Home Festa del Cinema di Roma Roma 2016, 9° giorno – arriva 7 Minuti di Michele Placido, Paolo Conte e Daniel Libeskind incontrano il pubblico

Roma 2016, 9° giorno – arriva 7 Minuti di Michele Placido, Paolo Conte e Daniel Libeskind incontrano il pubblico

Roma 2016 si inchina dinanzi a Meryl Streep e aspette il treno coreano assediato dagli zombie.

pubblicato 20 Ottobre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 05:01

Un trionfo. La giornata capitolina di Meryl Streep, diva quest’oggi celebrata alla Festa del Cinema di Roma, ha confermato l’unicità del’attrice 3 volte premio Oscar. Red carpet affollato, conferenza stampa pregna di giornalisti e incontro con il pubblico sold out da giorni per la Streep, sbarcata a Roma per presentare Florence di Stephen Frears. Un film che ha visto Meryl indossare gli abiti di Florence Foster Jenkins, soprano statunitense diventata famosa per la sua totale mancanza di doti canore. Una Streep dalla fisicità appesantita e dal volto dolce, sognante, che suscita grandi risate ad ogni stecca esibita. Frivolo ma con garbo, Florence conferma essenzialmente l’irreplicabile capacità trasformista di un’attrice unica nel suo genere, la vendibilità cinematografica di un personaggio fino a 12 mesi fa ai più sconosciuto, l’inattesa bravura di un attore a lungo sottovalutato (Hugh Grant) e l’assoluta efficacia di un genere, la commedia britannica, in grado di risultare credibile persino dinanzi al biopic ‘lirico’.

Già visto a Berlino, è poi passato in sala Genius del debuttante Michael Grandage, con cast da urlo e storia reale da voler raccontare. Protagonista Colin Firth, qui nei panni di Maxwell Perkins, l’editore passato alla Storia per aver scoperto scrittori come Ernest Hemingway, F. S. Fitzgerald e Tom Wolfe, prodigioso talento interpretato da Jude Law. La pellicola si concentra proprio sul rapporto tra i due ‘geni’, a dir poco combattuto vista l’imprevedibilità di Wolfe. Registicamente canonico, il film paga l’esuberanza di un Law sovraccarico, tenuto a bada da un eccellente Firth e da due attrici, Nicole Kidman e Laura Linney, apprezzabili anche se in ruoli minori.

Penultimo giorno, quello di oggi, che prenderà il via con 7 minuti di Michele Placido, qui alla regia di una storia vera accaduta in Francia nel 2012: undici donne si trovano di fronte a un’ambigua offerta di rinnovo di contratto, avanzata dalla multinazionale che ha acquisito la proprietà dell’azienda in cui lavorano. In poche ore, dovranno decidere il loro destino e quello delle trecento colleghe che aspettano il verdetto fuori dalla fabbrica. Cast variegato con Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Maria Nazionale, Violante Placido, Clemence Poesy, Sabine Timoteo, Ottavia Piccolo e Anne Consigny.

Due invece gli Incontri Ravvicinati in programma: alle ore 18, in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma, Paolo Conte incontrerà il pubblico presso la sala Petrassi. Alle ore 17 al Teatro Studio Gianni Borgna, invece, sarà la volta di Daniel Libeskind, uno dei protagonisti dell’architettura decostruttivista. Altri cinque, poi, i film in programma nella Selezione Ufficiale: The Hollars di John Krasinski, La mujer del Animal di Victoria Gaviria, La última tarde di Joel Calero, l’acclamato Train to Busan, zombie disaster-movie firmato da Yeon Sang-ho, e Immortality di Mehdi Fard Ghaderi, piano sequenza di 145 minuti,

[accordion content=”Meryl Streep incontra il pubblico della Capitale” title=”Roma 2016, 8° giorno”]
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Giornata ricchissima, quella andata in scena ieri alla Festa del Cinema di Roma ed iniziata alle 09:00 del mattino con Hell or High Water di David Mackenzie, thriller a tinte western ambientato nel cattolico ed estremista Texas. Mackenzie, che è britannico, è riuscito nell’impresa di realizzare un film che è americano nel dna, affidandosi ad un cast in stato di grazia. Straordinario Jeff Bridges, Texas Ranger imbolsito che battibecca giorno e notte con il partner metà indiano e metà messicano, così come meritano sentiti applausi Ben Foster e Chris Pine, fratelli pronti a finire in galera, per non dire all’obitorio, pur di lasciare un futuro economicamente sereno ad una famiglia da generazioni strozzata dalla povertà più estrema. Robusta, dinamica e ispirata, la regia di Mackenzie scema nel western moderno di chiara critica sociale al momento che l’America sta attualmente vivendo, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, tra strozzinaggio bancario, disoccupazione, estremismo religioso, riciclaggio legalizzato, dichiarato razzismo e violenza armata.

Alle ore 11:00 è invece scoccata l’ora di Goodbye Berlin, ritorno in sala di Fatih Akin. Trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Wolfgang Herrndorf, in Italia edito da Rizzoli, il film porta sul grande schermo un doppio coming-of-age adolescenziale. Una storia d’amicizia fuori dal comune, quella diretta con esilarante e malinconica leggerezza da Akin, qui scorretto e tutt’altro che consolatorio. Un pazzo road movie con destinazione una terra probabilmente inesistente (Valacchia), che diventa viaggio fisico, introspettivo ed emotivo soprattutto per il più piccolo e apparentemente fragile dei due amici. Pomeriggio da applausi con Kubo e la spada magica, capolavoro Laika in stop motion. Teneramente cupo e dolcemente spaventoso, il film di Travis Knight vola sulle ali della fantasia, sfruttando nel migliore dei modi la mitologia del Giappone feudale, qui rianimato attraverso una favola dai contorni epici ed emotivamente marcati. Visivamente straordinario, con una stop motion forse mai tanto omogenea nei movimenti, trainato da personaggi che non hanno timore ad essere cattivissimi, politicamente scorretti, follemente coraggiosi e/o fragili nelle loro pesanti corazze, ma soprattutto pieno di trovate che arricchiscono ulteriormente uno script già di suo originale, Kubo guarda a quel pubblico adulto che ha voglia di lasciarsi incantare e attrarre da un fantasy d’autore, teneramente malinconico nella sua magica evoluzione e ipnotico nella sua fascinosa e impeccabile costruzione.

