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Cine/Vision: Il terzo uomo

Per Cine/Vision, oggi, Matteo di PellicolaScaduta ci manda la recensione e il film ‘Il terzo uomo’ di Carol Reed con Joseph Cotten, Alida Valli e Orson Welles. “Harry Lime e’ morto. Al funerale c’e’ il suo caro amico Holly Martins, scrittore di romanzi western. Chiede il modo in cui l’amico e’ morto ma qualcosa non

di carla
20 Giugno 2007 23:36

Per Cine/Vision, oggi, Matteo di PellicolaScaduta ci manda la recensione e il film ‘Il terzo uomo’ di Carol Reed con Joseph Cotten, Alida Valli e Orson Welles.

“Harry Lime e’ morto. Al funerale c’e’ il suo caro amico Holly Martins, scrittore di romanzi western. Chiede il modo in cui l’amico e’ morto ma qualcosa non gli quadra. Ad assistere alla sua morte, avvenuta perche’ investito da un camion, vi erano tre persone e non due come viene riportato uffcialmente. Ma chi e’ dunque il terzo uomo?

Sceneggiato da Graham Greene (da cui poi trasse il romanzo omonimo), “Il terzo uomo” e’ certamente uno dei migliori noir mai realizzati. Ambientato in una Vienna volutamente cupa, oppressa dalle pesanti sorti di un dopoguerra tormentato dalla fame e dalla poverta’, il film ricrea perfettamente, grazie ad una sinergia tra tutte le forze in gioco, quell’andamento angosciante e snervante che caratterizzera’ per molto tempo il cinema noir. Partendo innanzitutto dalla regia di Carol Reed, metodica ed inflessibile nel suo trasmettere immagini che si animano quasi per magia, grazie alle ombre, ai piccoli movimenti di luce creati dalla bellissima fotografia in bianco e nero di taglio espressionista realizzata da Robert Krasker.

Le interpretazioni degli attori sono ben misurate, semplicemente funzionali alla narrazione di una trama ben congegnata sotto ogni suo aspetto, dall’intreccio giallo all’analisi psicologica. Ottimo anche l’incessante tema musicale che imperversa per tutta la pellicola ideato da Anton Karas.
Il film procede ben sostenuto, appeso ad un’atmosfera di suspense metafisica. Holly Martins accumula indizi e conoscenze ma non riesce ad arrivare ad una conclusione. Buona parte del film si ferma ad analizzare questo aspetto, dove il nostro eroe e’ impossibilitato nello scoprire la verita’, in quanto la verita’ la puo’ conoscere solo il diretto interessato. Sara’ infatti proprio Harry Lime a spiegargli tutto. Impersonificato dal grande Orson Welles, Lime e’ il punto centrale del film, colui che lo sposta da quella “suspense metafisica” che, se fosse continuata, sarebbe sicuramente sfociata in “noia mortale”. Lime come punto centrale del film grazie anche ad un monologo straordinario sulla guerra e sulla cattiveria umana, scritto dallo stesso Welles che collaboro’ attivamente alla stesura dei dialoghi e (cosi’ si vocifera) dispenso’ consigli registici a Carol Reed (ed effettivamente un po’ del suo stile lo si puo’ chiaramente riconoscere). Memorabile lo straordinario inseguimento finale.
“Il terzo uomo” e’ uscito nel 1949 ma non dimostra la sua eta’. Perche’ e’ un film immortale, cosi’ ben costruito e congegnato da non riuscire ad invecchiare mai. Insomma, e’ un film cosi’ bello da vedere ed avvincente da seguire che riportare la notizia della vittoria della Palma d’oro al Festival di Cannes mi sembra quasi di sminuirlo. Smettete di leggere le recensioni che tanto non servono a nulla. Guardate il film, non leggete parole”.

Matteo

Qui il film in lingua originale: