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Firenze e gli Uffizi 3D/4K: recensione in anteprima

Un viaggio attraverso il Rinascimento fiorentino, tra Michelangelo, Botticelli, Leonardo, Vasari, e Gentileschi. Firenze e gli Uffizi 3D/4K esce nelle nostre sale soltanto per tre giorni, il 3, 4 e 5 novembre

pubblicato 28 Ottobre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:29

[quote layout=”big” cite=”Lorenzo de’ Medici]Cinquecento anni sono troppi per chi aspetta. Un istante, per chi non dimentica.[/quote]

È una frase che Simon Merrells (Crasso nella serie Spartacus), nei panni di Lorenzo de’ Medici, esclama sul finire di Firenze e gli Uffizi 3D/4K. Il fascino eterno della città fiorentina e delle proprie opere mescolato alla tecnologia odierna: due mondi che non si toccano nemmeno, nel tentativo di dare vita a qualcosa di atipico, come già avvenuto con Musei Vaticani 3D.

Sotto l’egida di Sky 3D, Sky Arte HD, Nexo Digital e Magnitudo Film, ecco un’altra tappa di quel percorso votato all’esaltazione del nostro patrimonio culturale. Smettendo però seduta stante i panni degli pseudo-politicanti, resta comunque innegabile che, volente o nolente, operazioni come queste hanno una ricaduta sull’immagine del soggetto rappresentato. Ricaduta, per quanto ci riguarda, positiva.

L’ex-direttore della Galleria degli Uffizi, Antonio Natali, ritiene che entrando agli Uffizi non si debba indurre la gente a stupirsi, meravigliarsi, bensì a conoscere. Per quanto la meraviglia, la capacità di restare stupefatto, sia parte integrante dell’esperienza che è la fruizione di una qualunque opera d’Arte, comprendiamo dove intende andare a parare Natali, e ci lasciamo stimolare da questa sua affermazione. Firenze e gli Uffizi 3D/4K, non a caso, rappresenta anzitutto un’occasione per metterci a parte di ‘qualcosa’, non semplicemente di rimarcare, per l’ennesima volta, quanto estremamente talentuosi fossero certi artisti.

Artisti che hanno nomi e cognomi, appartenenti come sono ad un’epoca in cui già era ampiamente accettato e sdoganato il concetto di autorialità, dove perciò scultori, pittori, architetti o chi per loro erano già delle star qualora avessero raggiunto l’apice nelle rispettive discipline. Questo docu-film, se è lecito definirlo tale, è piuttosto un tentativo di farci entrare anzitutto nel merito di un retaggio pesantissimo, qual è quello della Firenze a cavallo tra ‘400 e ‘500. Un viaggio davvero alla portata di tutti, che non pecca in nessun caso di tecnicismo alcuno, optando infatti per l’inserimento di un narratore d’eccezione, ossia il già menzionato Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, che rievoca quel periodo come se fosse ancora tra noi, tra nostalgia e consapevolezza circa la grande opera compiuta con e per Firenze.

Eppure attiene alla tecnica, per così dire, una delle note più positive di questo lavoro, che fa per l’appunto del 3D un esperimento dagli esiti felici. Trattasi infatti di una tipologia di fruizione che, a parere di chi scrive, va attenzionata anche per il futuro: a chi vuol vedere dal vivo certe opere non resta che recarsi nei rispettivi musei e/o gallerie. Anche a questi però, non può che essere preclusa l’esperienza dell’osservare certe opere previa scomposizione tridimensionale filtrata attraverso un pannello. Ci sono dipinti che prendono letteralmente vita, pur rimanendo statici. La profondità, che è una delle conquiste più rilevanti della pittura rinascimentale, in questo debitrice a Giotto, viene così enfatizzata, resa ancora più plastica da un gioco di prospettiva che letteralmente “stacca” gli elementi del dipinto, creando un effetto per cui viene quasi da ringraziare che il 3D esista – lo so, lo so… neanch’io avrei mai pensato di scriverlo, ma tant’è.

Che questa sia una deriva possibile e per certi versi auspicabile, ce lo dice per esempio l’installazione artistica del vicentino Roberto Dal Bosco, che nel 2014 fu invitato a Salt Lake City per esporre la sua versione del Convito di San Gregorio Magno, opera di Paolo Veronese, realizzata nel 1572. Ebbene, nel giro di un mese si contarono 230 mila spettatori che hanno visto l’installazione presso il Leonardo Science Technology Art Museum. Un risultato notevole, che tende a dimostrarci l’esistenza di un pubblico piuttosto vasto, già adesso disposto a vivere certi dipinti del passato, noti e meno noti, secondo modalità di visione diverse, ma soprattutto ancorati a tecnologie contemporanee. Qui sotto trovate il video.

A suo modo Firenze e gli Uffizi 3D/4K rappresenta un ulteriore tassello verso quella meta lì, nonostante si tratti di un prodotto di natura diversa rispetto alla mera installazione. Contemplando infatti anche delle qualità di tipo didattiche, termine di cui al cinema troppo spesso si ha paura, se non addirittura orrore, ma che eppure connota in maniera corretta il prodotto in questione. Facendo leva anche sui sentimenti, specie i nostri, quelli di italiani a cui piace essere tali quando vengono rievocati i fasti di un tempo; quando in questo territorio si consumavano i fenomeni culturali più rilevanti del pianeta, ed essere italiano poteva significare tante cose, ma più di tutto significava possedere un estro innato.

Solo che qui si parla di Firenze, perché allora l’Italia altro non era che un’espressione geografica e nulla più. E come dice Lorenzo il Magnifico, Firenze era il mondo, era tutto. Vengono in mente le parole di Chesterton: «Roma non era amata dai romani perché grande, bensì era grande perché amata dai romani». Sono convinto che di Firenze, di quella Firenze, ovvero quel piccolo centro della Toscana, si possa dire esattamente la stessa cosa.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”8″ layout=”left”]

Firenze e gli Uffizi 3D/4K (Italia, 2015) di Luca Viotto. Con Simon Merrells, Antonio Natali e Simone D’Andrea.