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Alice attraverso lo Specchio: Recensione in Anteprima

Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska e Helena Bonham Carter di nuovo insieme per Alice Attraverso lo Specchio, prequel sequel del film del 2010 made in Tim Burton.

pubblicato 18 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:13

Sono passati oltre 6 anni dall’uscita in sala del chiacchierato, discusso, criticato ma ricchissimo Alice in Wonderland, riuscito ad incassare 1,025,467,110 dollari in tutto il mondo per merito di quella ‘3D Mania’ che pochi mesi prima esplose con fragore grazie ad Avatar di James Cameron. Tim Burton e la Disney si trovarono al posto giusto nel momento giusto, in scia ad un ‘fenomeno’ che innegabilmente alimentò gli incassi del live-action con protagonisti Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Anne Hathaway e l’allora sconosciuta Mia Wasikowska. Ebbene perso per strada Burton, che ha fortunatamente evitato il bis, la casa di Topolino ha riconfermato l’allegra squadra di un tempo per un sequel/prequel affidato a James Bobin, regista dei Muppet e sceneggiato da colei che negli ultimi anni ha già contribuito alla distruzione del mito Malefica: Linda Woolverton.

Con ben 170 milioni di dollari a disposizione e un altro classico tra le mani, Attraverso lo specchio del 1871 ovviamente firmato Lewis Carroll, Bobin e la Woolverton hanno nuovamente concentrato tutte le proprie attenzioni sull’effetto scenografico dell’opera, visivamente abbagliante, per non dire mastodontica, ma concettualmente apatica.

6 anni dopo la ahinoi indimenticabile deliranza del Cappellaio Matto ritroviamo Alice Kingsleigh in mare aperto, in quanto capitano della nave a lei lasciata dal padre defunto. Tornata a Londra dopo 3 anni d’assenza si ritrova a dover decidere se vendere la casa o il proprio vascello. A scompaginarle le carte in tavola il brucaliffo, proprio lui, che nei panni di farfalla la conduce svolazzando ad uno specchio magico, che una volta attraversato la riporta nel Sottomondo abbandonato anni prima. Qui Alice ritrova tutti i suoi amici, spaventati e preoccupati per la salute del Cappellaio Matto, che non sembrerebbe essere più in se. Mirana, la buona e gentile Regina Bianca, manda così Alice alla ricerca di Tempo e della Cronosfera, oggetto metallico dalla forma sferica custodito nella stanza del Grande Orologio che regola il trascorrere del tempo. Tornando indietro nel passato Alice potrà cambiarlo e far tornare la Moltezza all’amico Cappellaio, ma per riuscire nell’impresa dovrà vivere un’avventura che la porterà a solcare l’Oceano di Tempo, con la tirannica Regina Rossa ovviamente alle calcagna.

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Rendere possibile ciò che sembra impossibile, ma che impossibile non è, prendendo finalmente di petto quel tempo che non può avere solo accezioni negative, visto e considerato che regala vita, oltre a toglierla. Cavalcando fino all’ossesso i legami familiari dei protagonisti, con genitori e figli che si incrociano lasciando spazio ai rapporti tra sorelle, amici e gemelli, Bobin ha preso quel poco a lui affidato dallo script di Woolverton, povero e trascinato da svolte narrative leggere come una zolletta di zucchero, e l’ha inondato di effetti speciali, di fatto onnipresenti.

Il mondo posticcio creato da Burton nel 2010 ha qui ripreso forma in modalità ancor più marcata, tra stregatti, bianconigli, segugi, regine, leprotti marzolini, ghiri e Tempo, la vera ed unica novità di questo prequel/sequel che tutto o quasi ruota attorno a un inquietante Sacha Baron Cohen, qui creatura metà umana e metà orologio. Una sorta di Dio immortale che vive nel castello dell’eternità e che tutto sa e tutto decide, e a cui Alice ruba la sua stessa essenza vitale, in modo da poter viaggiare nel passato per provare a modificarlo.

Ed è qui che il film si fa godibile, dopo un avvio noioso e infantile, perchè in grado di raccontarci la genesi di alcuni dei più famosi personaggi creati da Carroll, vedi il perché della gigantesca testa della Regina Rossa, dell’odio nei confronti dell’apparente candida sorella e del suo disprezzo nei confronti delle rose, ma anche il motivo del ripetuto thé con non compleano del povero Leprotto Marzolino. Un banale stratagemma per tramutare improvvisamente il sequel in prequel, viaggiando continuamente avanti e indietro nel tempo e nei due mondi tra realtà e immaginazione. Esageratamente lungo, tedioso e contraddistinto da un’ironia risibile, Alice attraverso lo Specchio paga nuovamente lo scotto di uno script dannatamente leggero nell’uso che fa dei suoi protagonisti, e in questo caso paradossalmente ancor più indirizzato ad un pubblico bambinesco.

La magia visionaria di Carroll, che ha cresciuto intere generazioni e dato vita ad un lungometraggio animato che ha fatto epoca, prende qui la strada dell’effetto speciale tanto accecante quanto artificioso, e a lungo andare immancabilmente monotono. Anche recitativamente parlando, tra eccessi mimici e CG facciale, siamo al bis non richiesto, al ‘tutto già visto’ e abbondantemente archiviato, con Rhys Ifans sprecata new entry nelle vesti di Zanik Hightopp, padre del Cappellaio Matto, e tutti gli altri, partendo da quel Depp sempre più alla deriva per arrivare all’Hathaway meno impegnata di sempre, in fila con il ricco assegno tra i denti all’ufficio pagamenti Disney. Il rischio, vista l’apparente indifferenza che circonda la pellicola, è che lo scotto al box office possa essere doloroso, anche se i nuovi e fruttuosi mercati esteri sembrerebbero far dormire sonni tranquilli alla casa di Topolino, poche settimane fa sorprendente con lo splendido Libro della Giungla ed ora nuovamente inciampata nell’inganno Alice. Perché di inganno, e da tempo smascherato, bisogna parlare.

[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]

Alice attraverso lo Specchio (Usa, fantasy, 2016) di James Bobin; con Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska, Helena Bonham Carter, Rhys Ifans, Sacha Baron Cohen, Matt Lucas, Ed Speleers, Stephen Fry, Alan Rickman, Michael Sheen, Paul Whitehouse, Barbara Windsor, Timothy Spall, Toby Jones – uscita mercoledì 25 maggio 2016.