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Land Of Mine – Sotto La Sabbia: trailer italiano di una storia minata

Dal dopoguerra al cinema, la storia del desiderio di vendetta e riconciliazione, consumata lungo la costa danese minata e disinnescata

di cuttv
pubblicato 19 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:33

Approfittando del trailer italiano, il poster e qualche scatto, insieme alle note di regia e produzione di Land of Mine – Sotto la Sabbia (Under Sanset, Danimarca, 2015) di Martin Zandvliet, possiamo tornare lungo le coste danesi con un frammento di storia che ancora molti ignorano.

Il dramma, acclamato all’ultimo festival di Toronto e recensito dal nostro DrApocalypse a Roma 2015, infatti è pronto a portare al cinema i giorni che seguirono la resa della Germania nazista nel maggio del 1945, con i soldati tedeschi deportati e messi dagli stessi che erano stati loro prigioneri, a rimuovere le 2.000.000 di mine posizionate dalle truppe tedesche lungo le coste danesi.

Un film che sfiora i granelli di sabbia della spiaggia insieme a quelli del destino umano, il desiderio di vendetta degli ex prigionieri e il senso di umanità di un popolo dilaniato dalla guerra, con un attento mix di amore e odio, livore ed empatia.

Nel cast: Roland Møller (Sergente Rasmussen), Mikkel Boe Følsgaard (Capitano Ebbe), Louis Hofmann (Sebastian Schumann), Joel Basman (Helmut Morbach), Emil & Oskar Belton (Ernst & Werner Lessner), Laura Bro (Karin), Oskar Bökelmann (Ludwig Haffke), Emil Belton (Ernst Lessner), Oskar Belton (Werner Lessner), Leon Seidel (Wilhelm Hahn), Karl Alexander Seidel (Manfred), Maximilian Beck (August Kluger), August Carter (Rodolf Selke), Tim Bülow (Hermann Marklein), Alexander Rasch (Friedrich Schnurr), Julius Kochinke (Johann Wolff).

Land of Mine – Sotto la Sabbia, scritto e diretto da Martin Zandvliet, prodotto da Amusement Park Films, Nordisk Film e K5 International, sarà distribuito da Notorious Pictures, dal prossimo 24 marzo 2016.

Land Of Mine: Note di regia

La mia intenzione era quella di rivelare un episodio basato su un fatto storico che fa ancora vergognare particolarmente la Danimarca. Molti storici finora hanno evitato l’argomento, comprensibilmente forse.
Non volevo assegnare colpe o puntare il dito; mi sembrava interessante fare un film che non guardasse i tedeschi sempre come mostri. È la storia di un camion militare pieno di giovani ragazzi tedeschi, che sono stati sacrificati nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Tuttavia, in fin dei conti, è davvero solo un film sugli esseri umani. Ti porta in un viaggio che va dall’odio al perdono. La mia intenzione era quella di creare una storia rilevante e lasciare che il pubblico sperimentasse la potenza della paura, la speranza, i sogni, le amicizie e la lotta per la sopravvivenza, attraverso questo gruppo di personaggi.
L’offerta inglese di prigionieri di guerra tedeschi per le operazioni di sminamento mise il governo danese davanti a un dilemma politico. Rifiutare l’offerta sarebbe stata una decisione molto impopolare sia agli occhi del pubblico danese che delle nazioni alleate circostanti. La Danimarca come nazione aveva ancora una brutta reputazione dopo la guerra. E gli inglesi erano gli eroi assoluti – i liberatori della Danimarca. Tuttavia, costringendo i giovani prigionieri di guerra tedeschi a sminare la costa danese, si potrebbe sostenere che la Danimarca abbia commesso un crimine di guerra.
Ho voluto che questo dramma realistico fosse girato in un universo fantastico, idilliaco, contaminato solo da bunker di cemento grezzo e dalle detonazioni quotidiane delle mine.
L’estate, la sabbia, le dune, il clima caldo e l’acqua erano un richiamo costante alla vita idilliaca che c’era una volta, e la vita che sarebbe ancora una volta risorta dalle ceneri.
Insieme alle migliaia di mine, le esplosioni, la morte e il dolore, tutti questi elementi ci portano nel pieno delle conseguenze della guerra.
Io e mia moglie Camilla Hjelm Knudsen, Direttore della Fotografia, siamo stati pesantemente influenzati dal look dei film degli anni ’60. Si trattava di creare il giusto mix di poesia e di tenebre. Il set doveva essere il più bello possibile, per far fronte all’orrore che si stava svolgendo sullo schermo.
La maggior parte del film si svolge di giorno, in contrasto con l’oscurità mostrata attraverso i nostri personaggi. Mi sono ispirato a gente come David e Albert Maysels. Il modo in cui i fratelli Maysels hanno filmato i loro soggetti era così vulnerabile e sensuale che non si poteva non percepire la presenza dei loro personaggi. È una cosa bella e rara, quando ciò accade. E questo accade solo quando si diventa un tutt’uno con gli esseri umani che si sta guardando e si entra totalmente nel sentimento della scena.
L’idea era quella di creare un senso di vita. Non volevo che la telecamera attirasse l’attenzione sui personaggi, ma volevo che fosse lo spettatore ad essere sempre in grado di seguire gli attori. I personaggi mi hanno sempre interessato più della trama.
Siamo stati fortunati ad avere direttori di casting incredibili, che ci hanno aiutato a evitare gli stereotipi in un certo senso. Abbiamo provinato tutti i ragazzi per tutti i ruoli – nessuno sapeva quale ruolo avrebbe avuto e chi fosse stato selezionato per cosa. Ho scelto quelli che ho ritenuto fossero più naturali per i ruoli. Questi ragazzi sono alle prime armi, dilettanti, se così si può dire. La cosa bella è che è possibile modellarli e plasmarli in quello di cui si ha bisogno, incanalare le loro prestazioni in ciò che si sta cercando. Questo è avvenuto anche per il ruolo principale, non a caso è il primo ruolo da protagonista di Roland in un film.
Consuetudine generale tra i registi è che gli attori debbano essere belli, nel senso in cui la bellezza voglia dire non avere difetti. Ma ho sempre pensato che ogni essere umano sia più interessante quanto più sia possibile vedere la sua storia. È utile conoscere le angosce di qualcuno, vedere le sue cicatrici e sentire i suoi demoni. Non volevo soltanto mostrare i lati brutti, ma credo che la bruttezza dica più di ogni altra cosa su chi siamo come esseri umani.
È un film molto umano che esplora non solo la bellezza delle tenebre, ma cerca anche di scoprire chi erano questi ragazzi tedeschi. Condividiamo le loro speranze e preghiamo per la loro sopravvivenza attraverso questo incubo. Dobbiamo credere ancora che possono diventare degli esseri umani, anche se disapproviamo il regime violento di cui facevano parte.
In un certo senso ci poniamo la domanda: “È possibile provare simpatia per le persone che rappresentano il terrore del regime nazista?”
Si dice che un grande dramma dipenda in gran parte dall’entità del cattivo. Per quanto mi riguarda, è l’uomo che li costringe alla morte, è l’uomo il vero referente del film e dell’odio.
Insieme ai ragazzi, seguiamo quindi il loro custode, il sergente Carl. Per Carl, i mostri si trasformano in esseri umani.
Per me, Land of Mine racconta una storia importante e umana. Una storia per lo più sconosciuta alla maggior parte dei danesi. È stata tenuta nascosta. Appositamente dimenticata. Repressa. È un film sulla vendetta e sul perdono. Su un gruppo di ragazzi costretti a fare penitenza per conto di un’intera nazione.

