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The Witch: recensione in anteprima del film di Robert Eggers

Le streghe fanno ancora paura in The Witch, opera prima di Robert Eggers che indaga nel folklore del New England del 17° secolo. Con un’ambiguità di fondo e un paio di trovate che mettono i brividi. Un horror d’atmosfera dal grande fascino.

pubblicato 26 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:29

Venduto come una sorta di esperienza satanica definitiva, The Witch è in realtà l’affresco di un periodo e di un’idea di folklore in cui puritanesimo e credenze popolari si uniscono senza soluzione di continuità. Robert Eggers, alla sua opera prima, decide di portare sul grande schermo quel New England del diciasettesimo secolo (pre-Salem) partendo da testi dell’epoca, con tanto di dialoghi prestati da diari privati.

C’è un po’ tutto quello che ci si attende da un’operazione del genere, soprattutto da un film che per titolo fa The Witch: c’è la casetta nel bosco, una figura con mantello rosso, il caprone e gli altri animali, una notte buia e minacciosa. Queste qualità “da fiaba” si uniscono alla descrizione certosina della vita quotidiana della famiglia protagonista, cacciata dal suo villaggio perché il padre William ha peccato di “altezzosa arroganza”, e quindi costretta a vivere da sola nel bosco.

I problemi non tardano ad arrivare. La giovane Thomasin, figlia più grande e sorella di altri tre fratelli (Caleb e i gemelli Mercy e Jonas), gioca con il fratellino nato da poco a peekaboo (ovvero il nostro cucù o bubusettete). Dopo un paio di volte in cui si copre il viso con le mani per far divertire il neonato, Thomasin non trova più il fratellino: qualcuno lo ha preso con sé in una frazione di secondo. L’agitazione cresce a livello esponenziale, soprattutto da parte di Katherine, madre nervosa e severa.

Che succederà al neonato che manco ha ancora ricevuto il battesimo? Detta così, pare piuttosto chiaro dove Eggers voglia andare a parare: a fare di nuovo la morale alle credenze religiose, con un pizzico di macabro scherno per i protagonisti creduloni. Invece il regista miracolosamente tiene una distanza che non giudica i personaggi, forse perché questo New-England Folktale si può leggere in almeno due modi opposti, senza che le due letture si annullino, anzi.

Da una parte, The Witch è un racconto decisamente radicato nella sua terra. È un film sull’identità di un paese che si appoggia alla religione tanto quanto al folklore (senza ancora sapere cosa sia, il folklore!) perché non sa dove appigliarsi. Non è certo un caso che la famiglia protagonista, esiliata, viva in una specie di “terra di mezzo” che non appartiene a nessuno. La non appartenenza, e quindi il non avere identità certa, genera ovviamente mostri.

Però, alla strega, finisce per crederci anche il pubblico, anche perché la vediamo. Fate poi caso alla prima volta che la si vede, inquadrata in diversi dettagli e con un intelligente uso del montaggio: potrebbe essere davvero una strega, o potrebbe essere semplicemente una donna (che crede di essere una strega). Anche Thomasin stessa (interpretata dall’angelica Anya Taylor-Joy), che per un momento è persino l’oggetto dei pensieri impuri del fratello, potrebbe essere una strega.

In questa ambiguità di lettura si trova la forza inquietante di The Witch, che dai racconti su cui si basa sembra davvero rubare quel che conta. Slow burner in cui atmosfera e tensione strisciante contano più dei balzi sulla sedia, The Witch ha forse anche addirittura più sangue di quel che si potrebbe pensare. Eggers però è talmente bravo da non farlo notare troppo, dosando le scene con emoglobina in modo impeccabile.

Però le mani se le sporca per benino, pur nella sua pulizia di confezione, sottolineata dalla fotografia a luce naturale di Jarin Blaschke e dagli archi di Mark Korven. Soprattutto, Eggers riesce a far risultare inquietante non solo il caprone Black Phillip, ma anche un semplice coniglio. Ed ha pure un paio di idee spaventose che entrano sottopelle e scuotono visceralmente nel profondo. La sua idea di buio, poi, ha qualcosa di atavico.

Eppure The Witch sembra suggerirci anche altro: che le streghe fanno sì paura, ma possono avere qualcosa di seducente. Abbracciare Satana – o anche solo l’idea di Satana… – può essere sorprendentemente “delizioso”. Un’altra forma di guardare il mondo, un altro modo di vivere. E forse un modo per trovarla per davvero, questa benedetta identità. Effettivamente sì: letta così, The Witch è un’esperienza satanica definitiva. C’è qualcuno là fuori che nelle fiabe tifa per la strega cattiva, e non si può nemmeno troppo biasimarlo.

[rating title=”Voto di Gabriele” value=”9″ layout=”left”]

The Witch (USA 2015, horror 90′) di Robert Eggers; con Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson, Kate Dickie, Harvey Scrimshaw, Lucas Dawson. Al cinema dal 18 agosto 2016.