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La canzone del mare: mitologia e magia al cinema con Tomm Moore

La canzone del mare di Tomm Moore porta al cinema miti, folklore, magia con la tradizione della migliore animazione europea

di cuttv
pubblicato 15 Giugno 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 10:18

Ho sempre amato le fiabe del folklore irlandese e le mitologiche Selkies che hanno l’aspetto delle foche quando vivono negli abissi del mare e quello umano quando emergono in superficie per vivere sulla terra.

Creature meravigliose che Tomm Moore, irlandese del Nord con un talento speciale per l’animazione, ha reso protagoniste del viaggio fantastico di due bambini sin negli abissi del mare e dell’animo umano, al ritmo con il suono del mare.

Sei anni dopo The secret of kells, Tomm Moore, co-fondatore dello studio di animazione Cartoon Saloon, torna ad incantare pubblico e critica con La canzone del mare (Song of the Sea), sorta di favola animata per ragazzi e adulti capaci di apprezzare la purezza e la generosità dell’animo umano.

Ben e la sorellina Saoirse vivono con il padre in una misteriosa casa sul faro. Lei ha 6 anni, ancora non parla e a causa dei dispetti del fratello, una notte decide di assecondare il forte richiamo che sente per il mare, dove viene invitata a entrare da alcune piccole foche. Quando la piccola viene riportata a terra dalle onde, il padre preoccupato che segua il destino della madre, affida lei e il fratello alle cure della nonna. Ma Lui sa che Saoirse è l’ultimo esemplare di Selkie e il cui canto può risvegliare le vittime “pietrificate” della strega Macha, quindi il viaggio dei ragazzi per tornare verso casa, sarà costellato di episodi ai limiti del fantastico.

La canzone del mare (Song of the Sea, Irlanda/Danimarca/Belgio/Lussemburgo/Francia, 2014), sceneggiato da Will Collins partendo da una storia originale di Tomm Moore, annovera nel cast tecnico dei 20 disegnatori che hanno lavorato al film, anche tre giovani italiani diplomati al Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino: Giovanna Ferrari, Alessandra Sorrentino e Alfredo Cassano.

Il gioiello d’animazione è prodotto da Katja Schumann e Fabien Renelli, in associazione con Bord Scannán Na Héireann/Irish Filmboard, con il sostegno di Film Fund Luxembourg, Eurimages Fund of the Council of Europe, The Broadcasting Authority of Ireland, The Film and Audiovisual Centre of Wallonia Brussels Federation and VOO & Wallonia, Inver Invest, Versus Production, Magellan Films, Tax Shelter Programme of the Federal Governement of Belgium, Belgacom. A questo si aggiunge l’assistenza di The Danish Film Institute & West Danish Film Fund e la Partecipazione di OCS, Haut et Court Distribution, Studio Canal & TG4.

Forte del successo registrato al Festival di Toronto e la nomination agli Oscar come Miglior Film d’Animazione, La canzone del mare arriva nelle nostre sale italiane distribuita da Bolero, dal 23 giugno 2016.


Il Folklore ne La Canzone del Mare

La Canzone del Mare è un lavoro di finzione originale che utilizza le creature e i personaggi del folklore irlandese, sicuramente meno noti ad alcuni spettatori internazionali.
Nella mitologia irlandese, le Selkies sono delle foche che possono trasformarsi in esseri umani e le storie aventi ad oggetto le Selkies erano spesso allegorie sul dolore della perdita di una persona amata in mare. Mac Lir (o Manannán Mac Lir), è una divinità del mare nella mitologia irlandese.
Ne La Canzone del Mare Ben racconta a sua sorella la storia delle avventure di Mac Rir, la cui triste espressione si può vedere seppellita sul lato dell’isola vicino alla loro casa. L’idea della mitologia e la narrazione è centrale per il film.

“Un seanachai è un narratore tradizionale in Irlanda”, dice il regista Tomm Moore. “È una persona che impara le storie dalle vecchie generazioni e le trasmette a quelle successive. È una tradizione che sta scomparendo qui, come ovunque”.

Ma un seanachai con cui sono cresciuto, ascoltandolo alla TV irlandese è Eddie Lenihan, che continua la tradizione fino ai nostri giorni. Spesso mescola le sue storie con personaggi provenienti da altre leggende o reinterpreta le vecchie storie con un tocco moderno. Quando gli ho parlato di questo, mi ha risposto qualcosa di interessante, che le storie moriranno se diventano canoniche, fossilizzate e sacre. Che noi dobbiamo a loro tanto quanto le generazioni precedenti hanno fatto e che possiamo adattarle ai nostri spettatori per tenerle in vita”.

“Quindi, ne La Canzone del Mare, abbiamo preso elementi di folklore irlandese, come le selkies, il Dio del Mare Mac Lir e perfino il carattere del Grande Seanachai, e li abbiamo trasformati in una nuova linea narrativa sulla base della nostra comprensione di queste storie. La mia speranza è che questo possa ispirare il nostro pubblico a cercare le vecchie storie e poi reinterpretarle per le nuove generazioni, mantenendo la verità di fondo nella loro rivisitazione”.

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