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Il fidanzato di mia sorella: recensione in anteprima

Un professore di Oxford dinanzi a un bivio esistenziale decisivo in questa modesta commedia romantica diretta da Tom Vaughan, con Pierce Brosnan, Jessica Alba e Salma Hayek

pubblicato 30 Giugno 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 14:37

Attraente, colto, fascinoso… è il profilo di Richard Haig (Pierce Brosnan), professore ad Oxford, esperto in Letteratura Romantica inglese. Figlio d’arte in tal senso, anche suo padre (Malcolm McDowell) è stato un discreto donnaiolo, anch’egli con un carisma base molto alto e la totale insofferenza verso le regole non meno che nei riguardi del matrimonio. Capita però che Richard metta incinta una sua ex-allieva (Jessica Alba) e la frittata è fatta; sradicato dal Regno Unito direzione Los Angeles, con una moglie e un figlio a carico. In soldoni, è così che parte Il fidanzato di mia sorella.

Romaticherie assortite solo nella seconda parte: la prima, anzi primissima, si limita a malintesi, equivoci e doppi sensi filtrati con un humor tipicamente britannico. Serve ad alleggerire i toni, è evidente, oltre che smorzare una situazione che di divertente non avrebbe granché. Ma questa è una commedia romantica, peraltro piuttosto classica, dove l’entra ed esci da un letto a un altro è sempre foriero di situazioni grottesche o al peggio spassose. Anche quando di mezzo c’è una liaison non consumata che aleggia, proprio tra Richard e la focosa cognata (Salma Hayek).

Non mancano i buoni propositi più che i buoni sentimenti. Va infatti detto che Tom Vaughan non approfitta della situazione dipingendo il classico maschio affetto da satiriasi, il quale fatica a tenerlo dentro le mutande: certo, il professore ha una predilezione per il gentil sesso, ma le responsabilità per il mancato successo del suo matrimonio sono condivise. Il fidanzato di mia sorella risente sì di una voluta e difesa superficialità, la qual cosa però si traduce nella pressoché totale assenza di sfumature moralisticheggianti.

A tratti lo si vede come un cinepanettone qualunque in salsa anglofona, sensazione che però non prende più di tanto il sopravvento. Certo, le svariate panoramiche dall’alto, i botta e risposta a mo’ di sketch, piccanti o meno, manifestano chiaramente le intenzioni di un film a cui interessa un intrattenimento di pancia, dunque, per conseguenza, limitato. Pur prendendosi poco o nulla sul serio, però, Il fidanzato di mia sorella continua a sua volta a scavare all’interno di un modello di famiglia affine all’attualità, di tipo allargato insomma. Figurarsi se ci si sofferma con concretezza sui conflitti dei personaggi, ci mancherebbe; epperò si tenta di tenere conto un po’ di tutti, dal nonno al nipote, passando per il giovane compagno della ex-moglie.

Senza che tale opera di scavo si sostanzi in alcunché, dato che di novità o approfondimenti non se ne scorge nemmeno l’ombra. L’operazione prevede tuttavia la presa in consegna di una situazione-tipo decisamente verosimile, per poi costruirci sopra una storia da collana Harmony in cui “amore”, sacrificio e dovere s’intrecciano onde formare la parabola edificante con annesso finale. Se vogliamo, pure la descrizione, molto schematica, di un percorso personale che conduce all’età adulta, sebbene fuori tempo massimo. Alludiamo al personaggio di Brosnan ovviamente, dato che è lui il centro gravitazionale dell’azione nelle sue varie diramazioni.

Eventi e vicissitudini che fanno insomma capo a questo non più giovane professore, incastrato tra ciò che crede di essere e ciò che deve per forza di cose diventare. Non fosse per quel suo discorso finale ad un uditorio tendenzialmente svogliato, intriso di nobili quanto vecchie esortazioni sul «seguire la propria vocazione» (quella vera… non sia mai ne esista una finta), ci si potrebbe quasi credere. Quasi. Ma lo svolgersi della vicenda, così come il suo epilogo, è insito nel tipo di progetto, ossia, come già accennato, quello di una commedia romantica che per lo più vuole scippare qualche bonaria risata, o un sorriso al peggio.

Condotta tra l’altro con apparente frettolosità, come dimostrano certi passaggi che, lungi dall’essere dettagli, al contrario rivelano una disattenzione tutt’altro che secondaria – si pensi all’arco temporale della storia, che comincia nel 2014 e finisce nel medesimo anno: peccato che di mezzo ci sia la gravidanza, la nascita e la crescita di un bambino che, alla fine del film, ha non meno di 5/6 anni. Il resto è superflua speculazione, utile solo a nobilitare delle premesse alle quali in fondo nessuno intende aspirare. Anche se qualcuno, tra gli autori, avrà magari pensato: «se riusciamo pure a far riflettere, tanto meglio». Beh.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”4″ layout=”left”]

Il fidanzato di mia sorella (How to make love like an englishman, USA, 2014) di Tom Vaughan. Con Jessica Alba, Salma Hayek, Pierce Brosnan, Malcolm McDowell, Ben McKenzie, Marlee Matlin, Ivan Sergei, Merrin Dungey, Juliet Mills, Cassandra Starr, Brandi Burkhardt, Sandy Martin, Fred Melamed, Paul Rae, Taylor John Smith, Oliver Bell, Marianne Muellerleile e Anastasia Roark. Nelle nostre sale da mercoledì 22 luglio.