4° film del giorno, per il sottoscritto, con Captain Fantastic di Matt Ross, in grado di trattare con grazia un tema quanto mai scottante: l’essere genitori al giorno d’oggi. Questo padre solo apparentemente fautore delle libertà, ma in realtà chiaro ‘dittatore’ nell’indirizzare i comportamenti dei sei figli, comincia a chiedersi se li abbia realmente educati alla vita. Spaventosamente acculturati, fisicamente preparati e clamorosamente educati, i 6 pargoli hanno infatti seri problemi di socializzazione e di condivisione con il mondo esterno. La parabola dipinta da Ross, che vedrà papà Viggo in viaggio con i figli a bordo di un vero e proprio scuola/casa/bus, è da questo punto di vista perfetta, perché da una parte estremamente divertente e dall’altra effettivamente chiara nell’esplicitare gli eccessi e soprattutto i limiti di una simile educazione. Captain Fantastic attacca esplicitamente la società americana odierna, vista non solo come perfetta rappresentazione del più sfacciato consumismo ma anche come fallimento educativo dal punto di vista scolastico, vedi l’ignoranza media che serpeggia tra i diplomati e i laureati a stelle e strisce.

Giornata attesissima quella di oggi grazie all’arrivo sul red carpet capitolino di Meryl Streep, diva 3 volte premio Oscar che presenterà il suo ultimo film, Florence Foster Jenkins di Stephen Frears, per poi incontrare il pubblico romano in Sala Sinopoli, alle ore 17:30, commentando le sequenze dei film che l’hanno resa celebre in tutto il mondo e parlando agli spettatori delle grandi attrici italiane che l’hanno influenzata, Silvana Mangano su tutte. Per chi volesse anche solo vederla, o provare a chiederle un autografo, tappeto rosso alle ore 19:00 in punto. Altri quattro, poi, i film della Selezione Ufficiale in programma: da non perdere assolutamente Genius di Michael Grandage, tratto dal libro “Max Perkins, l’editor dei geni” di A. Scott Berg: Max Perkins, editore per la Scribner’s Sons e scopritore di scrittori come Hemingway e Scott Fitzgerald, riceve un manoscritto di mille pagine, dallo stile rapsodico e irregolare, da uno sconosciuto scrittore di nome Thomas Wolfe. Perkins è convinto di aver scoperto un genio della letteratura. Insieme, i due iniziano a lavorare a una versione del manoscritto destinata alla pubblicazione. Tra il mite padre di famiglia Perkins e l’eccentrico autore Wolfe nasce così un rapporto di amicizia visto con diffidenza dalle rispettive mogli. Straordinario il cast del film formato da Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman, Laura Linney, Guy Pearce e Dominic West.

Occhio anche a Sword Master 3D: arti marziali, azione, intrighi e vendette sono alla base del nuovo film di Derek Yee, con la sceneggiatura di Tsui Hark. Spazio poi a Fritz Lang di Gordian Maugg, ritratto del regista considerato un genio, un egocentrico maniaco del sesso e sadico. Il film consente di gettare uno sguardo nel mondo segreto dei pensieri del cineasta, nell’ambiente in cui lavorava: ma più di ogni altra cosa mostra che tipo di persona era davvero Fritz Lang. Chiusura con Al final del túnel di Rodrigo Grande. Il protagonista è Joaquín, un uomo sulla sedia a rotelle, la cui vita sembra esser migliorata dopo l’affitto di una delle sue stanze a Berta e sua figlia Betty. Una notte, mentre sta lavorando nello scantinato, si accorge che una banda di ladri sta scavando un tunnel sotto casa sua con l’obiettivo di svaligiare la banca accanto. Come se non bastasse, scopre che la donna a cui ha affittato la stanza fa parte della banda di ladri. Joaquín comincia così a escogitare un piano per contrastare quello dei malviventi ma si accorge di essere seriamente in pericolo, e anche innamorato.

Il programma della sezione autonoma e parallela Alice nella città, infine, vedrà la proiezione di My First Highway di Kevin Meul (ore 11 Sala Sinopoli) e Jeffrey di Yanillys Pérez (ore 11 Mazda Cinema Hall).

A seguire il folto programma delle repliche in tutta la città.

[accordion content=” arrivano Kubo e la spada magica, Hell or High Water e Maria per Roma” title=”Roma 2016, 7° giorno”]
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Nuova giornata di pioggia, quella vissuta ieri alla Festa del Cinema di Roma, con un pronti/via d’applausi grazie a Goldstone di Ivan Sen. Un noir a tinte western ambientato in uno sconfinato e polveroso deserto in cui è il nulla a dominare il paesaggio. Goldstone è una piccola città mineraria abitata da poche anime, costrette a convivere con la dilagante corruzione portata avanti dalla Sindaca e dal suo amante, a capo della miniera locale che punta ad un’espansione milionaria sul territorio. Uno scontro di culture e mentalità, politico e culturale, tra gli spazi infiniti di un arido mondo in cui non si può contrattare. Un mondo che va preso per quello che è. Sen, indubbiamente ‘aiutato’ dalle incredibili scenografie naturali di un’Australia che trasuda fascino e semina sgomento, carica pathos tra i camper e i container che formano una città di fatto ‘inesistente’. Avidità e solitudine viaggiono a braccetto in questi luoghi apparentemente privi di umanità, con il regista che attraverso il personaggio del detective Jay costruisce un chiaro percorso di risveglio culturale e spirituale legato agli aborigeni del luogo, da sempre in lotta per il diritto alla propria terra.

