti e recensioni sul film sulle quattro adolescenti in cerca di una vacanza fatta di alcol, droga e divertimento.

pubblicato 5 Settembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 22:44

Quattro studentesse sexy pensano di trovare i soldi per le loro vacanze di primavera rapinando un fast food. Ma questo è solo l’inizio. In una notte di pazzie, vengono arrestate a un posto di blocco per detenzione di droga. Ubriache e con addosso solo il bikini, le ragazze sono portate dal giudice, ma vengono rilasciate grazie alla cauzione pagata da Alien, un criminale del posto dal cuore tenero che le prende sotto la sua protezione e fa vivere loro una indimenticabile vacanza di primavera.

Gummo diretto da Terrence Malick che ha appena rivisto Faster Pussycat Kill Kill. Spring Breakers era una delle sorprese del programma della 69. Mostra del cinema di Venezia al momento della conferenza stampa, ed ha creato molta curiosità anche tra quelli che non conoscevano Harmony Korine. Il perché è molto facile da capire, visto che alcune reginette dei teenager vengono buttate in mezzo ad una storia di sesso, alcol e droga, diretta poi da un regista “maledetto”.

Harmony Korine è stato uno dei registi fondamentali del cinema indipendente americano dalla seconda metà degli anni 90. Con la sceneggiatura di Kids e la sua prima regia, il super-cult Gummo, s’impone all’attenzione per la durezza con cui descrive la quotidianità di giovanissimi e persone ordinarie. Col tempo la sua fama si affievolisce un po’, complice anche una vita personale sbandata che l’ha tenuto lontano dal cinema per un periodo: ma nessuno gli ha mai tolto lo status di regista cult, ed ha sempre mantenuto una sua nicchia.


Korine è il cantore dell’innocenza dell’America. Le sue storie, piene di droga, sporcizia e “noia”, sono spesso ritratti spietati e onesti di persone in perenne contatto con la violenza, ormai radicata nell’humus di una nazione, contaminandone anche la periferia. L’autore è sempre stato vicino ai suoi personaggi e, nonostante i loro gesti a volte estremi, ha sempre provato un’empatia assoluta per loro. Korine non è mai cinico, anche se può sembrarlo, e chi lo accusa di furbizia non ne ha mai notato il coraggio, e non ha mai capito la sana provocazione che c’è dietro il suo discorso sull’America.

Il regista ama profondamente la sua nazione, ed è per quello che riesce a distillare l'”innocenza” dai suoi personaggi. Anche le protagoniste di Spring Breakers sono “innocenti”: nel senso che quello che fanno, quello che pensano, e come agiscono, sono conseguenze indirette di un ambiente costruito su fondamenta putrefatte. La metafora non è campata, visto che in Gummo i personaggi sono sopravvissuti ad un tornado che ha completamente distrutto le vecchie casette della cittadina di periferia dove vivono…

Brit (Ashley Benson), Candy (Vanessa Hudgens) e Cotty (Rachel Korine) sono tre amiche che pensano solo a divertirsi. Durante una lezione a scuola pensano solo al sesso, scrivendo sui quaderni frasi oscene (“I love penis”) e imitando fellatio. Come tutti i ragazzi della loro età vogliono partire per lo spring break, il periodo delle vacanze in cui gli adolescenti si danno alla pazza gioia. Per fare questo coinvolgono anche la timida Faith (Selena Gomez), che frequenta un corso di religione e va sempre in chiesa.

Decise a partire per la Florida, le quattro ragazze non hanno però abbastanza soldi in tasca: soltanto 325 dollari, che non servono neanche per un paio di giorni in un hotel. Ideona: perché non rubare una macchina e fare una rapina? Semplice. Ottenuti i soldi, le quattro spring breaker partono per la loro vacanza oltre i limiti, e partecipano ad ogni tipo di festa in spiaggia o in casa, scolando fiumi di alcol, partecipando ai vari giochi di resistenza con la birra, fumando spinelli, tirando di coca e attizzando i maschietti con il loro corpo perennemente seminudo, coperto solo dai coloratissimi bikini.

Un giorno però, dopo un party particolarmente eccitato, finiscono in manette. Ovviamente non hanno i soldi per pagarsi la cauzione. Ci penserà però Alien (un fenomenale James Franco, “costretto” a fare fellatio su una pistola), rapper e trafficante che ha cavalcato il “sogno americano” facendo soldi a palate e vivendo come vuole. L’uomo, che tra gli amici ha pure due gemelli che amano la doppia penetrazione!, promette alle ragazzine una vacanza da urlo, ed è esattamente quello che stavano cercando. “Sono stufa di vedere le stesse cose”, dice una di loro: ed una frase del genere crea un cortocircuito mica da poco.

