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Mr. Holmes: Recensione in Anteprima

Ian McKellen è uno Sherlock Holmes ultra-novantenne, malinconico, acciaccato e smemorato, apicoltore fuori e investigatore dentro, saggio, intelligente, iconico, nostalgico e solitario.

pubblicato 1 Novembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:28

17 anni dopo Demoni e dei, film che portò entrambi alla più che meritata candidatura agli Oscar, Bill Condon e Ian McKellen sono tornati ad incrociarsi con un titolo particolarmente atteso, perché centrato su un personaggio decine di volte già visto al cinema ma mai con questi tratti. Mr. Holmes. Negli anni in cui Benedict Cumberbatch e Robert Downey Jr. hanno dato vita a due Sherlock tanto diversi quanto altrettanto acclamati, colui che è stato Gandalf il Grigio e Magneto ha indossato non solo gli inediti abiti ma soprattutto le profonde rughe di un Holmes ormai ultra-novantenne, malinconico, acciaccato e smemorato, apicoltore fuori e investigatore dentro, saggio, intelligente, iconico, nostalgico e solitario. Un uomo che ha lasciato l’amata Londra per ‘eclissarsi’ in aperta campagna, tra fiori, api e incancellabili rimorsi su un ultimo caso che ha segnato un’intera esistenza.

Tratto dal romanzo A Slight Trick of the Mind di Mitch Cullin (pubblicato in Italia da Neri Pozza col titolo Mr Holmes – Il mistero del caso irrisolto), il film di Condon, premio Oscar per la sceneggiatura di Demoni e Dei nel corso degli anni perdutosi tra un Breaking Dawn e un Quinto Potere, ci conduce a cavallo delle due grandi Guerre Mondiali, la Prima e la Seconda, regalandoci due Sherlock Holmes decisamente differenti. Il primo, quello del 1947, è invecchiato, mangia pappa reale e vola in Giappone perché alla disperata ricerca di quel pepe del Sichuan che potrebbe frenare l’incessante perdita di memoria; il secondo, quello degli anni ’20, è ancora pienamente in attività, detesta l’immagine mediatica di se’ creata dal fido Watson riproposta in sala tramite infime pellicole e accetta un ultimo ‘misterioso’ caso riguardante una donna, che finirà per marchiarlo a vita.

Tormentato dal ricordo di quest’ultima indagine legato all’immagine di un guanto femminile, l’Holmes del ’47 proverà in tutti i modi a rivivere quei giorni, che di fatto poi lo portarono all’esilio autoimposto in un cottage sul versante meridionale delle colline del Sussex. Qui, al fianco di Mrs Munro, la governante di casa, e di suo figlio Roger, Mr. Holmes accudisce con amore le uniche creature che costituiscono l’oggetto delle sue cure da oltre 30 anni (con annesse 7816 punture): le api.

Una luce diversa, nuova, forse persino ‘folle’ nel suo ‘revisionismo iconico’ quella che illumina l’opera di Bill Condon, assai fedele all’omonimo romanzo di Cullin e meritevole d’attenzione perché trainata da un immenso attore, Sir Ian Murray McKellen, 76enne commovente protagonista qui alla ricerca di quel premio Oscar che andrebbe di fatto a coronare una straordinaria carriera. McKellen, di fatto, prende parte a due film in uno, perché due saranno gli Sherlock da lui interpretati. Quello ancora arzillo e brillante che fuma sigari, e non la pipa; che indossa tube, e non il tipico cappello irlandese a cui tutti noi siamo abituati; che abita in Baker Street, ma non al 221B ‘inventato’ da Watson. L’Holmes infallibile che da un semplice abito intuisce dove sia precedentemente stato chi lo indossa e soprattutto quali possano essere i suoi ‘bisogni investigativi’.

A questo Sherlock l’immenso McKellen ne affianca un altro, completamente trasformato perché invecchiato di oltre 30 anni, stravolto dalle rughe, dal respiro affannoso, dallo sguardo perduto nel vuoto della memoria andata, con la bocca spalancata perché bisognosa d’ossigeno e con le gambe pesanti, tanto da necessitare di un bastone. Un attore double-face che è andato ad umanizzare colui che è sempre stato ‘disumano’, per quanto intelligente, cinico e glaciale nella gestione dei rapporti. Sherlock Holmes, per l’appunto. Proprio lui che non è mai stato sposato ne’ ha mai avuto figli, chi l’avrebbe mai detto, si affeziona al giovane pargolo della severa Laura Linney, ovvero il bravissimo Milo Parker, 13 anni appena e un talento che a breve tornerà a battere in Miss Peregrine di Tim Burton.

Ed è proprio su questo strano e inatteso rapporto che prima Cullin e poi Condon hanno plasmato il loro fragile Holmes, in grado non solo di provare sentimenti ma persino emozioni, tanto da piangere. Addirittura. British nella struttura, con una regia letteralmente al servizio di McKellen e uno script che si divide su 3 diversi piani temporali immancabilmente conditi da humor, ‘misteri’ e perché no lacrime, il ‘pensionato’ Sherlock immortalato dal regista di Dreamgirls spiazza ma conquista, proprio perché differente dalla mitologica maschera creata da Arthur Conan Doyle. Un Holmes ‘mutato’ dall’immaginazione stessa di Watson e qui riproposto in chiave senile. Perché dopo una vita di successi e intrighi risolti, cosa ci sarà mai di più elementare se non la mesta ma in qualche modo ancora appagante terza età.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Gabriele” value=”6″ layout=”left”]

Mr. Holmes – Il mistero del caso irrisolto (Uk, 2015, drammatico) di Bill Condon; con Ian McKellen, Milo Parker, Laura Linney, Hattie Morahan, Patrick Kennedy, Hiroyuki Sanada, Roger Allam, Colin Starkey, Philip Davis, Nicholas Rowe, Frances de la Tour, Madeleine Worrall, Sarah Crowden, Takako Akashi, Zak Shukor – uscita giovedì 19 novembre 2015.