Tutt’altro genere, poco più tardi, con Naples 44 di Francesco Patierno, lungometraggio dal taglio documentaristico legato all’omonimo libro di memorie militari firmato Norman Lewis, di stanza a Napoli tra il 1943 e il 1944. Patierno, che affida alla calda e ipnotica voce narrante di Benedict Cumberbatch il compito di accompagnare lo spettatore, ricostruisce attraverso gli incredibili filmati d’epoca dell’Istituto Cinecittà Luce quanto avvenuto in quei 12 mesi di drammatica liberazione, compiendo un viaggio storico nella memoria di una città messa a ferro e fuoco dalla guerra e dalla lava ma neanche a dirlo pronta a rialzarsi.

Pomeriggio di recupero per il sottoscritto, infine, grazie a Into the Inferno di Werner Herzog, documentario firmato dal regista tedesco con il vulcanologo Clive Oppenheimer che sarà disponibile su Netflix a partire dal prossimo 28 ottobre. Un tour che definire estremo è dir poco, per il 74enne Herzog, per 5 anni a caccia dei vulcani più celebri e leggendari del Pianeta. Dall’Etiopia all’Indonesia, passando per l’Islanda, l’Arcipelogo di Vanuatu e addirittura l’inavvicinabile Corea del Nord, che ha accolto il regista tedesco e la sua troupe per immortalare la celebre Montagna Baitou. Mitologia, magia e cosmologia che incontrano il sapere scientifico, per una natura che guarda con occhio assolutamente indifferente all’uomo che quotidianamente la calpesta.

Quest’oggi spazio al 3° film italiano della Selezione Ufficiale: Maria per Roma, primo lungometraggio firmato da Karen Di Porto. Il film porta sul grande schermo la storia della giornata, dalle prime ore del mattino alla notte, di Maria (interpretata dalla stessa Karen Di Porto), una donna confusa ma al contempo dinamica che insegue la sua carriera di attrice ma si perde nel caos quotidiano della Capitale.

Alle ore 20, in Sala Petrassi, sarà proiettato Noces di Stephan Streker, liberamente ispirato al “caso Saida”, accaduto in Belgio nel 2007: Zahira, 18 anni, è molto legata alla sua famiglia, fino a quando i genitori le chiedono di seguire la tradizione pakistana e scegliersi un marito. Combattuta tra le tradizioni familiari e lo stile di vita occidentale, Zahira cerca aiuto nel fratello Amir, suo confidente. Alle ore 21.30 al Teatro Studio Gianni Borgna sarà la volta di La caja vacía di Claudia Sainte-Luce: è la storia di Toussaint, sessantenne haitiano che si trasferisce a Città del Messico dalla trentenne Jazmin. Toussaint non è mai stato un padre amorevole e per Jazmin è praticamente un estraneo. Questa convivenza obbligata cambierà le vite di entrambi.

Hell or High Water di David Mackenzie (Sala Sinopoli ore 22) rientra invece nella linea di programma Tutti ne parlano della Selezione Ufficiale. Due fratelli programmano una rapina in banca in una piccola città e vengono perseguitati da un leggendario Texas Ranger, alla vigilia del suo indesiderato pensionamento. Ma sotto questi due plot che si intrecciano, si trova il modo per toccare temi quali la famiglia, l’essere veri uomini, la lealtà e il modo in cui un nuovo mondo fatto di avidità e che non guarda in faccia nessuno, si scontra inevitabilmente con un vecchio West fatto di uomini tutti d’un pezzo. Nel cast, Jeff Bridges, Ben Foster e Chris Pine. Nell’ambito dell’omaggio a Gregory Peck, alle ore 18.30 presso la Casa del Cinema (ingresso libero), sarà proiettato il documentario A Conversation With Gregory Peck di Barbara Kopple e si terrà un incontro con Cecilia Peck Voll e Anthony Peck, promosso dalla Famiglia Peck e da Crescentera Productions.
 
Per quanto riguarda Alice nella città, infine, spazio all’atteso Kubo and the Two Strings di Trevis Knight, nuovo lungometraggio Laika, e a Goodbye Berlin di Fatih Akin.
 
 

[accordion content=” arrivano The Accountant, Naples 44, Gilbert&George e il Pulitzer David Mamet” title=”Roma 2016, 6° giorno”]
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Giornata da star hollywoodiane, quella vissuta ieri, grazie all’arrivo di Viggo Mortensen, sbarcato alla Festa del Cinema di Roma per presentare Captain Fantastic, che il sottoscritto recupererà (e recensirà) domani pomeriggio. In contemporanea a questa pellicola abbiamo visto La verità Negata di Mick Jackson, tratto dal celebre libro “Denial: Holocaust History on Trial” di Deborah E. Lipstadt, qui interpretata dal premio Oscar® Rachel Weisz. Al centro della trama la battaglia legale combattuta dalla stessa Lipstadt contro il negazionista David Irving, interpretato da un sontuoso Timothy Spall, negazionista dell’Olocausto che verso la metà degli anni ’90 citò la scrittrice in giudizio per diffamazione. In questi casi il sistema legale britannico prevede che l’onere della prova spetti all’imputato. Toccò quindi alla Lipstadt e al suo gruppo di avvocati guidato da Richard Rampton (Tom Wilkinson), provare una verità fondamentale, ovvero che l’Olocausto, uno degli eventi più gravi e significativi del XIX secolo, fosse tutt’altro che un’invenzione. Script solito, grandi prove attoriali e regia canonica da parte di colui che diresse Guardia del Corpo, per una pellicola che uscirà in sala il 17 novembre prossimo con la Cinema di Valerio De Paolis. A breve la recensione di Antonio.

Tutt’altra storia quella raccontata da Una, trasposizione cinematografica di una piece di David Harrower in questo caso diretta dall’esordiente Benedict Andrews. Mattatori Rooney Mara e Ben Mendelsohn, negli abiti di una donna visibilmente instabile e di un uomo dal passato torbido e taciuto. Una, oggi 25enne, ha avuto una storia d’amore con Ray, che da tempo si fa chiamare Peter. Peccato che lei avesse appena 13 anni e lui una quarantina, ai tempi della scabrosa relazione. Desiderio e abuso, incubo claustrofobico e redenzione d’amore. Un labirinto di verità, passioni, rimpianti, perdite, colpe e bisogni, quello costruito da Andrews, che prova con coraggio a guardare attraverso un inedito punto di vista una storia moralmente discutibile. Perché in questo caso è lei, la Lolita ormai cresciuta vittima di pedofilia, a cercare lui, il 40enne approfittatore che ne abusò in tenera età. Attraverso il rivelatorio montaggio il regista ripercorre il passato svelandolo a noi ignaro pubblico, formando pezzo dopo pezzo un drammatico puzzle lasciato volutamente incompleto. Perchè vittima e carnefice, sembrerebbe sostenere Andrews, sono in questo caso facce della stessa medaglia.

