Home Curiosità La mostra di Venezia 73 è stata la mostra della patata?

La mostra di Venezia 73 è stata la mostra della patata?

Natalia Aspesi, grande nome del giornalismo italiano, ha scritto un articolo sulla patata, il sesso femminile esibito nel red carpet della gloriosa Mostra veneziana; se n’è parlato, forse la notizia ha fatto il giro del mondo, però…

pubblicato 19 Settembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 05:39

Natalia Aspesi, in un articolo della Repubblica, racconta la sua visita al Lido e a Venezia, dove era per vacanza, e non per lavoro come sempre. Riferisce di avere ricevuto da più persone una domanda ricorrente: “Ma lei l’ha vista la patata?”; e di avere scoperto che non interessavano, a chi faceva la fondamentale domanda, altri quesiti, ad esempio “ha visto bei film?”, o “intravisto celebri attori?, o “sfiorato grandi registi?”, o “invidiato un paio di vestiti stupendi sul tappeto rosso?”. No, non interessava, non interessa…

Interessa invece che sul red carpet dedicato alla meravigliose puntate di “The Young Pope” di Paolo Sorrentino (condivido) siano passate, sono passate e ripassate, due belle signorine in veli rossi e arancioni aperti sul davanti e senza mutande.

La Aspesi, cerca di informarsi e chiede alle colleghe: “Com’era questa patata? Anzi com’erano le due patate?”. E osserva: “Viviamo in tempi in cui è disdicevole star vestiti sulle spiagge ma è quasi un passo verso la celebrità mostrare quella cosa dalle decine di soprannomi sul tappeto rosso di una Mostra internazionale d’arte cinematografica…”

La giornalista conclude: “Ma non si può evitare una certa malinconia pensando che tanta passione, tanta intelligenza, tanta bellezza, tanto denaro, tanta cultura, tanti idee e pensieri…non contino nulla rispetto a quella patata in mostra, che finisce a essere tutto ciò che rimane di una bella Mostra”.

Ineccepibile. La Mostra è una cosa seria. Ma non lo è sempre stata, nei periodo dei ludi fascisti, con le grottesche feste in divisa degli accoliti (donne e uomini) dei fedelissimi di Mussolini e Hitler partecipanti a fragorose adunate ideologico-militari-mondane. Non lo è stata più di una volta nel periodo del potere democristiano (anni Cinquanta) con gli onorevoli e i potenti con corredo di ragazze “ricoverate” al Des Bains o all’Excelsior; non lo è stata anche in certe edizioni orchestrate dai partiti di destra che forzavano, fino all’eccesso, il culto del red carpet, andando ben oltre il modello copiato del Festival di Cannes, volgarizzare la qualità, qualificare la volgarità.

In realtà, la Mostra, i Festival fanno fatica a trovare film degni e a fornire offensive di feste, snobismo, gossip per unire in un solo abbraccio le sovvenzioni dello Stato (sempre in ribasso) e il soccorso dei privati (che stringono paurosamente i portafogli); mentre alberghi, ristoranti, night, bar, eccetera alzano la voce, pretendendo forme sempre più spregiudicate per sedurre i popolini turistici proletari, dato che i ricchi signori scelgono ormai altre mete, e il cinema non è più la calamita aristocratica, lussuosa, e anche un po’ cafona dei bei tempi andati.

Paolo Baratta della Biennale e Alberto Barbera fanno miracoli in questa situazione di ristrettezze ed equivoci, penso che della “sfilata della patata” non sapessero nulla o siano stati ingannati.

Del resto, immaginate la scena di signori della pubblicità o del glamour che vanno dai dirigenti della Mostra, e chiedano, come cadendo da Marte, finti alieni: “Servono sfilate, Una sfilata elegante…vestiti da sera…un brivido di nude look, com’è di moda”. E facciano il loro mestiere glamour : ”Novità, novità! Noi proponiamo la Farfalla di Belen, sull’inguine, proprio lì, near poteto, come firma, spot rilancio del cinema tra arte e richiamo erotico, la ‘patata nobile’ dal cinema classico a un infinito numero di film hard”. Belen, tv, commedia sexy italiana, che riporta agli anni 70: totem culturali.