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Land Of Mine: note di produzione

“Ci siamo concentrati su due percorsi pratici durante tutto il quadro di sviluppo della produzione. Abbiamo voluto assicurarci che il film potesse essere realizzato in modo credibile, ma allo stesso tempo evitare la maggior parte degli ingombranti problemi di produzione tipici dei film d’epoca. È questo che abbiamo preso in considerazione fin dall’inizio. Il nostro approccio è stato quello di utilizzare il minor numero di location possibili, evitando così le grandi sfide per quanto riguarda il contesto storico”, spiega il produttore Mikael Rieks.
I produttori hanno lavorato con il campo Oksbøl (NATO) delle forze armate danesi, dove si svolsero storicamente i fatti. “Erano tutti completamente concentrati e molto positivi sul progetto. All’inizio non avevamo niente, se non un fantastico supporto sulla storia”, afferma Mikael Rieks sulla collaborazione con la Royal Army danese. Durante la lunga ricerca nella costa occidentale della Danimarca, i sopralluoghi hanno trovato solo poche location utilizzabili – in una zona con qualche casa per le vacanze e senza alcun tipo di fauna selvatica. A questa sfida si è aggiunto il fatto che le spiagge della costa occidentale sono disseminate di vecchi e logori bunker tedeschi di cemento, la maggior parte dei quali rovinati o per metà sommersi sotto l’acqua.
Inoltre i produttori hanno parlato con diverse aziende di sminamento in tutta Europa. La penisola di Skallingen negli ultimi anni aveva subito una completa riqualificazione dalle mine. Questa operazione è stata effettuata da una società di sminamento danese, che si è rivelata essere molto utile nella creazione di finte mine, oltre che fornire un sacco di materiale militare e tecnico di quel periodo, come dragamine, camion militari e jeep.
I VFX sono stati una combinazione di SFX e CGI, che hanno richiesto un grande lavoro di preparazione anche sul posto – tutte le esplosioni erano state accuratamente sceneggiate per fare in modo che il team non commettesse errori. Il fatto che la produzione lavorasse proprio fuori dal campo di Oksbøl era un vantaggio in questo senso. Grazie alla consulenza di esperti dell’esercito sugli esplosivi e sulle mine, in combinazione con la squadra degli effetti visivi, i coordinatori degli stunt e i consulenti CGI, Land of Mine ha un aspetto naturale e autentico.
Per gran parte del film la lingua parlata è il tedesco. Questo è stato un aspetto impegnativo relativo a diversi aspetti della produzione, come il suono e il montaggio. Il regista Martin Zandvliet ha preso alcune lezioni avanzate di tedesco ogni settimana durante la pre-produzione. Un vocal coach ha supervisionato i dialoghi in tedesco, ma anche i dialetti dei ragazzi. “Era importante per la storia che i ragazzi non provenissero dalla stessa regione della Germania. Le differenze del dialetto e della lingua locale era particolarmente importante per Sebastian e Helmut, che tra l’altro erano entrambi di Amburgo, ma parlavano in maniera molto diversa, perché uno aveva un ricco background familiare e l’altro veniva da una famiglia operaia”, spiega il produttore tedesco Malte Grunert.
Il film è stato girato in sei settimane. Per la maggior parte delle riprese, la storia è stata raccontata con una telecamera palmare stabile.

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Via | Pierluigi Manzo Alessio Piccirillo Press