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Il Professor Cenerentolo di Leonardo Pieraccioni: Recensione in Anteprima

Leonardo Pieraccioni torna al cinema a 20 anni dall’esordio de I Laureati con Il Professor Cenerentolo.

pubblicato 1 Dicembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 10:41

Esattamente 20 anni fa Leonardo Pieraccioni, allora 30enne, debuttava in sala con un piccolo gioiello riscoperto solo e soltanto dopo l’epocale boom de Il Ciclone, avvenuto l’anno successivo: I laureati. Due decenni che l’hanno visto più volte sbancare i botteghini nazionali, realizzando dodici film da regista in cui la trama, vuoi o non vuoi, è sempre ruotata attorno all’universale tema dell’amore. Ingredienti, quelli cucinati dal comico toscano, triti e ritriti in tutte le salse, tanto dall’aver perso appeal persino al botteghino, visto il deciso crollo d’incassi verificatosi con Un fantastico via vai, titolo nel 2013 incapace di abbattere il muro dei 10 milioni. Evento mai verificatosi prima nella ventennale carriera di Pieraccioni, che è così per l’occasione tornato ad incrociare lo storico co-sceneggiatore Giovanni Veronesi, assente proprio solo e soltanto nell’ultima deludente opera. Peccato che la storica coppia non sia riuscita nel miracolo di far ‘risorgere’ l’ormai annoiato e ripetitivo cinema del toscanaccio, dando probabilmente vita alla sua peggior fatica. Il Professor Cenerentolo.

Oggi 50enne, ma neanche a dirlo ancora una volta legato a quei personaggi imbecilli, adolescenti dentro e sciupafemmine fuori che nel suo caso risultano a dir poco anacronostici, Pieraccioni indossa gli abiti di Umberto, ingegnere che per evitare il fallimento della propria ditta edile tenta un colpo in banca, finendo dentro per 4 anni. A Ventotene. Qui, in una sorta di galera-Paradiso, Umberto è amato e coccolato da tutti: dai suoi compagni galeotti, che fanno di tutto per prender parte al suo annuale ‘film’ carcerario; dal direttore Flavio Insinna, la cui figlia prende ripetizioni proprio da Pieraccioni; e dagli abitanti dell’Isola, che continuano a chiamarlo ‘professore’ anche se professore non è. Arrivato a fine pena Umberto lavora di giorno nella biblioteca del Paese, gestita da un simpatico nano napoletano che si sente James bond, mentre una sera, durante un dibattito ‘cinematografico’, conosce Morgana, 30enne insegnante di ballo che non ci sta tanto con la testa, causa indimenticato incidente con capocciata ad una vetrina. Lei crede che lui ‘lavori’ nel carcere, tanto da portare Umberto ad assecondarla, fino a quando la pulzella non scoprirà l’inghippo.

Una favola moderna e per tutta la famiglia. Così verrà probabilmente spacciato Il Professor Cenerentolo dai suoi ideatori, in realtà andati incontro ad un’operazione sciapa, piatta, scontata e incredibilmente mai divertente. Perché Pieraccioni è diventato la parodia di se’ stesso. Quel che è stato con successo nella seconda metà degli anni ’90 continua a riproporlo senza un minimo di logica anche solo anagrafica, ribadendo ossessivamente copioni già visti e spolpati. Persino il titolo del film, che allude alla celebre favola con fuga dal Principe entro la mezzanotte, risulta clamorosamente forzato, perché in un’unica occasione questo banale equivoco andrà in scena, prima di essere agevolmente sbugiardato.

A non aiutare un Pieraccioni visibilmente eccessivo, tanto nella sfiancante mimica quanto nel ‘toscanaccio’ da dover seminare in lungo e in largo, una serie di personaggi di contorno onestamente imbarazzanti. L’insostenibile Morgana di Laura Chiatti grida vendetta, per quanto fastidiosamente scema. Un ruolo, il suo, dichiaratamente limitato da un incidente che l’ha trasformata in una cretina patentata, ma di quelle da prendere a sberle. L’inevitabile storia d’amore tra i due non ha senso di esistere, esplode nel giro di 2 giorni e procede attraverso step così flebili che avrebbero evitato persino gli sceneggiatori di un ‘classico’ cinepanettone. Due decenni di cinema, quelli ‘celebrati’ dal comico, passati ad indossare l’abito del solito simpaticone toscano miracolosamente in grado di far perdere la testa alla bellissima di turno, tra canzoni d’amore, doppi-sensi sessuali e l’immancabile Massimo Ceccherini, ovviamente presente. L’alchimia tra Pieraccioni e la Chiatti, mai tanto visibilmente fuori ruolo come in questo caso, è poi a dir poco inesistente, mentre la ‘vera’ spalla comica del film, vedi il 53enne Davide Marotta, scoperto 30 anni fa da Dario Argento e indimenticabile Ciribiribì degli spot Kodak anni ’80 e ’90, non fa altro che vomitare parolacce e calamitare demenziali sfottò legati al proprio nanismo.

Gag alla lunga persino ‘offensive’, perché Pieraccioni non è mai stato e mai sarà il terzo fratello Farrelly. Questa sua inedita vena di ‘cinica e cattiva comicità’ non gli si addice, perché se così fosse la stupida Morgana della Chiatti sarebbe stata una meravigliosa imbecille a cui farne dire e capitare di tutti i colori (una Cameron Diaz dei noantri, per esempio). Nel caso de Il Professor Cenerentolo, invece, Leonardo e il fido Veronesi non hanno fatto altro che prendere una ‘disabile mentale’ e un ‘nano’ un tempo celebre per sfruttarne gli ipotetici lati comici, qui travolti dai cliché, inseriti all’interno di una trama misera e prevedibile e incapaci di far ridere. Ed è qui che il dodicesimo film di Pieraccioni va a sbattare. Sulla necessità della risata, di fatto introvabile all’interno di un’ora e mezza che spazia tra sbadigli, droni, allupate milfone, imbarazzi generali e tracce di ‘paternità’ gettate in pasto allo spettatore solo e soltanto per sottolineare la presunta ‘maturazione artistica’ di un ex ragzzo prodigio che non è mai riuscito a diventar uomo, cinematograficamente parlando. Neanche a 50 anni.

[rating title=”Voto di Federico ” value=”3″ layout=”left”]

Il Professor Cenerentolo (Ita, commedia, 2015) di Leonardo Pieraccioni; con Leonardo Pieraccioni, Laura Chiatti, Davide Marotta, Sergio Friscia, Nicola Acunzo, Massimo Ceccherini, Flavio Insinna, Lorena Cesarini, Manuela Zero, Emanuela Aurizi, Lucianna De Falco, Lisa Ruth Andreozzi, Sabrina Paravicini, Nicola Nocella, Lorenzo Renzi, Guido Genovesi – uscita lunedì 7 dicembre 2015.