I personaggi di Korine sono stati sempre abituati a vivere nei posti in cui sono nati, crescendo ed ammuffendo nelle periferie. Non è difficile immaginare che non sappiano nemmeno cosa ci sia fuori dai confini della loro cittadina, perché non hanno né gli strumenti né la curiosità per provare ad andarsene. Brit, Candy, Cotty e Faith invece di curiosità ne hanno tantissima: peccato che questa si limiti al loro ristretto immaginario giovanile tipicamente americano, riducendosi a prendere in considerazione solo uno spring break da vivere alla grande, a tutti i costi, seguendo ancora una volta la “tradizione”.

“E’ il posto più spirituale in cui sia mai stata”, dice Faith chiamando al telefono la nonna: verrebbe da ridere, ma Korine non ne ha tanta voglia. Seguendo il cortocircuito di cui prima, una frase del genere apre un mondo devastante, fatto di vuoto reale, di un abisso incolmabile. “Dovevamo scoprire noi stesse. Non era questo il nostro sogno!”, dice invece Faith quando non le va più a genio che i maschietti continuino a toccarla e palparla: il “sogno” s’infrange. Ma quando Alien le chiede che tipo di vacanza s’immaginava, Faith risponde che voleva appunto solo del divertimento…

Spring Breakers è il Korine che aspettavamo da anni: completamente folle e smisurato, ma allo stesso tempo lucido, critico e addirittura “commovente”. Carico di quella commozione che è simile al finale di Trash Humpers, in cui una persona cammuffata con una maschera da inquietante vecchio cullava un neonato rapito da una villetta. Perché, appunto, dall’orrore e dalla violenza possono scaturire l’empatia e la tristezza. “Sono ragazze fredde e spietate”, dicono alcune amiche a Faith parlando delle altre tre spring breaker; “Non è vero, sono delle ragazze molto dolci”, risponde lei. E a vederle tutte assieme abbracciate fissando il mare di notte non si ha più alcun dubbio.

Con Mister Lonely e poi con il già citato Trash Humpers, Korine aveva cominciato anche una riflessione sulla “maschera” e tutte le sue sfumature. Nel primo film, un gruppo di sosia di personaggi famosi, come Michael Jackson e la Monroe, si ritrovava a vivere in un castello per allestire uno spettacolo. Nel secondo, un gruppo di sbandati coperti con maschere da vecchi andava in giro per le strade sfasciando tutto ciò che gli capitava a tiro e facendo cose idiote. In Spring Breakers, il regista sfrutta invece delle icone Disney e le mette completamente a nudo, riportandole quindi alla loro “vera natura” di ordinarie adolescenti statunitensi: il risultato è uno spasso, e comprende nudità varie, baci lesbo, threesome e quant’altro.

Il film è stilisticamente denso e curatissimo, sin dai luccicosi titoli di testa, composti da lettere che richiamo certi sticker femminili per comporre il proprio nome. Sono molte le scene che ricordano l’estetica del videoclip, ad iniziare da quella che apre la pellicola, in cui un sacco di ragazzi sta festeggiando lo spring break sulla spiaggia: tra musica che pompa e rallenti esagerati, ne vediamo di tutti colori, compresi dei ghiaccioli usati a mo’ di fellatio. La narrazione non è lineare, ed accumula frammenti di scene che vedremo in seguito, ripetizioni, voci fuori campo dei protagonisti. Vista la sua natura ellittica e visti i motivi di prima, il modo in cui è raccontato Spring Breakers ha fatto scattare dei paragoni addirittura con To the Wonder di Terrence Malick.

Certo, Spring Breakers non è un film per tutti, e si prepara a dividere le platee e la critica, ma pure a diventare un cult assoluto, anche per la sua confezione: che può lasciare storditi, ma che vanta le musiche di Cliff Martinez ed una fotografia fenomenale, fatta di colori accesi e contrasti, neon e sfumature fosforescenti. Attenzione poi all’uso che si fa di “Everytime” di Britney Spears, eseguita al pianoforte da Alien in una versione diegetica che poi lascia spazio alla canzone originale. Perché nell’immaginario di questi personaggi Britney è una delle migliori cantanti di sempre, un vero angelo…

Le spring breaker se ne vanno in giro a fare rapine con il passamontagna rosa, cantano Britney, vivono in un videogioco (parole loro) e fanno tutto quel che fanno con contagiosa immaturità. Poi se ne escono fuori con frasi “profonde” del tipo “Voglio mettere la testa a posto”: che ha più o meno la valenza personale, e pure “politica”, delle frasi citate in precedenza. Eppure qualcuna se l’è goduta davvero al massimo, questa esperienza, arrivando a superare ogni limite. E quel “bacio” finale assomiglia seriamente ad un “ringraziamento” per l’esperienza vissuta. Poi si torna verso la realtà guidando una Lamborghini. Ma uno spring break del genere chi lo scorda più? Uno spring break è forever.

Voto di Gabriele: 9
Voto di Antonio: 10
Voto di Simona: 8.5

Spring Breakers (USA, 2012, commedia) di Harmony Korine; con James Franco, Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Ashley Benson, Heather Morris.