Pomeriggio targato animazione francese con Louise by the Shore di Jean-François Laguionie, titolo con protagonista Louise, un’adorabile vecchietta che rimane da sola in una piccola località di villeggiatura. Un film dalle corde tutt’altro che infantili, quello scritto e diretto dal regista di Scimmie come noi, perché tutto centrato sul recupero della propria identità e della propria mente ballerina da parte di questa donna rimasta sola al mondo. Alternando sogni e realtà, con flashback dal taglio onirico che conducono Louise verso verità da decenni rimosse, Laguionie si concede una struggente riflessione sulla memoria, sulla terza età e sui sensi di colpa che inevitabilmente salgono a galla, una volta rimasti senza nessuno al proprio fianco e con una vita intera alle proprie spalle da guardare con distacco.

Giornata variegata anche quella di oggi, che sarà contraddistinta dall’arrivo nella Capitale di David Mamet, premio Pulitzer per la pièce “Glengarry Glen Ross”, autore de La casa dei giochi e Il colpo nonché sceneggiatore di decine di film fra cui Gli intoccabili di Brian De Palma e Hannibal di Ridley Scott, pronto ad incontrare il pubblico romano in Sala Petrassi. Un incontro che lo vedrà indossare gli abiti di regista e scrittore per il cinema. Altro incontro con Gilbert&George, a Roma per presentare The World of Gilbert&George (1981, 69’), film da loro scritto, diretto e interpretato. Stiamo parlando dell’unico lungometraggio firmato dai due artisti e realizzato in tempi di arte povera e avanguardia concettuale. Pellicola persa, ritrovata e ora infine restaurata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Milestone Film&Video, The World of Gilbert&George è l’opera seminale che precede di dieci anni l’esplosione della giovane arte britannica e la trasformazione di Londra nel centro della cultura visiva contemporanea. L’evento è a cura di Mario Codognato e Alessandra Mammì.

Per quanto riguarda i ‘film’, mattinata al via con The Secret Scripture di Jim Sheridan, interpretato da Rooney Mara, Vanessa Redgrave, Jack Reynor, Theo James ed Eric Bana nonché tratto dal romanzo “Il segreto” di Sebastian Barry. Lady Rose è un’anziana signora che vive in un ospedale psichiatrico da oltre cinquanta anni. Malgrado il tetro ambiente che la circonda, c’è una luce nei suoi occhi che niente potrà mai spegnere. Il dottor Stephen Grene è incuriosito da lei e sente il bisogno di far luce sul suo passato e di aiutarla a conquistare la libertà.

Altro titolo mattutino The Accountant di Gavin O’Connor, thriller d’azione in cui Ben Affleck interpreta Christian Wolff, un matematico più affine ai numeri che alle persone: la sua vita cambia quando inizia a lavorare in una società di robotica d’avanguardia in cui un’addetta alla contabilità (Anna Kendrick) ha scoperto un ammanco nei conti di milioni di dollari. Non appena Christian individua le falsificazioni dei documenti avvicinandosi alla verità, il numero delle vittime inizierà ad aumentare. Poco più tardo proiezione stampa per Naples 44 di Francesco Patierno: l’ufficiale inglese Norman Lewis, divenuto dopo la guerra un affermato scrittore (la storia si ispira proprio al suo libro), torna dopo tantissimi anni a Napoli, città che lo avevo sedotto e conquistato. Grande attesa anche per l’acclamato Goldstone di Ivan Sen: sulle tracce di una persona scomparsa, il detective Jay Swan si ritrova nella piccola città mineraria di Goldstone, dove viene arrestato per guida in stato di ebbrezza da un giovane poliziotto locale, Josh. Quando la stanza di motel di Jay viene fatta saltare in aria, diventa chiaro che nel distretto si nasconde qualcosa di molto più grande. Jay e Josh saranno così costretti a superare la loro sfiducia reciproca per scoprire una verità tutt’altro che gradevole. Quella che sembra un semplice indagine, svelerà invece una rete di crimine e corruzione nell’istituzione che controlla la città, la miniera e il consiglio aborigeno locale. The Long Excuse di Mika Nishikawa (ore 21.30, Teatro Studio Gianni Borgna) chiude infine il programma odierno della Selezione Ufficiale.

Alle ore 15 presso lo Studio 3, invece, si terrà il convegno dal titolo “Condizioni critiche: amare il cinema e scrivere di film nell’era digitale”. La Festa del Cinema ha infatti deciso di aprire un cantiere di dialogo, informazione e confronto che vedrà la partecipazione di alcune tra le maggiori firme della critica internazionale (A.O. Scott, “The New York Times”; Justin Chang, “Los Angeles Times”; Julien Gester, “Libération”) e una polifonia di voci italiane che appartengono alla carta stampata, al web, alle riviste, all’università. L’evento, a cura di Alberto Crespi e Mario Sesti, cercherà innanzitutto di raccontare destino e ragioni di chi ha fatto dell’amore per il cinema un lavoro, proprio perché la funzione della critica ha subito mutazioni forse ancor più impegnative di quanto sia accaduto al cinema negli ultimi trent’anni.

