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Grimsby – Attenti a quell’altro: Recensione in Anteprima

4 anni dopo Il Dittatore Sacha Baron Cohen torna in sala con un nuovo folle film da protagonista assoluto. Grimsby.

pubblicato 6 Aprile 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 07:17

Esattamente 10 anni sono passati dall’impronosticabile boom di Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, titolo costato 18 milioni di dollari che nel 2006 ne incassò addirittura 261,572,744 in tutto il mondo, tramutando il suo quasi sconosciuto protagonista in un divo globale. Sacha Baron Cohen, comico britannico nato in tv e diventato celebre grazie alle proprie straordinarie capacità di ‘mutazione’, ha poi provato a replicare quel folle successo di critica e di pubblico nel 2009 con Bruno (altri 138,805,831 dollari in tasca) e nel 2012 con Il Dittatore (179,379,533 dollari worldwide), seminando nel mezzo opere di tutt’altro respiro. Da Les Miserables ad Hugo Cabret passando per Sweeney Todd e l’imminente Alice in Wonderland 2, confermando in toto le proprie molteplici capacità recitative, tanto da spaziare dal film per famiglie (Scorsese) ai musical (Burton e Hooper), per poi reindossare l’irriverente maschera che l’ha reso famoso. Quella di un idiota hooligan, in questo caso, con Grimsby – Attenti a quell’altro, film da lui interpretato, co-sceneggiato e prodotto, tanto da potersi permettere le più inimmaginabili scorrettezze.

Abbandonato Larry Charles al suo destino, Cohen si è affidato alla mano di Louis Leterrier, regista ‘action’ di The Transporter, L’incredibile Hulk, Scontro tra Titani e Now You See Me – I maghi del crimine, per dar vita al suo nuovo progetto, che di fatto parodizza i Bond movie in salsa british cavalcando senza alcun tipo di freno inibitorio le più indicibili e volgari follie. Perché in almeno un paio di scene, con quella che vede degli elefanti protagonisti su tutte, talmente ‘esagerate’ da lasciare basiti. Perché non solo Baron Cohen le ha prodotte, fatte girare e montare, ma anche pensate e scritte. Ed è qui che l’immagine della sua mente operativa oscilla tra il genio e il ‘malato’, avendo osato arrivare a tanto.

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Il politicamente scorretto domina la scena, senza mai ammorbidirsi ma anzi sbandierando con orgoglio una sana cattiveria di fondo che non farà sconti a nessuno, tanto da deridere bimbi in carrozzella malati di AIDS, piccoli africani, star come Vin Diesel e Liam Gallagher e spargere sangue infetto nelle bocche di Donald Trump e Daniel Radcliffe, finendo così per cogliere quell’impresa sfuggita a Voldemort per 8 lunghi film. Massacrata dalla critica internazionale, la pellicola è inaspettatamente andata incontro ad un clamoroso flop, tanto dall’incassare appena 6,828,166 dollari al box office americano. Segno di una popolarità e di un’irriverenza, quella targata Baron Cohen, probabilmente scaduta e non più tanto sconvolgente, anche perché ormai slegata da quella pseudo ‘finzione documentaristica’ che inizialmente l’aveva resa famosa in ogni dove.

Ad incidere negativamente sul prodotto, vuoi o non vuoi, la pochezza di una trama che si regge esclusivamente su volgarità estreme e comicità fuori da ogni logica. Mark Strong è un agente segreto appartenente ai Black Ops inglesi ma anche, se non soprattutto, un fratello scomparso dalla propria città natale 28 anni prima. Il fratello hooligan, che vive per la nazionale di calcio inglese, beve birra tutto il giorno, ha 11 figli, una fidanzata extra-large e indossa solo e soltanto ciabatte, non ha mai smesso di cercarlo ne’ di aspettarlo, tanto dall’aver conservato la sua camera da letto di quand’era bambino. A riunirli dopo quasi 30 anni di lontananza un omicidio internazionale, che vedrà l’agente segreto ingiustamente accusato dell’assassinio e il fratello imbecille per la prima volta al suo fianco, e in fuga verso quell’unità famigliare da tempo andata perduta.

Leterrier, che visibilmente esagera con i flashback in arrivo dal passato dei due fratelli e il montaggio nelle fase action, il più delle volte caotica e gratuitamente isterica, ha con coraggio dato vita alle pazzie volute da Baron Cohen, qui talmente cretino da risultare di rado davvero simpatico. Il suo hooligan finisce spesso per irritare, strappando risate solo e soltanto grazie all’abuso di un’irriverenza raramente tanto estrema. Come visto in alcuni suoi precedenti titoli, neanche a dirlo, anche in questo caso saranno testicoli e penetrazioni anali a farla da padrona, con l’accogliente didietro dei due protagonisti in grado di salvare addirittura l’umanità. Giocando pesantemente con doppisensi e allusioni tutt’altro che velate, Grimsby procede così per strattoni, scossoni demenziali che tengono in vita un’opera tendenzialmente stupida che con fatica prova a darsi un senso, attraverso quella rivincita dei ‘poveracci’ che solo nel finale prende timidamente il sopravvento. Ma è una fugace e assai tirata visione ‘socio-antropologica’ che viene presto sommersa da orifizi sfondati e sboccate baby-gang, grassoni ubriaconi e dive di Hollywood solo apparentemente benefattrici.

Ciò che ne resta è un film produttivamente pazzo, perché quasi invendibile nella sua conclamata scurrilità ma capace di prendersi indicibili libertà su ciò che si può mostrare o meno in sala, e in grado di suscitare quelle rumorose e offensive risate che i fan di Sacha pretendono e si aspettano, anche se rispetto al passato molto più grauitamente volgari e meno ispirate.

[rating title=”Voto di Federico” value=”5″]

Grimsby – Attenti a quell’altro (Uk, 2016, commedia, The Brothers Grimsby) di Louis Leterrier; con Sacha Baron Cohen, Mark Strong, Isla Fisher, Rebel Wilson, Gabourey Sidibe, Penelope Cruz, Annabelle Wallis, Ian McShane, David Harewood, Johnny Vegas, Scott Adkins, Tamsin Egerton, Nick Boraine, Sam Hazeldine, Lasco Atkins, Brendan Patricks – uscita giovedì 7 aprile 2016.