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Stasera in tv: “La gente che sta bene” su Rai 3

Rai 3 stasera propone “La gente che sta bene”, commedia del 2014 diretta da Francesco Patierno e interpretata da Claudio Bisio, Diego Abatantuono e Margherita Buy.

pubblicato 10 Marzo 2017 aggiornato 30 Luglio 2020 08:01

 

Cast e personaggi

Claudio Bisio: Umberto Maria Durloni
Diego Abatantuono: Patrizio Azzesi
Margherita Buy: Carla
Jennipher Rodriguez: Morgana
Laura Baldi: Lorena
Matteo Scalzo: Giacomino
Carlotta Giannone: Martina
Carlo Buccirosso: maresciallo dei carabinieri

 

La trama

Umberto Maria Dorloni è un avvocato che ce l’ha fatta e ormai non guarda più in faccia nessuno. Per lui crisi, tasse e precarietà sono solo un altro titolo di giornale. Quello che conta sono i ricevimenti, le interviste, il successo ad ogni costo. Tuttavia, ad un passo dal trionfo, quel mondo così perfetto inizia sgretolarsi e a mostrare tutti i suoi risvolti oscuri. Ma non cederà tanto facilmente la sua fetta di paradiso. Ingaggerà una lotta sempre più frenetica per riconquistare il suo posto sulla vetta. Si troverà a colpire e a essere colpito, a tradire e a essere tradito in un percorso imprevedibile sull’orlo del precipizio che in una spirale davvero tragicomica, tra battute fuori luogo e donne fatali, squali e insidie, inganni e batoste, lo porterà alla scoperta di un nuovo se stesso.

 

Il nostro commento

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Francesco Patierno a tre anni dalla commedia Cose dell’altro mondo torna dietro la macchina da presa per collaborare con Claudio Bisio reduce dal ruolo di protagonista in Buongiorno presidente.

Il film ci racconta la combattiva reazione di un egocentrico avvocato che si considera “intoccabile” quando, causa crisi e precarietà, il suo mondo di agi e sicurezze finisce per traballare pericolosamente.

Altro ruolo cucito a misura per la vis comica di Bisio spalleggiato da Margherita Buy e supportato da brillanti “duetti” con Diego Abatantuono, la coppia di attori condivide una comicità pungente e dissacrante all’insegna del’ironico andante.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Federico Baccomo, che ha anche firmato la sceneggiatura con Patierno. Il regista ha raccontato che oltre al libro ad ispirarlo per i dialoghi è stata anche la sua grande passione per le serie tv americane e in particolare per il serial-comedy “The Office”.

Il risultato finale è un ibrido che prova, con un certo volenteroso impegno, a miscelare dramma e commedia con virate nel grottesco.  Purtroppo questo coraggioso tentativo di ibridazione, seppur intrigante e ricercato anche nelle interpretazioni minimali del cast, a tratti risulta spiazzante e nella parte finale è forse troppo brusco nell’incupirsi e nello svelare allo spettatore che in realtà c’è davvero poco da ridere.

 

Note di regia

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Il produttore Carlo Macchitella aveva acquistato i diritti del libro di Baccomo e mi ha proposto di leggerlo: l’ho trovato una splendida occasione per raccontare la nostra storia più recente perché offriva un condensato degli ultimi 20 anni di vita italiana che ha prodotto un certo tipo di cultura, di società e di personaggi. Il romanzo era ricco di storie e di personaggi ben inseriti nella nostra realtà e rappresentati in una chiave non ideologica, oltre che di dialoghi arguti ed ironici, molto vicini a quelli delle serie americane oggi tanto in voga. Penso ad esempio a Mad Men, Californication o Dexter che hanno introdotto diversi cambiamenti sostanziali nella drammaturgia focalizzandosi sui personaggi e su certi dialoghi in cui anche nei momenti più drammatici c’è sempre spazio per l’ironia: sia io che Baccomo siamo grandi appassionati di questa moderna fiction d’autore e ci siamo trovati subito in grande sintonia. Il film rispecchia il nostro tempo soprattutto nella perdita di valori e racconta un certo tipo di società degradata che crede solo nel denaro e che ha dominato le cronache culturali, economiche e sociologiche degli ultimi 20 anni, è la Milano della gente che pensa di star bene nonostante i tempi, ma sarebbe superficiale definirla come la Milano di Berlusconi. Ultimamente mi interessano le storie dei personaggi più che le storie in sé e questa volta ne ho avuto a disposizione diverse particolarmente verosimili e credibili: la scommessa è stata quella di riuscire, in un susseguirsi di colpi di scena, a rendere brillanti situazioni che in altro modo risulterebbero drammatiche. Ci siamo mossi sul filo di una comicità “acida”, in cui apparentemente ci sono sempre meno motivi per ridere, alternando ironia e toni seri, momenti brillanti e altri drammatici, come nella migliore tradizione della commedia all’italiana a tutto tondo. In un mercato che impone la commedia abbiamo cercato insomma di riprendere lo spirito di quelle dei nostri padri, i Monicelli, i Germi, i Risi. Spero che rappresenti la prima vera quadratura del cerchio della mia breve carriera. (Francesco Patierno)