[accordion content=” Sing Street incanta la Capitale, arriva Viggo Mortensen con Captain Fantastic” title=”Roma 2016, 5° giorno”]
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Domenica di caldo e sole tipicamente ‘ottobrina’ per la Festa del Cinema di Roma, quest’oggi ‘rock’ grazie all’arrivo di Lorenzo Jovanotti ma anche per merito di The Rolling Stones Olé Olé Olé!: A Trip Across Latin America e soprattutto del meraviglioso Sing Street di John Carney. Un coming-of-age che si fa romanticissima storia d’amore attraverso il potere della musica. Carney rende omaggio ai rivoluzionari videoclip che cambiarono la produzione musicale pop (e non solo) di un tempo, dando contemporaneamente risalto e forza al potere della ‘fratellanza’, tanto acquisita quanto di sangue. Perché l’amore per la ‘musa’ Raphina lascia spazio anche ad inedite amicizie e ad affetti famigliari da riscoprire, con l’universale energia della musica a fare da splendido collante. Un’opera che trasuda emozioni e a cui è onestamente impossibile non voler bene. Molto più semplicemente, un’opera che si fa amare.

Cinema americano indipendente ma d’autore, invece, in mattinata. Spazio prima a Tramps di Adam Leon, pellicola dalla dolcezza innata, anomala e genuina storia d’amore che mai rasenta lo stucchevole. Un’avventura romantica dagli sviluppi rapidi, fresca e dinamica, di fatto centrata sulla straordinaria alchimia dei due splendidi protagonisti. Perfettamente sintetico nei suoi 82 minuti di durata, Tramps regala intime emozioni, seminando umorismo e fascino cinematografico grazie ad una regia vitale e ad una sceneggiatura che mai si concede momenti di stanca. Il tempo scorre, il mistero della valigetta va risolto il prima possibile e loro due, Danny ed Ellie, imparano a conoscersi, ad aprirsi l’uno con l’altra, a piacersi.

Altra pellicola in arrivo dagli States con Kicks dell’esordiente Justin Tipping, già applaudito al Tribeca di Bob De Niro. Ambientato tra i quartieri più malfamati di Oakland, California, il film porta in sala un chiaro spaccato del quotidiano americano, attraverso un realismo sociale che incrocia il mondo ‘black’ delle periferie a stelle e strisce. Violente, sboccate, criminali. Nessuno è al sicuro, in queste vie in che trasudano machismo e in cui il povero Brandon, che dimostra molto meno dei suoi 15 anni, è costretto a ‘crescere’ e a ‘maturare’ nell’arco di 24 ore per ritrovare le amate scarpe rubategli da una banda di malviventi. E’ la voce fuori campo dello stesso Brandon a condurci lungo questo coming-of-age in salsa gangsta rap, mentre il suo alter-ego onirico venuto dallo Spazio gli innesta forza e fiducia. Perché c’è un grande passo verso la maturità da compiere, una bandiera da adulto da piantare e una Luna da conquistare con ai piedi l’Air Jordan dei desideri.

Inizio settimana da ‘star’, quest’oggi, grazie all’arrivo di Viggo Mortensen, nella Capitale per presentare Captain Fantastic e incontrare il pubblico romano per ripercorrere la sua trentennale carriera. L’attore newyorkese interpreta Ben, un padre che vive isolato con sua moglie e i sei figli nelle foreste del Nord America: una tragedia li costringerà ad affrontare il mondo esterno e un sistema di valori completamente diverso. Spazio poi a Denial di Mick Jackson, un film sul tema del negazionismo ispirato al volume “History on Trial: My Day in Court with a Holocaust Denier” di Deborah Lipstadt, e a Before the Flood – Punto di non ritorno di Fisher Stevens: nel documentario, Leonardo DiCaprio (qui in veste di voce narrante e produttore) discute con le più importanti personalità del pianeta sul cambiamento climatico che sta colpendo la Terra nel documentario. L’attore incontra, fra gli altri, Barack Obama, Elon Musk e Papa Francesco.

Presso la Sala Petrassi alle ore 20 sarà la volta di Irréprochable di Sébastien Marnier, mentre alle ore 22.30 si terrà la proiezione di Una di Benedict Andrews, film che scava nel cuore di una relazione in rovina e ne scruta l’intreccio di desiderio, abuso, colpa e bisogno. Nel cast, Rooney Mara e Ben Mendelsohn. Al MAXXI (ore 19.30), sarà proiettato The World of Gilbert&George, scritto, diretto e interpretato da Gilbert&George, l’unico lungometraggio firmato dai due artisti e realizzato in tempi di arte povera e avanguardia concettuale. Pellicola persa, ritrovata e ora infine restaurata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Milestone Film&Video, The World of Gilbert&George è l’opera seminale che precede di dieci anni l’esplosione della giovane arte britannica e la trasformazione di Londra nel centro della cultura visiva contemporanea. Per la sezione autonoma e parallela Alice nella città, saranno presentate le proiezioni di Little Wings di Selma Vilhunen (ore 9.30) e Hunt for the Wilderpeople (ore 11.15), entrambe al Mazda Cinema Hall.

[accordion content=” arrivano Jovanotti e ‘i Rolling Stones’, oltre a Into the Inferno di Werner Herzog” title=”Roma 2016, 4° giorno”]
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Mattinata all’italiana, quella vissuta ieri alla Festa del Cinema di Roma, grazie all’atteso Sole Cuore Amore di Daniele Vicari. Un’opera ‘semplice’, come l’ha definita lo stesso regista, e tutta concentrata sulle dinamiche del reale, della quotidianità di periferia tra quelle fasce deboli che lo scorso anno Massimiliano Bruno aveva a sua volta indagato con Gli ultimi saranno ultimi. Una storia di solidarietà tra ultimi, tra persone che faticano ad arrivare a fine mese, senza però mai perdere il sorriso, la speranza, la voglia di fare e di provarci, di riemergere da quella palude sociale in cui sembra stiano affogando. Vicari segue come un’ombra la vita difficile di una Isabella Ragonese sfiancata dalla fatica e dai problemi finanziari, alternando alle sue giornate tutte uguali la realtà artistica dell’amica Vale. Un doppio binario narrativo a cui il regista di Velocità Massima non riesce a dare senso, mal amalgamando un intreccio di percorsi esistenziali che affogano nel nulla del quotidiano. Un neorealismo talmente marcato da risultate a tratti fastidioso, perché ridondante.

