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Uno per Tutti di Mimmo Calopresti: Recensione in Anteprima

Giorgio Panariello in un ruolo ‘drammatico’ per il ritorno al cinema di Mimmo Calopresti

pubblicato 12 Novembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:13

Sono passati 20 anni dall’esordio alla regia di Mimmo Calopresti, nel 1995 in Concorso al Festival di Cannes con La seconda volta. Due decenni che hanno visto il regista calabrese girare solo altri 4 lungometraggi, con l’Abbuffata, uscito nel 2007, ultimo della lista. Nel mezzo una dozzina di documentari, il ruolo di giurato tanto alla Croisette quanto al Lido di Venezia, l’esperienza politica del 2007 con il Pd e addirittura un romanzo, Io e l’Avvocato – Storia dei nostri padri, edito da Mondadori nel 2013. E’ quindi doveroso parlare di ‘attesa’ nei confronti di Uno per Tutti, sesto titolo del regista liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Gaetano Savatteri.

In uscita al cinema il prossimo 26 novembre con distribuzione Microcinema, la pellicola si presenta come noir per poi mostrarsi in tutt’altro modo. Perché Uno per Tutti è uno dei film più sconclusionati dell’attuale stagione cinematografica italiana. Un enorme pasticcio tecnico in cui la mano di Calopresti sembrerebbe quasi aver preso la strada dell’amatoriale. Siamo a Trieste, città di confine che negli anni ’70 venne ‘invasa’ dalle famiglie immigrate del sud, come un po’ tutte le città industriali del nord Italia. La sera del proprio diciottesimo compleanno un ragazzo di buona famiglia, dalla faccia pulita e dai modi gentili, accoltella un coetaneo al termine di una rissa in piazza. Immancabile l’arresto, che porterà tre 50enni a rivivere sulla propria pelle un altro drammatico incidente avvenuto 40 anni prima, quando non erano altro che ragazzini. Passato e presente che andranno a ricomporsi in un puzzle condito di verità e menzogne, tra amicizia tradita e fuga dalle proprie responsabilità, speranza e perdono, mentre il cerchio si stringe, il tempo scorre e la tortuosa via del sacrificio si spalanca dinanzi a loro.

Si fa onestamente fatica a giudicare progetti come questi, dichiaratamente limitati da budget ridotti ma immotivamente impresentabili da un punto di vista prettamente tecnico. In Uno per Tutti nulla funziona e tutto sembra fuori posto. Partendo dal montaggio, che taglia di netto scene e dialoghi con crudele illogicità, passando alle musiche di Max Casacci, nate probabilmente per alimentare tensione e ritmo laddove tensione e ritmo non esistono, finendo così per suscitare l’esatto effetto contrario. Vedi agonia e fastidio. Persino la direzione dei protagonisti lascia perplessi, perché statuine immobili dinanzi alla stessa finestra con vista sul mare, privi di mordente e di credibilità lungo l’arco dell’intera pellicola. Facile immaginare risatine e stroncature nei confronti di Giorgio Panariello, che attore non è e qui chiamato ad indossare gli abiti di un commissario di polizia (con accento toscano anche se calabrese emigrato a Trieste), se non fosse che siano soprattutto gli altri, a partire da un’inascoltabile Isabella Ferrari con orrendo dialetto triestino (doppiato), a far rabbrividire.

Come non soffermarsi sui dialoghi, poi, sceneggiati dallo stesso Calopresti e da Monica Zapelli. Battute gratuite che il più delle volte non portano a niente, tanto dal punto di vista introspettivo quanto esplorativo nei confronti della storia. Non potendo soffermarsi più di tanto sulla parte legata agli anni ’70 per i sopra-citati motivi di budget, inoltre, Calopresti semina brevissimi flashback senza un reale filo logico, provando a riannodare i fili di un intreccio abbondantemente strecciato sin dall’inizio. Il noir che noir non è prende così la strada del comico involontario, tra situazioni no-sense, inutili personaggi riempitivi, svolte improvvise, gratuiti scontri fisici e verbali tra i protagonisti (tutti infondatamente borderline nei comportamenti, tant’è che nessuno sembra crederci più di tanto), una regia dal taglio televisivo, tempi morti a profusione, una patina di ‘finzione’ che stritola il tutto e una noia di fondo che si fa tormento con il passare dei minuti. Ad uscirne indenne, ma era difficile affossarla, la bella Trieste.

Un film ‘veloce’, è stato definito da Calopresti questo Uno per Tutti, se non fosse che di veloce sembrerebbe esserci quasi esclusivamente il tempo impiegato nella sua ideazione e realizzazione, visto il risultato venuto a galla. Il senso di ‘responsabilità’ (genitoriale e non solo) che il regista ha definito centrale all’interno dell’opera finisce invece per affondare rapidamente di fronte all’irresponsabilità cinematografica che l’ha travolta, portandosi dietro qualsiasi buona (ed eventuale) intenzione/intuizione iniziale.

[rating title=” Voto di Federico” value=”2″ layout=”left”]
[rating title=” Voto di Antonio” value=”2″ layout=”left”]

Uno per Tutti (noir, 2015, italiano) di Mimmo Calopresti; con Isabella Ferrari, Fabrizio Ferracane, Giorgio Panariello, Thomas Trabacchi – uscita giovedì 26 novembre 2015.