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La notte del Giudizio – Election Year: Recensione in Anteprima

Con The Purge 3 il regista chiude solo apparentemente definitivamente la propria trilogia guardando dritto negli occhi i criminali politici che governano la più potente nazione del mondo.

pubblicato 13 Luglio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 09:06

Tre anni dopo il primo folgorante e claustrofobico capitolo, 3 milioni di budget e 90 d’incasso, e due anni dopo l’inevitabile sequel, 9 milioni di budget ed altri 112 milioni incassati, James DeMonaco, regista e sceneggiatore, e Jason Blum, produttore, sono tornati a far coppia per La notte del Giudizio – Election Year, terzo capitolo della saga The Purge che solo negli Usa ha rastrellato altri 62 milioni di dollari dopo esserne costati appena 10.

Cosa succederebbe se i nostri governi tentassero di metterci l’uno contro l’altro con l’obiettivo di distruggere gli strati più vulnerabili della nostra società? Sarei una vittima del sistema o tenterei di combatterlo?”. Quesiti a cui DeMonaco, sempre più legato alla propria creatura, ha risposto con provocatorio coraggio, cavalcando la contemporaneità delle elezioni presidenziali americane, della sempre più marcata disuguaglianza sociale, dell’avanzare dell’antipolitica, dello strapotere lobbistico di armi e assicurazioni. Anche se sceneggiato nel 2014, il film non può che specchiarsi con l’attualità a stelle e strisce che vede un candidato, il repubblicano Donald Trump, alimentare odio, razzismo, misoginia e paure, grazie anche ad una parte estrema del proprio elettorato che vira verso il fanatismo religioso del tea party.

In 3 anni abbiamo assistito ad un’evoluzione netta della saga, iniziata tra le 4 mura di una casa di una famiglia benestante, assediata durante la lunga notte dello Sfogo in cui qualsiasi crimine è ammesso, omicidio in testa. In Anarchy DeMonaco ci aveva invece portato in strada, strizzando l’occhio ai Giustizieri della Notte e smascherando la cospirazione governativa in atto, mentre con Election Year il regista chiude solo apparentemente definitivamente la propria trilogia guardando dritto negli occhi i criminali politici che governano la più potente nazione del mondo. Sono infatti passati due anni dai fatti raccontati nel secondo capitolo del franchise e Leo Barnes (un roccioso Frank Grillo), nel 2014 riuscito a fermarsi in tempo da una deplorevole vendetta, indossa ora gli abiti del capo della sicurezza della senatrice Charlie Roan (un’impeccabile Elizabeth Mitchell), 18 anni prima vittima di un sadico e da allora decisa a chiudere una volta per tutte la notte del giudizio. La missione di Leo è quella di proteggere questa donna durante la controversa e contestata corsa per la presidenza, resa ancor più complicata e pericolosa dai sondaggi che danno la senatrice ad un passo dal candidato favorevole allo Sfogo, sacerdote. Ad aiutare i due a sfuggire da una vera e propria caccia alla donna, il proprietario di un negozio di alimentari, il suo commesso messicano, una vecchia criminale che ha con il tempo cambiato vita e soprattutto i ribelli che da tempo uccidono i massimi donatori del partito per provare ad affossare la notte più sanguinosa dell’anno.

Diventato un piccolo grande caso nel 2013, The Purge è riuscito a tramutarsi in saga grazie all’ingegno del proprio autore, che ha cavalcato l’idea di un futuro distopico per raccontare con voluta enfasi i limiti strutturali di una società, la nostra, che sempre più guarda alla violenza fai-da-te, all’ulteriore arricchimento dei più ricchi ai danni dei poveri sempre più poveri e all’odio nei confronti del diverso, da eliminare a favore dei più fortunati. Una visione fascista e sovversiva introdotta nel secondo capitolo e in questo terzo resa ancor più sfacciata, tra violenza estrema e provocatorio cinismo, voluti sorrisi e fucilate di pathos, alimentato a suon di fughe, psicopatici assetati di morte e politici corrotti, tanto dall’essere pronti a tutto pur di mantenere intatto l’indegno squilibrio sociale reso ancor più marcato dallo Sfogo annuale.

Guidato dai Nuovi Padri Fondatori d’America, il governo scende in questo caso direttamente in campo durante l’annuale Notte del Giudizio per eliminare la principale voce fuori dal coro che ne promette la cancellazione, se eletta Presidente, cavalcando con intelligenza quella silenziosa ma impetuosa rivolta che punta a smascherare il reale senso dello Sfogo, nato per eliminare i poveri e i deboli in modo da permettere alle elites di prosperare. A guidare la rivolta Dante Bishop, ovvero lo straniero che nel primo film cercava protezione nella casa della famiglia Sandin per poi riapparire come rivoluzionario nel secondo episodio. Prima inseguito, perché nero e senza fissa dimora, ed ora leader che vuole uccidere il candidato alla presidenza dei Nuovi Padri Fondatori d’America, diventando esattamente come quelli che gli davano la caccia.

Ciò in cui probabilmente pecca, DeMonaco, è nel moralismo in cui finisce per far confluire i propri protagonisti, cedendo troppo frettolosamente al buon cuore degli inattesi ‘eroi’. Un inciampo che di fatto non affonda una saga dalle ampie letture socio-politiche con secchiate di exploitation, assai critica nei confronti dell’America dalle armi facili e non a caso mai troppo apprezzata dai critici di casa. Da evitare, a questo punto, il rischio di una nuova trilogia, in realtà più che probabile visto il finale non del tutto chiuso furbescamente pensato da DeMonaco e gli incassi più che soddisfacenti fatti registrare al botteghino.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Antonio” value=”4″ layout=”left”]

La notte del giudizio – Election Year (The Purge: Election Year, thriller, 2016) di James DeMonaco; con Frank Grillo, Elizabeth Mitchell, Mykelti Williamson, Joseph Julian Soria, Betty Gabriel, Terry Serpico, Edwin Hodge, Kyle Secor – uscita giovedì 28 luglio 2016.