Grandi applausi, poco dopo, per The Birth of a Nation, esordio dietro la macchina da presa dell’attore Nate Parker, ‘Gesù Cristo’ in Terra per guidare i neri d’America verso la libertà dalla schiavitù. Violenza a non finire per Parker, qui anche protagonista, produttore e sceneggiatore, nel finale trasformatosi in un William Wallace formato predicatore tra sanguinosi combattimenti e sacrifici salvifici. Altra struttura, al MAXXI, e applausi anche per Richard Linklater: Dream Is Destiny, sguardo poco convenzionale di Louis Black e Karen Bernstein sul cinema di Linklater, tra inedite immagini di repertorio legate alla sua infanzia e alla sua adolescenza, passata tra i libri e il baseball sognando di diventare romanziere, e quei primi lavori che da subito lo videro farsi strada tra le più interessanti novità del panorama cinematografico a stelle e strisce. Black e Bernstein, evidentemente innamorati del cinema linklateriano, lo celebrano in lungo e in largo attraverso un documentario che ne ripercorre l’altalenante ma sempre coerente carriera, portando spesso chi osserva direttamente sul set dei suoi film, grazie a dietro le quinte che illuminano il metodo di lavoro di un regista orgogliosamente ‘alieno’ ad Hollywood.

Domenica ‘rock’ quella in arrivo oggi grazie a The Rolling Stones Olé Olé Olé!: A Trip Across Latin America di Paul Dugdale, documentario nato seguendo il tour della celebre band nei primi mesi del 2016 attraverso dieci città latinoamericane, conclusosi con un concerto a L’Avana, dove la band si è esibita per la prima volta. Un road movie che celebra il potere rivoluzionario del rock. Ancora musica grazie a Lorenzo Jovanotti Cherubini, che incontrerà il pubblico della Festa lle ore 17.30 presso la Sala Sinopoli. Titolo dell’incontro: “Le immagini, la musica e le parole”. Jovanotti parlerà, per la prima volta, del suo viaggio nel cinema lungo mezzo secolo, scegliendo e commentando alcune sequenze di film per lui importanti.

Occhio anche a La fille de Brest di Emmanuelle Bercot, una storia di “Davide contro Golia” direttamente ispirata alla vita di Irène Frachon: in un ospedale di Brest, uno pneumologo stabilisce un legame diretto tra alcune morti sospette e il consumo di Mediator, un farmaco presente sul mercato da trenta anni. Prima sottovoce, poi travolta dalla frenesia dei media, la vicenda culminerà con una vittoria per la verità. Anche The Eagle Huntress, in programma alle ore 18 presso la Sala Petrassi nel programma della Selezione Ufficiale, è ispirato a una storia vera. Sullo sfondo dei monti Altai, nel nord della Mongolia, la parte più remota del paese, il regista Otto Bell narra la vicenda di una tredicenne mongola con il sogno di diventare la prima cacciatrice di aquile donna, arrivando a competere all’annuale Golden Eagle Festival. A seguire, alle ore 20 nella stessa sala, sarà la volta di Tramps di Adam Leon che definisce il suo ultimo lavoro un’avventura romantica. Nel film Danny è un aspirante cuoco. Un giorno il fratello gli chiede di completare un lavoro per suo conto. Sembra tutto molto semplice: prendere una valigetta da un’autista, Ellie, andare a un appuntamento e scambiare la valigetta con un’altra. Ma Danny prende la borsa sbagliata e si ritrova a vagare, insieme a Ellie, per i quartieri e per i
sobborghi di New York in cerca della valigetta giusta. Non si sono raccontati tutta la verità e sono molto attratti l’uno dall’altra.

Il programma della Sala Petrassi si concluderà alle ore 22.30 con la proiezione di Into the Inferno di Werner Herzog, autore di oltre sessanta film tra lungometraggi e documentari come Aguirre furore di Dio, Nosferatu, il principe della notte, Fitzcarraldo, Kinski, il mio nemico più caro, Grizzly Man, Encounters at the End of the World e Cave of Forgotten Dreams. Il suo ultimo lavoro conduce nei
crateri di alcuni dei vulcani attivi rimasti nel mondo: uno dei tour più estremi della lunga carriera del grande regista tedesco.
Alle ore 21.30, il Teatro Studio Gianni Borgna ospiterà 7:19, opera seconda di Jorge Michel Grau, autore di Que Hay, selezionato per la sezione Quinzaine des Réalisateurs a Cannes e premiato ai Festival di Chicago, Montreal e Austin. Il film racconta il dramma di alcune persone sepolte sotto le macerie dopo il tremendo terremoto che colpì Città del Messico il 19 settembre 1985.

Per la sezione autonoma e parallela Alice nella città, sarà presentata la proiezione di Cicogne in missione di Nicholas Stoller e Doug Sweetland (ore 12 Sala Sinopoli), mentre al Teatro Studio Gianni Borgna spazio a Louise en hiver alle ore 15 e Sing Street alle 17.

[accordion content=”arrivano Sole cuore amore di Daniele Vicari, Bernardo Bertolucci e The Birth of a Nation” title=”Roma 2016, 3° giorno”]
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Seconda giornata alla Festa del Cinema di Roma caratterizzata dall’afa, dopo la pioggia della prima, e da due film che hanno raccolto enormi consensi. Il primo a farsi vedere Afterimage, ultima fatica del maestro Andrzej Wajda, morto meno di una settimana fa all’età di 90 anni. Un biopic dedicato ad una delle maggiori figure artistiche polacche, ovvero al pittore d’avanguardia Władysław Strzemiński, co-ideatore della teoria dell’Unismo, amico e studente di Malevic, Chagall e Rodcenko, fondatore del Museo d’Arte Moderna di Todz (il 2° nel mondo, il 1° in Europa) nonché venerato professore universitario. Un film che indaga il rapporto tra dittatura ed arte, ideologia e libertà espressiva, con il povero Strzemiński osteggiato dal regime comunista instauratosi in Polonia dopo la fine della 2° Guerra Mondiale, perché contrario ad abbandonare la sua arte astratta in favore del realismo socialista, a tal punto da morire in povertà.

