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Né Giulietta né Romeo: recensione in anteprima

Debutto da regista per l’attrice Veronica Pivetti, qui chiamata ad un compito oltremodo gravoso. Il coming out di un figlio quale occasione per mettersi alla prova. Senza però nulla togliere né aggiungere ad un discorso che nel frattempo si è portato decisamente più in là e di cui Né Giulietta né Romeo sembra essere totalmente avulso

pubblicato 17 Novembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:02

Rocco (Andrea Amato) è un giovane sedicenne alle prese con un periodo delicato della sua vita. Il sesso, avvertito come momento essenziale nello sviluppo della personalità, dà non pochi problemi al nostro. Prova ripetutamente a far andare in porto un amplesso con la sua migliore amica Maria (Carolina Pavone), convincendosi di non riuscirci poiché troppo in confidenza con lei. Né Giulietta né Romeo parte da qui, muovendo le proprie premesse da questa costruzione di un’identità in un’epoca in cui certe cose si danno oramai per scontate.

Veronica Pivetti, regista e attrice, tocca molteplici temi, tutti però orbitanti attorno al concetto di coming out, inerenti in particolar modo a come ci si relaziona a certi fenomeni. Fenomeno, appunto, su cui il film in questione sembra avere davvero nulla da dire. La provocazione, insita nelle premesse, resta interessante in potenza: seguire il travagliato periodo di passaggio di un giovane omosessuale che intende rivelarsi al mondo, a partire dai genitori pseudo-progressisti, è più una traccia che altro.

Così com’è Né Giulietta né Romeo poteva essere un lungo spot per Pubblicità Progresso, mentre invece si presenta come un lungometraggio a tutti gli effetti. In ritardo sulla tabella di marcia, quasi tenero nella sua inadeguatezza ad illustrare certe dinamiche. Una visione imborghesita riguardo ad una tematica riguardo cui si ha troppo spesso l’impressione che pendere da una parte piuttosto che l’altra venga prima della comprensione a-ideologica. Ma qui si sta andando oltre.

I limiti del lavoro della Pivetti, in realtà, hanno poco a che vedere con l’argomento. Declinare in commedia certi scenari sembra essere l’unica strada per celare lacune strutturali notevoli, rendendo accessibili vicende che con un tono più greve rischierebbero di non avere proprio pubblico. Ma è solo un escamotage. Non è per mera aderenza a certi labili canoni, immaginiamo, che si scrivano dei personaggi così piatti, banali: dal padre psicanalista che se ne esce con frasi ad effetto, alla nonna fascista non meno imbarazzante nel suo rievocare i fasti del ventennio. E tra il serio e faceto si perdono tutte quelle sfumature che rendono Né Giulietta né Romeo a tratti surreale.

Perché a conti fatti non è la vicenda ad essere assurda bensì proprio i suoi protagonisti. Se nemmeno un’attrice navigata ed elegante come Pia Engleberth appare credibile proprio per via di un personaggio, Nonna Amanda, concepito senza né capo né coda, inutile aspettarsi che altri, magari esordienti, siano in grado di nobilitare delle maschere così prive di vita. Forse venti, trent’anni fa una visione così naif poteva apparire sostenibile, mentre oggi non si coglie il senso di un’operazione così poveramente schematica e didascalica.

Pavida persino, basti prendere atto di come a certe belle parole, a certe intenzioni, tutte estremamente corrette ed inappuntabili, segua un prurito finanche fastidioso quando si tratta di lasciare in sospeso un bacio che non si vedrà mai. La qual cosa tradisce la mancanza di autenticità alla base di un lavoro che già fatica a collocarsi come prodotto (di nuovo… film o spot?). Perché sì, è bello attardarsi su certe situazioni, dire le cose giuste, prendere atto di uno status quo come fosse assurdo fare diversamente. Ma questa sproporzione tra le parole e ciò che realmente si pensa va bene per la carta stampata, dove è più facile dissimulare certe cose. Il Cinema, per statuto quasi, premia sempre i sinceri, non i buoni né i cattivi; essendo in questo anche meglio di noi che lo guardiamo.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”1″ layout=”left”]

Né Giulietta né Romeo (Italia, 2015) di Veronica Pivetti. Con Corrado Invernizzi, Veronica Pivetti, Sara Sartini, Pia Engleberth, Riccardo Alemanni, Carlina Torta, Carolina Pavone, Lucia Gravante, Filippo Dini, Francesco De Miranda e Andrea Amato. Nelle nostre sale da giovedì 19 novembre.