Applausi ancor più scroscianti hanno accompagnato lo splendido Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan, in odore di nomination agli Oscar. Un dramma interpretato da un gigantesco Casey Affleck e da una bravissima Michelle Williams, con un pesantissimo lutto che segna l’esistenza del protagonista, costretto a tornare nella città da dove era scappato a causa della morte del fratello. Qui, suo malgrado, scoprirà di dover fare da tutore all’adorato nipote minorenne. Ma c’è il mai dimenticato passato, pregno di dolore, a riemergere pesantemente. Si piange, è innegabile, ma si ride anche molto, con il film Kenneth Lonergan, riuscito sapientemente a sdrammatizzare una pellicola che segnerà questa stagione cinematografica. Affluenza delle grandi occasioni, nel pomeriggio, per Oliver Stone, regista e sceneggiatore 3 volte premio Oscar che ha incontrato il pubblico dell’Auditorium dopo aver presentato Snowden alla stampa.

Giornata ricchissima, quella di oggi, che prenderà il via con Sole cuore amore di Daniele Vicari, autore di Velocità massima, Il passato è una terra straniera, La nave dolce e Diaz – Non pulire questo sangue (premiato con quattro David di Donatello e tre Nastri d’Argento). Il film porta sul grande schermo una storia di sorellanza e solidarietà tra due donne che hanno fatto scelte opposte nella vita. A seguire, dopo gli infiniti dibattiti suscitati in patria e il trionfo al Sundance, The Birth of a Nation, esordio dietro la macchina da presa dell’attore Nate Parker, che è anche protagonista, sceneggiatore e produttore della pellicola. In The Birth of a Nation Parker veste i panni di Nat Turner, uno dei personaggi più importanti nella lotta della comunità afroamericana contro la schiavitù negli Stati Uniti d’America: schiavo erudito, predicatore, testimone di innumerevoli episodi di violenza contro il suo popolo, Turner ha guidato la cruenta rivolta scoppiata in Virginia nell’agosto del 1831.

Pomeriggio da Oscar grazie a Bernardo Bertolucci, una delle voci più importanti del cinema contemporaneo, che sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato: primo e unico italiano a ricevere un Oscar® per la miglior regia (L’ultimo imperatore), autore di capolavori come Il conformista, Ultimo tango a Parigi e Novecento, Bertolucci parlerà al pubblico presso la Sala Petrassi alle ore 18. Per la Selezione Ufficiale saranno poi proiettati Louise en hiver di Jean-François Laguionie, Sing Street di John Carney (entrambi in collaborazione con Alice nella città) e The Last Laugh di Ferne Pearlstein. Presso il Teatro Studio Gianni Borgna, invece, alle ore 21.30 sarà la volta di The Last Laugh, un documentario che tratteggia un intimo ritratto di cinema verità dei superstiti di Auschwitz affiancato dalle interviste con comici influenti e intellettuali, da Mel Brooks a Sarah Silverman e Gilbert Gottfried fino agli autori Etgar Keret, Shalom Auslander e Abraham Foxman.

Alice nella città, infine, presenta la proiezione di Kicks di Justin Tipping (ore 11 Sala Sinopoli) e Max Steel di Stewart Jendler (ore 16.30 Sala Sinopoli).

[accordion content=” – arrivano Snowden di Oliver Stone, Michael Bublè e Manchester by the Sea” title=”Roma 2016, 2° giorno”]
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Prima giornata di freddo e pioggia per la Festa del Cinema di Roma, partita a razzo con un divo due volte premio Oscar come Tom Hanks. Premio alla carriera consegnato da Claudia Cardinale per l’attore, a cui la Festa ha dedicato una gigantesca retrospettiva legata alla sua sterminata filmografia. Festa del Cinema inaugurata dal folgorante Moonlight di Barry Jenkins, opera seconda acclamata in patria e ben accolta anche nella Capitale. Una toccante pellicola sull’identità di genere, che sia sessuale o razziale, sulla famiglia, l’amicizia, l’amore. Un titolo indie onestamente coraggioso e al tempo stesso rischioso per aprire una ‘Festa’ pensata soprattutto per il pubblico, eppure così travolgente.

Altra apertura, ma questa volta firmata Alice nella Città, con 3 Generations, titolo riuscito a dare credibilità e sostanza al dramma quotidiano vissuto da migliaia di ragazzi e ragazze, uomini e donne che vivono in corpi che non appartengono loro. E’ proprio qui, sull’addolorato e sognante volto androgino di una bravissima Fanning, 16enne desiderosa di cambiare sesso, che 3 Generations diventa quasi ‘necessario’, dando spazio e risalto ad una verità ai più sconosciuta e dai più trattata con indifendibile approssimazione, toccando inoltre corde emotive universali che vanno oltre il mondo LGBTQ, coinvolgendo più semplicemente l’essere genitori, figli, madri, padri, nonni, esseri umani.

Pomeriggio ancora una volta targato Alice nella Città grazie a London Town, coming-of-age punk-thatcheriano. Una storia di formazione segnata dal tipico umorismo british e dal passato politico e sociale che si intreccia alla maturazione di questo giovane protagonista di 14 anni, folorato dall’amore per una coetanea e dalla musica del Clash, senza però mai affondare il colpo, bensì rimanendo vistosamente in superficie.

Giornata molto ricca anche quella di oggi grazie all’arrivo di Oliver Stone, due volte premio Oscar® come miglior regista per Platoon e Nato il quattro luglio, e una volta per la migliore sceneggiatura non originale di Fuga di mezzanotte, protagonista di uno degli Incontri ravvicinati con il pubblico: alle ore 17.30 presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, l’autore newyorkese – che ha fatto della rappresentazione del potere e della critica alla società americana la summa del suo cinema – parlerà di politica statunitense, a ridosso delle elezioni presidenziali. Un’ora e mezza dopo, presso la Sala Sinopoli, sarà proiettato Snowden, il nuovo film scritto e diretto da Stone. La pellicola, basata su una storia vera, vede l’attore Joseph Gordon-Levitt nei panni di Edward Snowden, tecnico informatico ex dipendente della CIA noto per aver rivelato pubblicamente il programma di sorveglianza di massa della NSA (National Security Agency). La sceneggiatura è tratta dai libri “The Snowden Files: The Inside Story of the World’s Most Wanted Man” di Luke Harding e “Time of the Octopus” di Anatoly Kucherena.

Alle ore 19.30 la Sala Sinopoli ospiterà, sempre in Selezione Ufficiale, il film Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan, titolo acclamato in patria e interpretato da Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Matthew Broderick. Al centro della trama l’amore familiare, lo spirito di sacrificio e la speranza.

Alle ore 22 (Sala Sinopoli), Michael Bublè, quattro volte vincitore del Grammy Awards, presenterà al pubblico Michael Bublè – Tour Stop 148 di Brett Sullivan. Il documentario porta sul grande schermo la tappa n.148 di un tour eclatante, quella di Birmingham: le esibizioni dal vivo di molti dei più grandi successi del cantautore premiati ai Grammy (come “Home”, “Haven’t Met You Yet”, “Cry Me A River” e “Feelin’ Good”), affiancano un’esclusiva introduzione di quindici minuti in cui Bublé racconta le sue motivazioni più profonde, la sua musica e la sua esperienza di vita ‘on the road’. Prima del film, alle ore 21.15, Michael Bublè sfilerà sul red carpet dell’Auditorium Parco della Musica.

Alle ore 22.30, presso la sala Petrassi, sarà la vota di Richard Linklater: Dream is Destiny, sguardo non convenzionale sull’opera del regista americano di origini texane noto per il suo stile indipendente: il documentario mescola rari filmati di repertorio, interviste all’autore dentro e fuori dai set dei suoi film, e altro materiale d’archivio con clip tratte da La vita è un sogno, Boyhood e da altri film. A questo si uniscono le interviste ad attori e collaboratori, da Matthew McConaughey a Patricia Arquette, da Ethan Hawke a Jack Black, passando per Julie Delpy, e Kevin Smith.

Powidoki (Afterimage) di Andrzej Wajda, da poco scomparso all’età di 90 anni, e Todo lo demás di Natalia Almada completano il programma giornaliero della Selezione Ufficiale, mentre per la sezione autonoma e parallela Alice nella città spazio a Layla M. di Mijke de Jong , a Kids in Love di Chris Foggin e ad Acqua di marzo di Ciro De Caro.

[accordion content=” si parte con Tom Hanks e Moonlight di Barry Jenkins” title=”Roma 2016, al via l’11esima Festa del Cinema”]

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Dopo una serie infinita di pre-aperture (da Inferno a In guerra per Amore di Pif), l’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma srotola ufficialmente il tappeto rosso con un divo due volte premio Oscar. Tom Hanks, da oggi in sala con il nuovo film di Ron Howard, sarà protagonista di un incontro ravvicinato con il pubblico, nel corso del quale saranno mostrate sequenze dei suoi film e la clip di una pellicola particolarmente amata da Hanks. Al termine, l’attore statunitense riceverà il Premio alla Carriera. La Festa del Cinema gli dedicherà inoltre un’ampia retrospettiva: alle ore 21.30, presso il Teatro Studio Gianni Borgna, toccherà a That Thing You Do!, uno dei suoi lavori da regista. Per chi volesse vederlo e provare a strappargli un autografo, Hanks sarà sul red carpet dell’Auditorium alle ore 16.45.

Meno di 3 ore dopo, alle 19:30, la sala Sinopoli ospiterà il film d’apertura dell’undicesima edizione della Festa del Cinema, ovvero Moonlight di Barry Jenkins, dal nostro Gabriele già recensito e da lui definito ‘il titolo dell’anno’. Moonlight è una riflessione intensa e poetica sull’identità, il senso di appartenenza, la famiglia, l’amicizia e l’amore. Il film racconta la vita di un ragazzo di colore, dall’infanzia all’età adulta, che lotta per trovare il suo posto nel mondo, dopo essere cresciuto in un quartiere malfamato alla periferia di Miami. La pellicola è diretta e co-sceneggiata da Barry Jenkins al suo secondo lungometraggio dopo Medicine for Melancholy. In serata, alle ore 21.30 presso la Mazda Cinema Hall, la Festa del Cinema di Roma, in collaborazione con Warner Bros. Pictures, ospiterà la diretta live del fan event globale “Animali Fantastici: Ritorno al magico mondo di J.K. Rowling”. In attesa dell’uscita in sala del film “Animali Fantastici e Dove Trovarli” di David Yates, e in contemporanea nelle principali città di tutto il mondo, il pubblico potrà assistere in anteprima ad alcune scene del film e rivolgere domande in diretta ai membri del cast: in collegamento da Londra ci saranno Eddie Redmayne, Katherine Waterston, Alison Sudol, Dan Fogler e il regista David Yates, da Los Angeles Colin Farrell e Jon Voight. L’ingresso in sala sarà possibile dalle ore 20:30 fino a esaurimento posti. I fan presenti riceveranno l’esclusiva t-shirt celebrativa di “Animali Fantastici e Dove Trovarli”, la bacchetta magica ed il mini poster da collezione. Dalle ore 21 si terrà un pre-show con animazione e distribuzione di altri gadget.

La sezione autonoma e parallela Alice nella città, invece, ospiterà alle ore 11, presso la Sala Sinopoli, il film 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta, suo titolo d’apertura. Alle ore 17, il Teatro Studio Gianni Borgna accoglierà il primo appuntamento della retrospettiva American Politics, una rassegna di sedici film a ridosso delle elezioni presidenziali statunitensi: si inizia con All the King’s Men di Robert Rossen. Per finire omaggio a Citto Maselli e alla sua carriera esemplare per coerenza e onestà intellettuale: alla Casa del Cinema verranno proiettati alcuni tra i suoi film, documentari e cortometraggi più significativi. Alle 15.30 saranno mostrati tre cortometraggi (“Bambini”, “Ombrellai”, “Zona pericolosa”) a cui seguirà la proiezione de Gli sbandati. Alle ore 18 sarà la volta de Il sospetto, alle ore 20.30 Lettera aperta a un giornale della sera.

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Festa del Cinema di Roma